I cinque candidati hanno tutti legami con il regime di Bouteflika
ALGERI – Urne aperte giovedì prossimo in Algeria per eleggere un nuovo presidente, ma il movimento di opposizione Hirak, affermatosi negli ultimi nove mesi con le manifestazioni di piazza che lo scorso aprile hanno portato alle dimissioni del presidente Abdelaziz Bouteflika, ritiene che le consultazioni non servano ad altro che a riabilitare il sistema al potere nel Paese dall’indipendenza, nel 1962.
Una preoccupazione molto sentita dal popolo algerino, soprattutto dopo la sentenza di ieri con la quale due ex premier, Ahmed Ouyahia e Abdelmalek Sellal, sono stati condannati rispettivamente a 12 e 15 anni di carcere per corruzione. Le condanne sono state emesse al termine di un processo che ha visto 19 imputati, tra cui altri ex uomini politici e imprenditori del settore automobilistico, chiamati a rispondere alle accuse di corruzione, riciclaggio di denaro e abuso di ufficio.
Giovedì sarà quindi cruciale l’affluenza alle urne, per riconoscere la legittimità del nuovo capo di Stato. Ma stando a un rapporto in mano al capo di Stato maggiore, il tasso di partecipazione sarà molto basso. L’astensione dovrebbe riguardare gran parte del Paese e non solo i centri urbani: la regione di Cabilia registrerebbe un tasso di boicottaggio del voto pari a quasi il 100%, mentre ad Algeri e nelle altre grandi Città del Nord, come Orano, Annaba, Setif e Constantine si toccherà tra il 75 e l’80 per cento di astensione. Non a caso, domenica scorsa, ultimo giorno di campagna elettorale, tutti e cinque i candidati alla massima carica dello Stato hanno definito “cruciale” la partecipazione al voto per mettere fine alla crisi e tutelare stabilità e sicurezza del Paese.
I cinque candidati hanno tutti legami con il sistema di potere algerino e due di loro hanno anche ricoperto la carica di primo ministro sotto la presidenza di Bouteflika, altri due la carica di ministro. Tuttavia, nella sua recente visita a Roma per i Med Dialogues, il ministro degli Esteri algerino Sabri Boukadoum ha assicurato che il voto in programma giovedì sarà “libero e trasparente”, sottolineando come “per la prima volta le elezioni saranno monitorate da un’autorità indipendente, composta da magistrati e membri della società civile”, e non dal ministero dell’Interno.