I siciliani spendono mediamente ogni mese oltre 2.300 euro al mese, e di questi oltre la metà sono costi e consumi “obbligati”: abitazione, bollette, e cibo. Di converso, si spende molto poco per il tempo libero e la cultura. I dati sono quelli forniti dall’Istat, relativi al 2023, e mostrano come le famiglie siciliane abbiano sempre meno margine per le spese ricreative.
Un dato preoccupante che dimostra come, per sbarcare il lunario, mese dopo mese, siano necessari sempre più soldi, che vanno ad erodere la possibilità di risparmio delle famiglie, che guardano con sempre maggiore preoccupazione al futuro.
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L’analisi dei consumi dei siciliani
Rispetto al 2022, ogni mese i siciliani spendono 166 euro in più. In particolare, su 2.352 euro spesi in media nel 2023 dalle famiglie siciliane, 585 euro vengono spesi in prodotti alimentari e bevande analcoliche, e 746 euro vanno per i costi relativi all’abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili. Insieme, queste due categorie, rappresentano il 56,6% del totale speso.
Soldi per i trasporti e la salute
Ancora, il 9,8%, che si traduce in 231 euro, va nei trasporti, mentre il 5,4%, 127 euro, vanno in spese legate alla salute. Molto ridotte le cifre dedicate a spese voluttuarie o improntate al risparmi. Soltanto 10 euro al mese, appena lo 0,4%, vanno all’istruzione; 61 euro al mese vengono spesi per momenti ricreativi, sport e cultura, e altrettanti per i servizi di informazione e comunicazione; 86 euro al mese per i servizi di ristorazione e alloggio.
Appena 48 euro al mese sono destinati a servizi assicurativi e finanziari. Rispetto alla media nazionale, in Sicilia si spende comunque meno, considerato che nella penisola le famiglie spendono in media circa 2.700 euro. Il limite massimo si registra nella provincia autonoma di Bolzano, dove si arriva a spendere oltre 3.700 euro, mentre la cifra più bassa si colloca in Calabria, fermandosi a 2.007 euro mensili.
La crescita della spesa dei siciliani
Rispetto al 2022, però, la Sicilia ha visto la spesa crescere del 7%, mentre a livello nazionale i costi sono aumentati del 4,3% rispetto al 2022, quando la spesa media si fermava a 2.625 euro. Sicuramente ha influito il forte aumento dei prezzi che ha caratterizzato il 2023, seppure in maniera più contenuta rispetto al 2022, e tale condizione è stata fronteggiata dalle famiglie risparmiando meno o attingendo ai risparmi, ma anche modificando le proprie abitudini di consumo.
La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata, infatti, del 6,3%, in calo rispetto al 2022, quando arrivava al 7,8%, e molto al di sotto del livello pre-Covid, all’8% nel 2019. Inoltre, anche nel 2023 le famiglie hanno modificato le proprie scelte di acquisto, in particolare nel comparto alimentare: il 31,5% delle famiglie intervistate nel 2023 dichiara, infatti, di aver provato a limitare, rispetto a un anno prima, la quantità e la qualità del cibo acquistato, mentre erano il 29,5% nel 2022.
I macroterritori
Per macroterritori, nel 2023 l’incremento delle spese delle famiglie in termini correnti è particolarmente intenso nel Centro, al +6%, e nelle Isole al +5,7%, mentre il Nord-est al +4,4%, si mantiene sostanzialmente in linea con il dato nazionale. Al di sotto si collocano invece il Sud e il Nord-ovest, rispettivamente al +4% e al +2,7%.
Nel 2023, nel Nord-ovest si spendono in media circa 776 euro in più del Sud, e cioè il 35,2% in più, mentre rispetto alle Isole il vantaggio del Nord-ovest in valori assoluti è di 658 euro. Rispetto al 2022, dunque, si assiste ad una lieve riduzione delle differenze relative nei livelli di spesa fra il Nord-ovest e il Mezzogiorno.

