Agriturismo, l’80% delle strutture siciliane in crisi - QdS

Agriturismo, l’80% delle strutture siciliane in crisi

redazione

Agriturismo, l’80% delle strutture siciliane in crisi

domenica 04 Aprile 2021

Imprese agrituristiche sempre più in affanno a causa delle chiusure, molte rischiano di non riaprire mai più. Savona (Agriturist): "Dai ristori ai sostegni, poco è cambiato"

PALERMO – La crisi del comparto agrituristico si associa alle difficoltà che caratterizzano il settore turistico e la ristorazione siciliana. A parte una timida parentesi nel periodo estivo, la lotta per la sopravvivenza delle centinaia di aziende regionali continua a giocare ad armi impari e neppure il cambio di Governo, da Giuseppe Conte a Mario Draghi, ha migliorato la condizione delle attività in crisi. Non manca però la voglia di aderire a percorsi d’innovazione che mantengono attivi gli agriturismo, in particolar modo grazie a iniziative a tutela dell’ambiente.

“Constatiamo che non è cambiato tantissimo tra il governo Conte e il governo Draghi. Che si chiamino ‘ristori’ o ‘sostegni’ rimane il fatto che si tratta di cifre bassissime e molto distanti dalla reali perdite – spiega il vice presidente Agriturist Italia Emanuele Savona -. Il nostro settore è completamente fermo da 13 mesi. Constatiamo che il metodo di calcolo è cambiato: invece di riferirsi ad un solo mese (aprile), ora si prende in considerazione la differenza tra i due anni. Invece di considerare i codici Ateco ora si parla di tutte le partite iva. Però si continuano a commettere sempre gli stessi errori: questi aiuti mancano di efficienza perché sono lenti e di efficacia perché sono importi troppo bassi. Constatiamo inoltre che per ignoranza si usa la parola ‘fatturato’ che in diritto non esiste e si lascia interpretazione libera agli operatori”.

Ma dall’inizio della pandemia quante aziende hanno chiuso e quante sono riuscite a sopravvivere? “Una nostra stima fatta dalla reale attività sindacale svolta a contatto con tutte le aziende associate ci dice che l’80% non è stato in condizione di mantenere la struttura attiva in questi ultimi 5 mesi. Lo stato di attività è quello che ti consente di riuscire a riaprire con pochi giorni di preavviso, annessa manutenzioni ordinarie e straordinarie, dispensa in rotazione, azienda agricola a regime, dipendenti in carico. Questo dato ci fa capire che le strutture per poter riaprire a maggio o giugno avranno bisogno di immissione di liquidità notevole. Il restante 20% è dato da quelli che per peculiarità e ubicazione sono riusciti a lavorare con asporto, domicilio, oppure ospitalità in alloggi con turismo business, come operai, rappresentanti o similari. Questi hanno magari limitato le perdite, ma soffrono ugualmente”.

Gli addetti del settore hanno chiaro il ruolo che l’agriturismo potrebbe giocare anche in pandemia. “Il nostro è un settore particolarmente penalizzato pur potendo esser preso come esempio di apertura consapevole e rispettosa. Le nostre aziende sono immerse nella natura, godono di ampi spazi e aria salubre, gli assembramenti sono pressoché impossibili. Basta rispettare norme già prescritte e potremmo sicuramente lavorare. L’agriturismo l’abbiamo inventato noi italiani, se non vogliamo perderlo è necessario valorizzarlo. L’agriturismo dovrebbe diventare il vero e proprio ‘Progetto Pilota di Rinascita’ per la caratteristica intrinseca al distanziamento, il benessere, la salute. E sarebbe bello se la Regione siciliana accogliesse la nostra disponibilità ad aprire le nostre strutture a sedi per le vaccinazioni, per alleggerire file e calche nei centri vaccinali delle grandi città”.

La presenza di difficoltà non ha fiaccato gli animi. A Messina alcune strutture si stanno preparano con obiettivi chiari verso la prossima stagione, come il Giardino di Lipari che ha scelto cinque orientamenti per il periodo estivo: tradizione, innovazione siciliana, eco-sostenibilità, solidarietà e arte.

Il gestore Luca Cutrufelli ha promesso una gestione totalmente plastic free entro i due anni e ha anche firmato un accordo con l’azienda milanese Wami, che a sua volta devolve 100 litri di acqua in Africa, India e Sudamerica per ogni bottiglia acquistata e aggiorna sull’avanzamento dei singoli progetti sostenuti grazie ad un qr code presente sulle proprie bottiglie. È poi pronto anche il progetto con la World Rise, onlus focalizzata sulla tutela dell’ambiente marino: saranno invitati artisti da Parigi per un workshop di fotografia dedicato a rappresentare una giornata di pulizia sulle spiagge di Lipari, le immagini saranno poi messe in mostra al locale. Covid-19 permettendo, l’attività inizierà il 1° giugno.

Twitter: @ChiaraBorzì

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