Milano, 9 dic. (askanews) – Enoteca Regionale del Barolo gremita nel pomeriggio di sabato 6 dicembre per l’appuntamento ‘L’Annata che verrà’, dedicato al Barolo 2022 e alla presentazione del progetto di filiera corta ‘Local is Tasty 2.0’. Nel Castello di Barolo (Cuneo), produttori ed esperti hanno condiviso una prima lettura di quello che molti descrivono come un ‘Barolo sfidante’, pronto a debuttare ufficialmente sui mercati il primo gennaio 2026, in un contesto che mette alla prova la resilienza del territorio e il lavoro nelle vigne. L’iniziativa è stata organizzata dall’Enoteca Regionale del Barolo, con il patrocinio del Comune di Barolo e del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. Al tavolo dei relatori, moderato dalla direttrice dell’Enoteca, Cristiana Grimaldi, si sono alternati punti di vista differenti sul ‘Re dei vini piemontesi’ 2022 e sul modo in cui il cambiamento climatico stia ridisegnando tempi e scelte della viticoltura. Sono intervenuti Ian D’Agata, in collegamento da Shanghai, l’agronomo regionale Federico Spanna, l’enotecnico e viticoltore Luca Rostagno, il presidente del Consorzio Sergio Germano e il wine writer Michele Longo, presidente della commissione tecnica di degustazione ‘A. Cordero’.
Spanna ha collocato la 2022 all’interno di un quadro climatico senza precedenti recenti. ‘L’annata 2022 rappresenta un caso estremo nella storia recente della viticoltura piemontese: siccità prolungata e temperature costantemente sopra la media hanno creato condizioni di eccezionalità, con impatti diretti sul ciclo vegetativo della vite’ ha affermato, ricordando che ‘nonostante l’anticipo fenologico e gli stress idrici, la viticoltura delle Langhe ha mostrato una capacità di resistenza significativa. È però evidente che eventi climatici così intensi diventeranno sempre più frequenti, per questo sarà fondamentale continuare ad adattare le strategie agronomiche e mantenere alta l’attenzione nel monitoraggio’. Rostagno ha sottolineato la necessità di leggere il 2022 come una sorta di banco di prova. ‘Potremmo dire che il 2022 rappresenti un po’ l’esame di maturità del Barolo’ ha dichiarato, spiegando che ‘negli ultimi trent’anni il clima è molto cambiato e anche sulle colline di Langa gli effetti si sono visti: vendemmie sempre più precoci, precipitazioni in diminuzione e soprattutto mal distribuite. In questi tre decenni i viticoltori hanno imparato a gestire questa nuova situazione e anche nelle cantine le vinificazioni sono state adattate per far esprimere al meglio le uve, figlie di maturazioni diverse rispetto a quelle di un tempo’.
Un’analisi più dettagliata dell’andamento climatico nel 2022 ha mostrato come la stagione vegetativa nelle aree del Barolo sia stata segnata non solo dalla siccità e dalle temperature elevate, ma anche da un’anomalia pluviometrica persistente iniziata già nei mesi invernali, con riserve idriche ridotte e suoli progressivamente impoveriti. Le precipitazioni totali si sono fermate tra il 40 e il 50 per cento dei livelli storici, mentre lo scarto termico positivo registrato da gennaio a ottobre, pari a circa 1.7 – 2.0 gradi centigradi, ha accelerato la somma delle temperature utili alla maturazione, aumentando del 15 – 25% la sommatoria termica rispetto alla norma. Questo insieme di fattori ha condotto ad anticipi fenologici e a un ciclo produttivo abbreviato, mentre nei mesi centrali dell’estate caldo e carenza d’acqua hanno limitato la capacità fotosintetica delle piante, incidendo su vigoria e accumulo delle riserve. In molte località l’Indice di Huglin ha raggiunto il valore massimo mai registrato, oltre quello dell’annata 2003, segnando un ulteriore elemento di discontinuità nel comportamento climatico dell’anno.
Germano ha invece richiamato l’attenzione sulla capacità delle vigne di reagire a un andamento così complesso. ‘L’annata 2022 sarà ricordata come una delle più sfidanti degli ultimi decenni’ ha osservato, ricordando che ‘nonostante un andamento climatico estremo, con scarse precipitazioni e temperature elevate, la vite nelle Langhe ha saputo ancora una volta dimostrare una capacità di adattamento straordinaria. È un risultato che parla della forza del nostro territorio e del lavoro attento dei produttori, capaci di gestire la chioma, l’esposizione e ogni fase della maturazione con grande sensibilità. Presentare oggi in anteprima il Barolo 2022 significa raccontare un’annata precoce e un Nebbiolo che ha reagito con equilibrio’. Longo ha insistito sull’idea di un millesimo non accomodante, che seleziona le interpretazioni. ‘Il 2022 è un’annata da ascoltare, estrema, selettiva, mai uniforme’ ha spiegato, sottolineando che ‘ha messo alla prova il Nebbiolo e chi lo interpreta, esaltando le differenze tra parcelle e rivelando un profilo sensoriale più caldo, ma equilibrato, che dà valore all’interpretazione e al dialogo continuo tra il territorio e chi lo comprende. Là dove l’uomo ha saputo ascoltare, il vino ha risposto. Una vendemmia che premia l’attenzione, per un Barolo che chiede di essere ascoltato’. A dare concretezza alle valutazioni dei tecnici sono arrivate le testimonianze dei produttori delle MGA comunali del Barolo, chiamati a raccontare l’annata 2022 a partire dai propri vigneti.
