La Regione Siciliana compie un passo fondamentale per la tutela ambientale, adottando la nuova “Carta delle zone vulnerabili da nitrati (Zvn) di origine agricola” con un importante aggiornamento appena approvato. Questo provvedimento, emanato dall’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia, non è una mera formalità burocratica, ma un atto di natura esclusivamente tecnica e gestionale, cruciale per preservare la qualità delle acque superficiali e sotterranee dell’Isola. La principale e unica estensione territoriale introdotta con l’aggiornamento 2025 riguarda le acque superficiali. Il monitoraggio ha evidenziato che la stazione relativa al lago Poma è stata classificata con lo stato trofico “Could become eutrophic”, che significa “può diventare eutrofico”, vale a dire con una quantità eccessiva di nutrienti, nitrati ma anche i fosfati, che spesso arrivano nell’acqua a causa di fertilizzanti agricoli o scarichi non trattati.
I nuovi confini
Questo risultato ha innescato la necessità di agire: la direttiva nitrati impone, infatti, che tutte le zone che scaricano le loro acque in corpi idrici inquinati o a rischio siano incluse nelle zone vulnerabili, se l’agricoltura contribuisce significativamente all’inquinamento. La nuova perimetrazione ha esteso la Zvn a tutto il bacino del Fiume Jato, ma in modo chirurgico: l’estensione è stata limitata esclusivamente alle aree classificate come “Classe 2-aree agricole”. Questa misura cautelativa e mirata copre una superficie complessiva di 13.125 ettari, andando a proteggere in modo più esteso una zona idrograficamente sensibile della Sicilia occidentale.
Le altre verifiche
Altrove, nonostante alcuni superamenti di soglia nelle acque sotterranee, l’analisi tecnica ha escluso che l’origine dell’inquinamento fosse agricola, non rendendo quindi necessaria una nuova designazione Zvn. Le stazioni Rocca e Mayo, a Palermo, pur registrando, in riferimento ai nitrati, valori medi elevati, ricadono in aree dove gli usi principali del suolo sono classificati come aree artificiali e foreste/aree seminaturali. Per la stazione Ramo, a Partinico, i dati hanno mostrato dei valori discrepanti nel corso del tempo, con dei picchi sia verso l’alto che verso il basso. La media però non ha superato il valore soglia, per cui si è ritenuto di attendere la prossima valutazione quadriennale. Le stazioni “San Paolo Pa”, “San Marco”, “Castello” e “Merla” erano già state esaminate e giudicate non dipendenti da fonti agricole nei precedenti aggiornamenti.
I dati di Arpa Sicilia
Per l’aggiornamento della carta, l’Autorità di bacino si è avvalsa dei dati di monitoraggio forniti da Arpa Sicilia. L’analisi si è concentrata su due criteri principali, come previsto dalla normativa: la concentrazione dei nitrati nelle acque sotterranee, mentre nelle acque superficiali si valuta la presenza di eutrofizzazione causata dall’ozono. L’aggiornamento è un obbligo dettato dalla direttiva europea 91/676/Cee e dal decreto legislativo 3 aprile 2006, numero 152, che impongono alle Regioni, sentite le Autorità di bacino, di riesaminare e, se necessario, rivedere o completare le designazioni delle Zvn almeno ogni quattro anni. L’obiettivo primario è prevenire e ridurre l’inquinamento delle acque provocato dai nitrati di origine agricola, un fenomeno che può portare ad una crescita eccessiva di alghe e vegetazione che danneggia gli ecosistemi acquatici.
Gli obblighi per gli agricoltori
Per gli agricoltori che ricadono nelle vecchie e nuove aree vulnerabili, l’immediata conseguenza è l’obbligo di adottare le misure previste dal Programma d’azione nitrati regionale. Questo programma impone norme più rigorose per la gestione dei nutrienti, come la limitazione della quantità di azoto utilizzato, il rispetto dei periodi di divieto di spandimento, e l’adozione di pratiche di stoccaggio e distribuzione più sostenibili, garantendo così una gestione equilibrata tra produzione agricola e protezione ambientale.
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