Srm: rappresentano il 22% delle aziende meridionali, ma solo il 7% di quelle italiane. Per il Mezzogiorno valori maggiori in Campania. Una su tre opera nel commercio all’ingrosso e al dettaglio, seguono a distanza quelle operanti nell’agricoltura, silvicoltura e pesca
PALERMO – Al 30 giugno 2019 in Sicilia risultavano attive quasi 369 mila imprese, corrispondenti al 21,7% del totale meridionale (1.696.538) e pari solo al 7% del imprese complessivamente operanti a livello nazionale (5.142.947).
Secondo i dati contenuti all’interno del “Bollettino Mezzogiorno – Sicilia”, diffuso da Sr-m (Studi e ricerche per il Mezzogiorno), in Sicilia si concentra il secondo valore maggiormente elevato di imprese attive per il Mezzogiorno. Solo in Campania è possibile osservare valori nettamente superiori: infatti, nello specifico, in questa regione ammonta a 488.557 il numero di imprese attive al secondo trimestre 2019 (ovvero, il 28,8% del totale Mezzogiorno).
Ritornando alla Sicilia, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, è possibile osservare un timido incremento (+0,1%), perlopiù determinato dall’aumento delle società di capitali (+6%, per un totale di 64.987 unità). È, invece, diminuito il numero di imprese individuali (-0,9%, con 253.601 imprese complessive) e società di persone (-2,3%, ovvero 33.174 unità). Una tendenza analoga è stata registrata anche nel Mezzogiorno e in Italia più in generale. In termini complessivi, leggeri incrementi hanno interessato anche la Sardegna (+0,2%) e Campania (+0,2%). D’altra parte, decrementi hanno riguardato Puglia (-0,5%), Basilicata (-0,4%), Abruzzo (-0,4%), Molise (-0,3%) e Calabria (-0,2%).
Il numero più consistente di imprese site nell’Isola opera nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (116.189, quasi un terzo del totale) e nell’agricoltura, silvicoltura e pesca (79.587, ovvero il 21,6% del numero complessivo). Quote più residuali fanno capo al settore delle costruzioni (41.528, pari all’11,3%) e delle attività manifatturiere (27.225, corrispondente al 7,4%). Con particolar riferimento al settore manifatturiero, sono molto più numerose le aziende impiegate nella produzione di generi alimentari (7.848 unità, corrispondenti al 28,8% delle imprese manifatturiere).
Seguono a distanza le imprese manifatturiere impiegate nel settore metallurgico e nelle produzioni in metallo (4.825, ovvero il 17,7%), quelle che si occupano di legno, carta e stampa (3.348, pari al 12,3%), quelle impiegate nella produzione di gomma, plastica e prodotti non metalliferi (3.042, cioè l’11,2%) e quelle operanti nel tessile e nell’abbigliamento (1.575, cioè il 5,8%). Estremamente più marginale è la presenza di imprese impiegate nella produzione di coke e prodotti petroliferi (32, ovvero lo 0,1%), articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (25, pari allo 0,1%), sostanze e prodotti chimici (293, cioè l’1,1%), apparecchi elettrici (324, pari all’1,2%) e prodotti elettronici, computer e strumenti di precisione (326, cioè l’1,2%).
Relativamente alle variazioni verificatesi in confronto allo stesso periodo dell’anno precedente, decise riduzioni hanno riguardato il numero di imprese operanti nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio (-1%), nelle attività manifatturiere (-1%) e nelle costruzioni (-0,5%). Ha registrato, invece, una timidissima crescita il numero di imprese operanti nell’agricoltura, silvicoltura e pesca (+0,1%).