Tentativi di sopravvivenza politica personale di una classe dirigente isolana che pensa di restare eternamente al “centrino” della scena
Qua non si parla di resuscitare la Dc, fatica di Sisifo in
cui si è lanciato, anche affettuosamente, Totò Cuffaro. Parliamo di quei
tentativi di sopravvivenza politica personale di una classe dirigente isolana che
pensa di restare eternamente al “centrino” della scena. In un passatempo,
quello dell’uncinetto politico, senza nessun rapporto con la vita reale delle
persone e con l’evoluzione di un mondo in accelerazione di cambiamenti. Un
piccolo mondo antico alla Fogazzaro in cui in ambienti chiusi e rassicuranti
alcune persone, magari davanti ad un piatto di paccheri, pensano al pacco,
doppio pacco e contropaccotto, da fare alla politica siciliana. Chi fa il
Presidente della Regione? Ed alla Presidenza dell’ars chi mettiamo? Ma a
Sindaco di Palermo?
L’esempio eclatante è Palermo. Una città allo stremo,
degradata, sporca, senza servizi, con il mare in cui sversa il percolato, senza
più un luogo dove mettere i rifiuti di una città metropolitana, tutto ci si
aspetterebbe tranne mantenere un Sindaco sfiduciato dalla gente e senza
maggioranza. E perché lo si tiene lì, facendo soffrire e degradare sempre di
più la città?
Perché non siamo pronti, la risposta, i nostri caminetti e
le nostre chiacchere non hanno partorito nessun centrino da mettere sul tavolo.
Tanto, sette mesi di sfascio in più o in meno, cosa contano?
Ma il popolo ha fame e sete di libertà e rinascita in tanti
dicono. E vabbè se non avete delle iris alla ricotta dategli delle brioche, che
aspettino pure. Noi dobbiamo fare le cose che appartengo o al nostro mondo,
quell’eterno piccolo mondo. Noi facciamo l’uncinetto delle nostre carriere, la
quadra degli eterni ritorni, il gioco dei quattro cantoni. Insomma le cose che
piacciono a noi del Palazzo.
Piccolo particolare, mentre in una Sicilia che pensa
inutilmente di essere ancora laboratorio si sperimentano nuove aggregazioni e
piccoli Sud, un uomo ultraottantenne con grande lucidità, Silvio Berlusconi,
lancia il partito unico. Un nuovo partito popolare che supporti l’Europa, renda
la Lega una forza tranquilla a servizio delle istituzioni, trasformi il
populismo ed il sovranismo in un più utile popolarismo. Tutto questo in uno
scenario europeo in cui la perdita di forza della CdU, del dopo Merkel, ha
profondamente bisogno di una sostituzione di vis politica, per sostenere lo
sforzo della Ripresa e Resilienza.
Lo stesso centrosinistra sta, con molti più handicap,
tentando di fondere PD e Movimento pentastellati. Il mondo va verso la
concentrazione, di idee e forze, mentre qua in Sicilia i soliti noti, impauriti
per i loro destini, vanno alla ricerca di un centro o di un tempo perduto, tra
modelli Giuditta e formule uscite da libri polverosi.
Tutto questo uncinetto retrò è la prima causa di migrazione
del capitale umano giovane di questa isola.
Ma perché un giovane siciliano, mentre il mondo cambia,
dovrebbe rimanere qui a vedere vecchi schemi e logiche desuete? Una Sicilia che
pensa che il tempo si sia fermato, che digitale sia un esercizio di
fisioterapia e che l’unica transizione sia quella, da scongiurare, delle
proprie poltrone.
Sicilia, un paese per vecchi.
Gatto Silvestro