Disabilità, Locatelli: "Serve un salto culturale" - QdS

Locatelli, “Disabilità, serve un salto culturale: la diversità è ricchezza”

Locatelli, “Disabilità, serve un salto culturale: la diversità è ricchezza”

Redazione  |
sabato 24 Dicembre 2022

Alessandra Locatelli, ministra per le Disabilità, intervistata dal Quotidiano di Sicilia: "Il RdC? Non è lo strumento adatto a inserire i fragili nel mercato del lavoro, la legge 68/99 va rivista"

La diversità come ricchezza, l’inclusione come valore aggiunto: non più un auspicio ma una coscienza diffusa. È questa la grande sfida che ci attende. Proprio qualche giorno fa, lo scorso 3 dicembre, è stata celebrata la Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità per ricordarci l’inalienabilità dei diritti di ogni essere umano, indipendentemente dalla condizione fisica, psichica, sensoriale e sociale.

A margine delle celebrazioni è stato presentato anche l’Intergruppo parlamentare per le disabilità che riprenderà i suoi lavori dopo la positiva esperienza della XVIII legislatura. Ciò a dimostrazione del fatto che l’associazionismo è una presenza irrinunciabile sul territorio ma è altrettanto necessaria una interlocuzione costante con le Istituzioni. La finalità dell’intergruppo, infatti, è quella di rendere trasversali e condivise le battaglie a tutela e promozione dei diritti delle persone con disabilità, oltre ad impegnarsi per rendere sempre più accessibile il Parlamento, sia attraverso il progressivo abbattimento delle barriere architettoniche e sensoriali ancora presenti nei palazzi di Camera e Senato, sia rendendo accessibili i lavori parlamentari alle persone con disabilità sensoriali, tramite sottotitolazione in diretta e interpretariato Lis. Inoltre, l’Intergruppo sarà un importante interlocutore del Governo per coordinare le iniziative legislative in materia, a partire dall’attuazione della Legge Delega sulla Disabilità.

Per cercare di capire quale sarà l’impegno del Governo Meloni su questo delicato fronte, il Quotidiano di Sicilia ha intervistato il ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli.

Quale elemento di rottura, rispetto al passato, intende introdurre il governo Meloni nel modo di “pensare” la disabilità?
“Con questo governo ci proponiamo di dare centralità vera alla persona, in particolare a quelle più fragili e alle loro famiglie: intendiamo promuovere pienamente i diritti delle persone con disabilità, per assicurare a tutti una vita dignitosa, autonoma e indipendente. Lo faremo innanzitutto attraverso la legge delega per la disabilità, per rispondere concretamente ai bisogni dei più fragili, perché la loro vita e quella delle loro famiglie possa essere effettivamente supportata e migliorata”.

Con il fondo da 10 milioni Lei ha chiamato in causa i Comuni (con più di 300mila abitanti) affidando loro un ruolo da protagonista nella creazione di reti e sinergie. Lei ha detto che è solo il primo passo: quali altri attori intende coinvolgere?
“Grazie a questo primo stanziamento che ho voluto inserire in legge di bilancio e chiamare ‘Fondo per le periferie inclusive’, intendiamo mettere in rete le sinergie tra comuni, enti locali, associazioni ed enti del terzo settore. In questa rete potranno entrare anche altri soggetti istituzionali per rafforzarla e garantire ai cittadini, anche nei contesti più difficili e degradati, attività e servizi attraverso nuove progettualità e percorsi virtuosi. È un primo passo che ha l’obiettivo di stimolare la coprogrammazione e la coprogettazione tra istituzioni e associazioni e, soprattutto, promuovere lo sviluppo di percorsi che dai piccoli progetti territoriali possano generare grandi esperienze condivise”.

Il disabile è ancora un outsider nella nostra società. Siamo di fronte ad un vero e proprio limite culturale perché la disabilità viene percepita come qualcosa che non ci riguarda, facciamo fatica ad immedesimarci. Come superare questo limite?
“Con la sensibilizzazione, la promozione di incontri ed eventi, e attraverso l’ascolto delle associazioni, le Istituzioni possono offrire ai cittadini la possibilità di comprendere meglio che cosa significhi per una famiglia prendersi cura quotidianamente di una persona con disabilità, o con malattia cronico degenerativa o rara, o che deve affrontare terapie debilitanti per esempio. Nel nostro Paese ci sono diverse leggi, anche da tanti anni, ci sono le risorse ma serve compiere un salto culturale. Anche su questo intendo impegnarmi. Il nostro faro è la Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità: abbiamo il compito di valorizzare competenze e talenti di ognuno.

Reddito di cittadinanza: il governo Meloni ha ribadito che disabili e inabili al lavoro continueranno ad essere tutelati. Sacrosanto. Ma la tutela dei diritti dei più fragili non passa solo attraverso il sussidio economico. Quali altre strade intraprenderete?

“Il reddito di cittadinanza non era e non può essere lo strumento adatto per poter creare inclusione lavorativa e posti di lavoro per le persone con disabilità. La legge 68 del 1999 va rivista, e attraverso un tavolo di lavoro condiviso con il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, dobbiamo attualizzarla perché si possa raggiungere l’obiettivo dell’inclusione lavorativa. Sarà fondamentale garantire l’accompagnamento all’inserimento nel mondo del lavoro e inserire un sostegno concreto alle tante realtà che in questi anni si sono organizzate per creare un modello di lavoro inclusivo e contrattualizzato”.

Violenza sulle donne, il 25 è stata celebrata la giornata internazionale. C’è un aspetto di cui non si parla mai che è quello legato al grave fenomeno delle donne disabili vittime di violenza: quali risposte può dare il suo ministero?
“Già da qualche anno, grazie anche al lavoro delle associazioni, è all’attenzione il tema della discriminazione multipla nei confronti delle donne con disabilità. Il mio Ministero ha fatto una riflessione, che ho già condiviso con il Ministro Eugenia Roccella, per garantire che nelle rilevazioni dei dati che riguardano la violenza contro le donne si tenga conto anche delle donne con disabilità. Troppo spesso le donne con disabilità, vittime di violenza, non riescono ad accedere ai servizi e a chiedere aiuto. Dobbiamo lavorare insieme affinché si possano sensibilizzare sempre di più le reti e i centri su questo tema, ma anche perché le forze dell’ordine, le scuole e gli ordini professionali siano formati specificatamente”.

Parità di genere: Meloni ha scardinato il femminismo dei salotti, quello chiacchierato e poco praticato. Abbiamo bisogno delle quote rosa?

“Mi pare che il Presidente del Consiglio non abbia nessun problema di quote rosa. Certamente per quanto riguarda la parità di accesso nei percorsi lavorativi l’Italia ha ancora un forte gap, non solo nelle retribuzioni ma anche nell’accesso alle posizioni apicali. Delle riflessioni da questo punto di vista devono essere fatte e si devono concretizzare in un piano d’azione a tutti i livelli istituzionali”.

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