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Allargare l’Europa è stato un grave errore

Allargare l’Europa è stato un grave errore
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Ue, il traino degli Stati Uniti

I Capi di Stato e di Governo, riuniti nel Consiglio europeo, costituiscono la Camera legislativa che approva i Regolamenti (leggi obbligatorie per tutti gli Stati), le Direttive (che devono essere recepite entro due anni, ma che se non vengono recepite non succede nulla) e altre indicazioni.
Dunque, il Consiglio dà il binario generale politico su cui deve correre l’Unione europea, mentre il Parlamento ha una funzione indicativa perché di fatto non è in condizione di approvare alcunché senza il consenso dell’altra Camera.
In quest’ultima, quasi sempre le norme devono essere votate all’unanimità; solo in pochi casi è consentita una maggioranza qualificata, il cui conteggio ve lo risparmiamo perché è abbastanza complesso.

Questo sistema politico-strutturale impedisce all’Unione di agire come se fosse un unico consesso, per cui di fatto gli ultimi decenni tradiscono il Patto di Roma del 1957 – che aveva riunito Germania, Francia, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo – nato con l’obiettivo non lontano di creare gli Stati Uniti d’Europa.

Anziché proseguire su questo percorso, le varie Commissioni europee – che sono una sorta di Governo, ma privo di poteri – hanno invece continuato a perseguire un’altra strada, distorsiva, che è quella di allargare il numero degli Stati membri. Cosicché, uno dopo l’altro, oggi sono ventisette.
Mentre era possibile la coesione fra i sei Stati fondatori, via via che sono state ammesse tutte le altre nazioni si è allontanato l’obiettivo di formare quell’amalgama necessaria per far sì che l’Europa fosse un unico Stato e funzionasse in modo credibile e accettabile. E infatti molti si chiedono quali omogeneità o affinità abbiano gli/le svedesi con gli/le italiani/e, i/le rumeni/e con i/le francesi e via elencando.

Questa enorme disparità culturale, di tradizioni, di modi di pensare e di vivere, scolastici e lavorativi e altre hanno portato di fatto all’immobilismo, per cui l’Ue così com’è non ha costituito un sistema fiscale unitario, un sistema difensivo unitario, un sistema infrastrutturale unitario, una Pubblica amministrazione unitaria: l’elenco è lungo e ve lo risparmiamo.
Senza questi sistemi unitari l’Unione europea non è nulla ed è quindi al traino, sotto tanti punti di vista, degli Stati Uniti d’America. Siccome questi ultimi hanno un sistema democratico che prevede un capo assoluto, cioè il presidente eletto, di fatto l’Ue dipende per tanti versi dal presidente degli Stati Uniti.
Cosicché, per esempio, è stato il debole Joe Biden ad “attivare” la guerra in Ucraina – ovviamente provocata dal “dittatore” russo Putin – e oggi il quarantasettesimo presidente, Donald Trump, di fatto comanda a bacchetta tutta l’Unione, i cui leader non muovono un dito senza prima consultarsi con la Casa bianca.

Molti dei Capi di Stato e di Governo europei dicono che la Nato è la casa di tutti, ma omettono che trentuno dei trentadue Stati aderenti dipendono dal principale, cioè gli Stati Uniti.
Quindi, da un punto di vista difensivo, l’Unione dipende dagli Usa, dal punto di vista economico anche e da quello strategico, pure. Ma allora cos’è quest’Unione europea? Uno zimbello che dipende da un solo uomo: il presidente degli Usa.

La situazione che vi descriviamo non è tragica, ma semplicemente reale. C’è la possibilità di cambiare questo scenario? Certamente, se solo la Commissione europea, anziché parlare di fanfaluche, cominciasse a mettere in campo progetti per l’unificazione di quelle quattro materie prima elencate e di tutte le altre che trasformerebbero questa divisa Unione nel ben più rilevanti e forti Stati Uniti d’Europa.

È inutile girarci intorno: o si va in questa direzione oppure non restano che vuote parole e rituali bacetti che si scambiano in inutili convegni Capi di Stato e ministri, i quali di fatto non riescono a mettere in campo quelle iniziative strutturali indispensabili per fare funzionare i quattrocentoquarantotto milioni di abitanti dell’Unione europea come un insieme; esattamente come i trecentoquaranta milioni di americani/e fanno funzionare il loro Stato, più o meno bene, ma almeno sentendosi un’unione.