Il lavoro è un’attività primaria per le persone, se queste hanno cognizione del “sistema-vita”. Quando ci riferiamo al lavoro non pensiamo solo a quello professionale, ma anche a tutti gli altri, anche di tipo familiare, personale e simili, perché ogni cosa che facciamo comporta l’utilizzo di energia e fatica. Si usa dire perfino che la mandibola lavora quando mastica, questo per significare che non c’è atto o gesto che non comporti un lavorio.
Non sempre e non tutti hanno consapevolezza di quanto precede, anzi molti ignorano questo rapporto fra il modo di vivere e il lavoro che ognuno svolge ogni giorno.
La questione che si capisce di meno è verso quali obiettivi si debba organizzare il lavoro, in senso lato, prima descritto. Questo è un vero peccato in quanto già dall’età post-puberale bisognerebbe cominciare a individuare quali siano gli obiettivi che si vogliono raggiungere o, in altri termini, cosa si vuole fare “da grandi”.
Per far ciò contano i Maestri.
Quali Maestri? In primo luogo i familiari, cioè i genitori, gli/le zii/e, i/le nonni/e, e poi, al di fuori della famiglia, la scuola e l’università.
C’è un altro versante che ognuno/a dei/delle giovani dovrebbe guardare: quello dei fatti, i fatti che accadono in giro, da quelli politici alle questioni della società in cui si vive, al fine di rendersi edotti/e delle vicende e delle circostanze non sempre ben riportate dai media sociali e di informazione.
La prima cosa che un/a giovane dovrebbe capire è che l’obiettivo principale da raggiungere è la libertà, cui si arriva tramite la libertà economica. Solo in questa condizione ogni persona può, se vuole, pensare con la propria testa e non con quella degli altri. Scusate il ritornello, ma a nostro avviso è il cardine della vita di ogni persona.
Per arrivare alle conclusioni che precedono ognuno dovrebbe capire che l’ignoranza rende schiavi, cioè non liberi perché l’ignorante può essere circuito, manipolato, usato, mentre il sapiente ha una sorta di corazza che impedisce agli altri di usare violenza, anche verbale, nei suoi confronti. Chi sa è abituato ad ascoltare, cerca di comprendere per poi progettare la sua vita, disegnare il suo percorso e cercare di andare avanti anche con sacrificio e sudore.
Via via che la nostra capacità di comprendere fatti e circostanze aumenta, dovrebbero aprircisi gli occhi per capire che trattare con un ignorante è un’impresa ardua e sicuramente perdente perché questi non capisce.
Di più, l’ignorante è presuntuoso perché ritiene di sapere tutto; per contro il sapiente è umile perché ha la consapevolezza della sua immensa ignoranza. Da quanto precede può valere la regola che è meglio trattare con un nemico intelligente che con un ignorante “so tutto”.
Va da sé che quanto scritto non è molto comune, però bisogna averne consapevolezza, in modo da evitare di essere presi in contropiede, poiché l’ignorante può essere una persona anche molto intelligente, solo non colta. Ricordiamo a dimostrazione di quanto precede quel detto campagnolo: “Contadino, scarpe grosse, cervello fino”.
Molte persone ignoranti, cioè che ignorano, o non hanno avuto modo di studiare o non hanno voluto. A ogni modo, costoro possono essere umili oppure saccenti, il che fa tutta la differenza. Noi conosciamo tante persone che non hanno studiato, ma che sono umili e hanno la capacità di vedere lontano come invece persone colte non hanno.
Questa materia che oggi è in rassegna non è nuova. Cari lettori e care lettrici, ma noi abbiamo il dovere di porla continuamente perché, lo ribadiamo, combattere l’ignoranza è l’autostrada per diventare liberi; chi invece si ostina a rimanere ignorante, di fatto si rassegna a una sorta di cecità.
Quanto precede è diverso dal concetto di notorietà perché esso riguarda quel versante imponderabile secondo cui personaggi istrionici che non sapevano né leggere né scrivere sono diventati famosi. Nessuno sa perché, però la storia insegna che quanto precede si è verificato sovente.
Non vogliamo ancora insistere perché ci auguriamo di avere espresso con semplicità un principio di vita fondamentale al quale tutti dovrebbero attenersi.

