Alluvioni: sentenze contro politici inetti - QdS

Alluvioni: sentenze contro politici inetti

Alluvioni: sentenze contro politici inetti

sabato 20 Novembre 2021

L’inutile blabla degli Sfasciatutto

I danni provocati in Sicilia dalle avverse condizioni meteorologiche non sono opera del Fato o del Caso, bensì dell’inettitudine di coloro che hanno governato le istituzioni regionali, provinciali e comunali in questi ultimi decenni.
Infatti è del tutto evidente che se gli argini dei fiumi, grandi, medi e piccoli, non vengono mantenuti, riparati o aumentati, quando vi sono temporali o anche bombe d’acqua, esondano e invadono strade, terreni e abitazioni.

Quando gli uffici tecnici dei Comuni hanno autorizzato costruzioni sui greti dei fiumi e quei dirigenti non sono andati in galera, è ovvio che poi si verificano disastri perché i letti dei fiumi non sono destinati ad ospitare immobili.
Quando ospedali, anche di recente costruzione, vengono edificati con i seminterrati non opportunamente protetti da eventuali inondazioni mediante appositi canali di scolo ed altre forme di protezione, non possiamo prendercela col Fato, bensì con l’inettitudine di chi ha fatto quei progetti e con l’incapacità di chi ha provveduto ad autorizzarli.


L’elenco è lungo e potremmo continuare. Per esempio, con tutti i territori collinari e montani che non sono stati opportunamente bonificati. Possiamo citare interi territori nei quali si sono verificati incendi e la cui vegetazione non è stata opportunamente reintegrata, oppure altri territori dove non sono stati piantati alberi in grande quantità per prevenire le frane.

Insomma, ancora una volta siamo in presenza di una mancata presa di responsabilità da parte di chi è chiamato a gestire la Cosa pubblica, sia sotto il profilo politico – ovvero prendere decisioni – sia sotto quello burocratico – ovvero eseguirle.
Ma, né i responsabili politici né quelli burocratici hanno mai pagato per la loro incapacità di assolvere i compiti loro affidati e quindi di fare il loro preciso dovere che è quello di amministrare bene i territori.

Il ridicolo della questione che sottoponiamo alla vostra attenzione è che i soldi, cioé le risorse finanziarie, ci sono sempre state e continuano ad esserci. Il guaio è che tutte le procedure burocratiche, farraginose ed inutilmente complicate, rallentano tutto, anche perché i dirigenti non firmano e non hanno la volontà di fare correre i fascicoli per arrivare rapidamente alle conclusioni.

Perché accade tutto questo? Perché nel settore politico i votanti, dopo cinque anni, dimenticano – o non ricordano – le malefatte dei loro amministratori di tutti i livelli. Cosicché, con un sistema clientelare, danno il loro consenso anche a chi ha operato male o malissimo.

Poi vi è un’altra parte di cittadini che, ormai disgustata da quanto i loro occhi vedono, non va più a votare, con ciò commettendo una grave omissione rispetto al loro dovere-diritto di esprimere comunque il consenso, provvedendo a scegliere gli altri cittadini candidati a ricoprire ruoli istituzionali.

La questione è grave, ma non seria, sosteneva Ennio Flaiano. Non è seria per il semplice motivo che con un’astensione di metà degli aventi diritto e con il voto clientelare dell’altra metà, non assumono responsabilità istituzionali i migliori cittadini, cioé quelli che sanno di più e che hanno più capacità, bensì i mediocri che sono fagocitati dai sistemi di potere esistenti in qualunque comunità.


Le proteste che salgono dalla base civile non sono orientate verso le questioni di fondo, bensì verso alcuni fatti marginali e secondari, che però sono quelli più commestibili. Infatti, la gente spesso non ragiona con la propria testa, ma con quella degli altri, con la conseguenza che si fa annebbiare il cervello dagli affabulatori. Invece, dovrebbe tentare di capire le cose in piena autonomia e quindi elaborare proteste sulle questioni di fondo e di interesse generale, non su altre particolari, anche se meritevoli di attenzione.

Poi vi sono altri protestatari che potremmo definire Sfasciatutto o No-tutto, che non capiscono niente e che sono fomentati da cellule che hanno interesse a che tutto non funzioni.
Infatti, quando le istituzioni vanno bene, si generano poche proteste. Mentre chi ha interesse di sfasciare tutto, vuole che le proteste siano molte, spesso ingiustificate.

Intendiamoci, noi non siamo contro il pubblico dissenso, che deve esserci e che tiene vivo il dibattito sulle cose comuni. Ma esso deve essere orientato sui veri problemi e non su questioni ideologiche di nessun interesse concreto e generale.

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