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Allarme mulini a Trapani: “Senza proroga al bando PNRR, rischiamo di perderli”

Allarme mulini a Trapani: “Senza proroga al bando PNRR, rischiamo di perderli”

Ferrante: “Iter complesso, l’anticipo non basta. Chiediamo tempo per i progetti di restauro”

Tra le distese bianche scintillanti delle saline trapanesi, i mulini a vento si ergono come sentinelle del tempo, custodi di una tradizione che ha modellato il paesaggio e l’identità del territorio. Introdotti a partire dal 1750 nell’ambito di un più ampio processo di modernizzazione della produzione del sale, questi imponenti edifici hanno rivoluzionando il lavoro nelle saline e ancora oggi, pur in un contesto profondamente mutato, i mulini continuano a rappresentare un simbolo identitario del territorio trapanese testimoniando un legame profondo tra uomo, natura e ingegno tecnologico, il perfetto connubio tra rispetto della tradizione e modernità, un cambiamento però che ha bisogno di investimenti, perché nel tempo i mulini si sono deteriorati, come qualsiasi struttura che ha bisogno di un restauro, ammalorati come sono a causa di diversi agenti atmosferici. Ad oggi questi stessi mulini rischiano “la via d’estinzione”

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Il grido d’allarme del comparto 

A lanciare e a raccogliere questo grido d’allarme, è Vita Canino, proprietaria della Salina Galia-Canino ubicata all’interno della Riserva Naturale delle Saline di Trapani e Paceco. La Salina ha partecipato al bando per la protezione e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) M1 C3 – 2.2 e risultando beneficiaria. Si tratta di un progetto finanziato dalla Regione Siciliana e gestito dall’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana che ha come obiettivo il recupero di strutture storiche e identitarie proprio come i mulini. I ritardi burocratici però hanno complicato l’iter per il reperimento dei fondi e la conseguente ristrutturazione dei mulini. 

Il primo intoppo: i ritardi negli anticipi

Il Decreto del MEF del 6 dicembre 2024 prevedeva l’erogazione dei fondi entro 30 giorni dalla richiesta. Termine che non è stato rispetto inizialmente. Dopo numerose sollecitazioni alla Regione e agli enti preposti, finalmente una risposta dalla funzionaria qualche settimana fa: l’erogazione dell’anticipo sarebbe arrivato da lì a poco. “E difatti nelle scorse ore la prima tranche è nelle nostre disponibilità – ci ha specificato Luigi Ferrante, figlio di Vita Canino che gestisce con la famiglia la Salina -, ma avremmo voluto più attenzione da parte della Regione per la gestione della domanda del pagamento dell’anticipo. Il problema vero, però, è un altro: l’anticipo purtroppo non risolve nulla”.

Il vero problema del Pnrr: la proroga del bando

Ferrante chiarisce la reale difficoltà: “La scadenza per la chiusura dei progetti Pnrr è fissata al 31 dicembre 2025, quindi a fine anno. Un termine che è troppo a ridosso rispetto all’iter complicato che abbiamo attraversato e che ancora ci attende, per giungere concretamente alla ristrutturazione dei mulini. Le procedure per l’erogazione dei SAL, stato avanzamento lavori, sono state lente e non riusciamo a sostenere tutte le spese che ci sono. Noi non ci assumiamo il rischio gravoso di iniziare i lavori. Avevamo chiesto la proroga del bando già lo scorso giugno con una lettera firmata da mia madre e fatta pervenire sia al Ministero dell’Economia, cabina di regia, che all’Assessorato regionale competente che ha girato la richiesta al Ministero della Cultura, quindi siamo in attesa di decisioni da Roma“.

“Abbiamo bisogno di più tempo più che di un anticipo, perchè le maestranze che una volta si occupavano di sistemare o restaurare i mulini non esistono più. Ad esempio – continua – le pale in legno richiedono un tipo di legname che va prenotato in anticipo, poi il falegname deve fare una serie di prove perchè devono essere realizzate in un certo modo; il fabbro deve provvedere alla cupola, ovvero ad un unico pezzo di ferro a forma di cono, quindi deve avere il tempo necessario per lavorarci. I mulini nel frattempo sono in stato di abbandono, le maestranze depauperate e quei pochi non hanno più le conoscenze di una volta”. 

C’è chi ha ristrutturato e c’è chi ha perso le speranze

La Salina trapanese Galia-Canino non è l’unica ad aver partecipato al bando. Altri proprietari hanno aderito all’iniziativa che era stata avvalorata anche dal WWF che gestisce la Riserva Naturale di Trapani e Paceco. “Alcuni si sono arresi in fase di presentazione delle domande per l’eccessiva burocrazia, troppe autorizzazioni ai Beni Culturali, al WWF, al Comune, l’uso di software specifici, ecc. Pensare che in Regione hanno assunto un funzionario per elaborare queste pratiche, quindi ci vogliono competenze peculiari. Altri hanno abbandonato l’idea in corso d’opera per varie difficoltà incontrate – ci spiega Ferrante -. Noi siamo gli unici che, con tenacia, siamo arrivati sino in fondo”. Da segnalare l’eccezione: l’unica realtà imprenditoriale nel campo della salicoltura ad anticipare le somme per i lavori e poi a chiederne il rimborso, è stata quella di D’alì Staiti che gestisce le saline di Marsala. 

I numeri del Pnrr e della ristrutturazione dei mulini

Per la ristrutturazione del bene in questione, sono necessari 90mila euro. Il Pnnr finanzia l’80%, ovvero 72mila euro, il restante 20% è a carico dei proprietari. L’anticipo, quindi, è irrisorio. Recuperare i mulini è importante. Non solo per le attività di salicoltura, di produzione e commercializzazione del sale. La loro finalità è quella di passare ad uno step successivo, ovvero la promozione turistica. Attualmente i mulini integri sono due, quello delle saline marsalesi di Ettore Infersa e quello delle saline Culcasi di Nubia, nella parte di Riserva in territorio pacecoto. Poi bisogna passare direttamente in Olanda, lì sì che i mulini li sanno curare.

“Ribadiamo che non siamo nelle condizioni di poterlo ristrutturare senza finanziamento pubblico – dice infine Luigi Ferrante -. Noi stiamo facendo di tutto per avere una proroga del bando, abbiamo anche scritto diverse e-mail ai parlamentari nazionali della Sicilia Occidentale affinchè si possano intestare la battaglia nelle sedi opportune”. Non ci resta che seguire e lottare per i mulini a vento, sperando in una sorte migliore rispetto a quella di Don Chischotte.