Dieci Cantine hanno portato la loro esperienza dai diversi contesti pedologici e paesaggistici: Fracassi da Cherasco (Cuneo), Bruna Grimaldi da Roddi (Cuneo), Poderi Marcarini da La Morra (Cuneo), Diego Morra da Verduno (Cuneo), Bric Cenciurio da Barolo (Cuneo), Le Strette da Novello (Cuneo), Roccheviberti da Castiglione Falletto (Cuneo), Bricco Maiolica da Diano d’Alba (Cuneo), Diego Conterno da Monforte d’Alba (Cuneo) e naturalmente Ettore Germano da Serralunga d’Alba (Cuneo). Dal confronto sono emerse differenze legate a suoli, esposizioni e scelte agronomiche, restituendo un mosaico di letture complementari all’interno della stessa annata.
‘L’Annata che verrà’ è stata anche l’occasione per presentare il progetto di filiera corta ‘Local is Tasty 2.0’, promosso dall’Enoteca Regionale del Barolo e costruito per unire per tutto il 2026 undici realtà agricole delle Langhe. Oltre all’Enoteca, capofila, partecipano l’associazione produttori Nascetta di Novello (Cuneo) e le aziende agricole Luigi Vico di Serralunga d’Alba (Cuneo), Marcello Gatto di Murazzano (Cuneo), L’Crave di Cherasco (Cuneo), La Riva di Bricherasio (Torino), Paolo Bove di Novello (Cuneo), La Botalla di Scagnello (Cuneo), Apicoltura Avie di La Morra (Cuneo), la cooperativa Lou Porti di Monterosso Grana (Cuneo) e la Societa Agricola Cooperativa Corilanga di Rocchetta Belbo (Cuneo). L’obiettivo è valorizzare le produzioni agroalimentari locali invitando il pubblico a riscoprire le radici del gusto e a incontrare chi coltiva, raccoglie e trasforma.
Il calendario del progetto prevede percorsi differenziati. I ‘TastyLab’, gratuiti su prenotazione, sono laboratori di assaggio dedicati alla filiera corta, pensati per mettere in dialogo i prodotti del paniere con una narrazione guidata che ne racconti origini, stagioni e lavorazioni. I ‘TastyDay’ rappresentano la dimensione più aperta, giornate in cui i produttori incontrano il pubblico tra assaggi, momenti di confronto e spazi di dialogo spontaneo. I ‘TastyCorner’ saranno punti dedicati alla conoscenza e all’acquisto delle specialità dei partner, secondo le disponibilità stagionali: castagne garessine biologiche essiccate o in crema, chiocciole di Langa al naturale o al verde, formaggi di pura pecora a latte crudo, miele biologico di castagno, tarassaco, acacia e millefiori, nocciole Piemonte Igp tostate, Robiola di Cherasco, zafferano, succhi di frutta e confetture, oltre a ‘vermouth di Torino bianco’ e ‘vermouth di Torino rosso’. Le ‘TastyStories’ costituiranno infine il diario del progetto, un archivio vivo fatto di video, interviste, giornate di raccolta, gesti agricoli, laboratori, ricette, mappe e micro-documentari diffusi attraverso i canali social dedicati.
Grimaldi ha richiamato il senso di fondo del percorso. ‘Il progetto ‘Local is Tasty 2.0′ unisce chi produce e chi assaggia, chi coltiva e chi scopre, chi conosce e chi vuole comprendere il territorio attraverso il gusto’ ha spiegato, sottolineando che ‘scegliere ciò che nasce vicino significa riconoscere un valore che va oltre il prodotto: la cura delle mani, la manualità dei gesti, la lentezza delle stagioni, il rapporto diretto con la terra. La filiera corta non è soltanto un modello agricolo, ma un gesto di fiducia reciproca. È sapere che ciò che arriva nel piatto appartiene alla storia che vogliamo raccontare, quella dei luoghi, delle persone e del lavoro che li unisce. Da questa visione nasce un progetto che intreccia spazi, esperienze, racconti e giornate di comunità, perché il territorio possa essere vissuto, ascoltato e condiviso’.

