In occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione il Pianeta è diviso tra spreconi e chi soffre la fame.
Siamo di fronte ad un enorme paradosso. Guerre e conflitti, cambiamenti climatici e costo della vita sono le principali cause che spingono le popolazioni verso la malnutrizione e l’insicurezza alimentare, perché generano conseguenze gravissime sull’approvvigionamento di risorse per molti Paesi. Nonostante ciò, nel mondo continuiamo a produrre tantissimo cibo con impatti ambientali devastanti e ne sprechiamo almeno un terzo. Nel 2021 a livello globale, è cresciuta l’insicurezza alimentare, con circa 193 milioni di persone in 53 Paesi o territori che hanno sperimentato la fame. Quattro persone su dieci nel mondo, 3 miliardi in tutto, non hanno la possibilità di avere una dieta sana e allo stesso tempo altri 2 miliardi sono obese o in sovrappeso.
Oggi il problema della malnutrizione non è solo in termini di quantità di cibo, ma anche di qualità ed è così grave che l’insicurezza alimentare acuta (la fase più grave che rappresenta un rischio per la vita umana), è aumentata di quasi 40 milioni di persone rispetto al numero già record del 2020, mentre in alcuni Paesi, il sovrappeso e l’obesità incidono sulla mortalità più della fame.
“Fame e obesità sono paradossalmente due facce di una stessa medaglia. Dobbiamo migliorare lo stato di nutrizione del Pianeta, eradicando ogni forma di malnutrizione nel mondo – dichiara Eva Alessi, responsabile Sostenibilità di Wwf Italia – Per raggiungere una sicurezza alimentare diffusa dobbiamo rendere i nostri sistemi alimentari più resilienti, capaci di affrontare shock improvvisi come quelli dovuti gli eventi climatici estremi. Non ci può essere resilienza senza sostenibilità non solo ambientale, ma anche sociale ed economica. E dal momento che questi sconvolgimenti sono in continuo aumento, il cambio di rotta è urgente e deve essere parte integrante della risposta strategica alle sfide presenti e future”.
Se in Italia seguissimo la dieta mediterranea, le emissioni giornaliere pro-capite sarebbero 2,3 kg di CO2e, in linea con gli obiettivi planetari. Ma quello che realmente gli italiani portano in tavola è diverso: si arriva a 4,5 kg di CO2e pro capite, quasi il doppio di quello previsto. La causa? Il consumo eccessivo di carne, che contribuisce al 70% delle emissioni extra.
Il passaggio dalle altre diete europee e americane (occidentali) al modello alimentare mediterraneo comporterebbe un risparmio di terreno di 10-18 mq pro capite al giorno e un risparmio idrico di 100-240 litri pro capite al giorno. L’attuale modello alimentare italiano, rispetto alla dieta mediterranea, ha un impatto maggiore del +133% sull’ambiente, del 100% sulla salute umana e +59% sull’economia.
Insomma, in Italia abbiamo la migliore delle diete possibili, per la nostra salute e per il Pianeta. Lo ricorda il Wwf che, nella Giornata Mondiale dell’Alimentazione che si celebra oggi, con il programma Food4Future, rilancia l’invito alle istituzioni e all’intera filiera a trasformare un sistema ormai insostenibile e invia un messaggio a tutti i consumatori ad adottare stili alimentari più responsabili.
I dati mostrano che gli italiani (soprattutto i giovani) non seguono più questo stile sano e sostenibile e siamo sempre più in sovrappeso e malnutriti, a causa di abitudini alimentari non corrette e una vita sempre più sedentaria. Negli ultimi 30 anni, si è assistito a importanti deviazioni dal modello originale.
“Se non avviamo urgentemente una transizione del sistema alimentare, peggioreremo in maniera sostanziale la sicurezza alimentare, la qualità e la quantità delle risorse naturali e la crisi climatica, con ripercussioni sulla salute e sul benessere delle persone – sottolinea il Wwf – La buona notizia è che tutti possiamo dare un grande contributo per noi e per il Pianeta, cominciando dalla tavola”.