Dopo l’accordo di Jalta (1945), alla fine della terribile Seconda guerra mondiale, iniziò il periodo della cosiddetta Guerra Fredda, che trovava la sua obiettiva situazione nella divisione della città di Berlino in Est e Ovest.
Le due parti della stessa città erano divise da un muro tremendo che aveva poche aperture attraverso cui transitavano i cittadini dell’una e dell’altra parte. Quel muro fu abbattuto il 9 novembre del 1989, dopo che il presidente delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, Michail Gorbaciov, dichiarò la fine del regime comunista.
Questo cenno storico serve a introdurre la situazione odierna nella quale i due contendenti al mondo sono gli Stati Uniti, da un canto, e il nuovo colosso economico mondiale che è la Repubblica Democratica cinese, dall’altro.
La Russia di fatto è diventata un protagonista di secondo piano contrastato fortemente dagli Stati Uniti e quindi avvicinatosi alla Cina, con cui ha aumentato sensibilmente gli scambi economici.
Il Pil della Russia è modesto (1.779 miliardi di dollari, anno 2021), quindi da un punto di vista economico non fa paura. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che essa ha il territorio più vasto del mondo: con le sue Repubbliche occupa uno spazio di 17 milioni di chilometri quadrati. Arriva in Asia a sovrastare da Nord la stessa Cina.
A Ovest vi è uno stato fisico che desta curiosità e che vi vogliamo descrivere.
Vicino al Polo Nord, la Federazione Russa e gli Stati Uniti sono divisi da circa 85 chilometri. Li divide lo stretto di Bering, che è spesso gelato. Cosicché si potrebbe verificare la situazione del tutto teorica di una lunga passeggiata a piedi fra Washington e Mosca, senza dovere attraversare il mare.
Ricordiamo ancora che nel 1867 lo zar Alessandro vendette agli Stati Uniti l’Alaska per 7,2 milioni di dollari dell’epoca. Allora gli Usa fecero un buon affare, ma non immaginavano lontanamente l’effetto importante sul piano strategico di quel territorio, che di fatto teneva (e tiene) il fiato sul collo alle Repubbliche Socialiste Sovietiche e, ora, alla Federazione Russa.
Quanto precede ci aiuta a capire la situazione odierna.
La Federazione Russa stava crescendo, soprattutto in quanto immenso mercato che ospita le imprese occidentali di produzione e distribuzione di beni e servizi. In questi settantotto anni post-guerra le imprese occidentali si sono collocate in quell’immenso territorio, sviluppando molto bene i propri affari, coinvolgendo gli imprenditori locali.
E poi ha gestito bene le sue ricche risorse di energia (petrolio e gas) collegandosi con l’Occidente e soprattutto con la Germania.
Il regime governato da Putin da quasi un quarto di secolo, però, non è riuscito a far crescere adeguatamente il Pil. Non dobbiamo dimenticare che Vladimir Putin è un ex membro del Kgb e ha quindi una mentalità da componente dei servizi segreti che mal si adatta alla gestione di una popolazione e di un territorio così vasto.
Non ha sopportato il ribaltamento del regime ucraino, prima a simpatie russe e poi, da quando è stato eletto Zelensky, a simpatie occidentali.
Cosicché Putin voleva un espediente per tentare di invertire quel precedente ribaltamento e ha trovato nel comportamento di Zelensky un pretesto per invadere l’Ucraina. Comportamento deprecabile e condannabile senza alcuna esitazione.
Come è accaduto nei secoli, accade ancora oggi che i protagonisti delle vicende umane, fra cui quella russo-ucraina, non si rendano conto delle conseguenze enormi e dannosissime che riceve la popolazione. Ognuno tira acqua al proprio mulino, ma a farne le spese sono i bambini, gli anziani, le donne e gli uomini civili che sono tempestati da bombe, missili, droni e altre diavolerie e che non hanno la possibilità di difendersi.
L’unica via è quella della pace ed è quella imboccata da Papa Francesco, che sta facendo enormi sforzi per far aprire il dialogo attraverso il suo emissario, il cardinale Matteo Maria Zuppi, che sta andando nei luoghi sensibili per far capire ai vari attori della tremenda guerra che è il momento di sedersi e firmare la pace.

