Home » Politica » I Comuni a secco e i sindaci in azione per contrastare le emergenze. Anci Sicilia: “Dialogo rotto con la Regione”

I Comuni a secco e i sindaci in azione per contrastare le emergenze. Anci Sicilia: “Dialogo rotto con la Regione”

L’Associazione dei comuni siciliani (Anci Sicilia) ha portato a Palazzo dei Normanni la fotografia di uno scollamento in fase ormai degenerativa, quello tra l’economia della Regione Siciliana e quella degli Enti locali. Scollamento visivamente proposto anche con altre fotografie, che ritraggono sindaci alla guida di scuolabus, mezzi per il movimento terra o alle prese con altre funzioni che le amministrazioni locali non riescono più a fronteggiare. In sala stampa, all’Ars, con il rimbombare dei tamburi della Coldiretti che manifestava in Piazza del Parlamento, il presidente e il segretario di Anci Sicilia hanno esposto varie criticità. In testa a tutte, forse causa di tutte, la completa rottura del dialogo tra l’associazione dei sindaci e il governo della Regione.

La finanziaria, che lo stesso giorno ha visto l’avvio della discussione generale in una Sala d’Ercole semi deserta, è stata messa a punto senza una formale audizione di Anci Sicilia. Questo malgrado non manchino in questa “espansiva” legge di stabilità – per dirla alla Schifani – risorse che effettivamente stanno andando ai territori, ma in maniera mirata e non strutturata.

Dialogo rotto con la Regione, una finanziaria senza sindaci: l’analisi di Anci Sicilia

“Da almeno un paio d’anni, per quel che mi riguarda, il dialogo si è rotto”, afferma il presidente di Anci Sicilia Paolo Amenta. Ed il problema, per Amenta, è proprio la “mancanza di dialogo sereno e serio per capire dove vanno impiegate le risorse”. La fotografia del disastro offerta da Anci Sicilia è impietosa, tra Comuni in dissesto e Comuni in pre dissesto. A specifica domanda sulle più gravi criticità accusate dalle amministrazioni comunali siciliane, il segretario di Anci Sicilia Mario Emanuele Alvano non ha esitazioni nel dare la risposta: “Quello più avvertito dai cittadini è sicuramente il sociale, ma a questo aggiungerei il tema delicatissimo delle manutenzioni: strade, scuole, verde pubblico. Su quello si gioca una partita fondamentale. Abbiamo avuto tante risorse, anche con il Pnrr, per fare investimenti e ne abbiamo quasi zero per fare manutenzioni”.

Il progressivo impoverimento del Fondo per le Autonomie locali

Il declino delle autonomie locali siciliane descritto da Amenta e Alvano si condensa in una tabella con la progressione decrescente del Fondo per le Autonomie dal 2009 al 2025. Si parte con un totale fondo pari a 913 milioni, di euro al secolo con il governo di Raffaele Lombardo ed assessore all’Economia Michele Cimino, per arrivare al minimo registrato nel 2018 con 361 milioni di euro. Dal picco massimo negativo del governo di Nello Musumeci, con assessore all’Economia Gaetano Armao, il Fondo delle autonomie locali non si è più restaurato ad una soglia di sufficienza né mai ha superato 500 milioni. Contando il periodo di governo Schifani, con Marco Falcone prima e Alessandro Dagnino adesso, il fondo è rimasto congelato tra i 462 e i 450 milioni di euro.

I conti crescono solo per la Regione, Comuni a secco

Anci Sicilia sottolinea che aumentano i bisogni sociali e sanitari dei cittadini e diminuisce il fondo per i Comuni, ma soprattutto che migliorano le entrate per la Regione e cresce anche il numero di Comuni in dissesto e pre dissesto. Ai Comuni spettano però servizi essenziali, al pari della sanità pubblica, che le amministrazioni non riescono a fornire. In particolare sul sociale, cui dedichiamo in questa pagina uno spazio adeguato. “Perché una Regione che ha 2,2 miliardi di euro di avanzo di amministrazione non chiama in campo i Comuni per migliorare i servizi in termini di qualità e quantità?”. Questo il quesito su cui Paolo Amenta invita a riflettere. “Perché in quei parametri che ci portano agli ultimi posti della graduatoria nazionale in termini di qualità della vita – spiega il presidente di Anci Sicilia – possono essere migliorati solo se il welfare migliora, solo se vengono fatti investimenti mirati”.

Anci Sicilia chiede servizi efficienti e gratuiti per combattere lo spopolamento nella regione

Alcuni servizi, secondo il segretario generale di Anci Sicilia, dovrebbero essere addirittura garantiti con totale gratuità. “Perché se poi pensiamo allo spopolamento – dice appunto Mario Emanuele Alvano – e non mettiamo asili nido a prezzi agevolati, non consentiamo agli studenti di raggiungere la scuola, evidentemente non stiamo migliorando la situazione”. Alvano afferma che su questi aspetti l’Associazione dei comuni siciliani sta chiedendo alla Regione Siciliana la massima attenzione. Una attenzione che si fa attendere, secondo Anci Sicilia, per due ragioni: una è quel dialogo rotto tra l’associazione e il governo regionale, l’altro un tassello mancante e mai nato. Lo spiega lo stesso segretario Alvano: “La Sicilia è l’unica Regione che non ha mai istituito il Consiglio delle Autonomie locali, cioè l’organo di confronto istituzionale tra Regione ed Enti locali”.

Il colore politico dei sindaci e le “mancette” in finanziaria

Ma dietro la mai avvenuta audizione di Anci Sicilia in Commissione Bilancio per questa finanziaria, dietro la riduzione del Fondo per le Autonomie – tagliato in tempo di crisi e mai ricostituito anche superata la crisi – e dietro l’inesorabile procedere in finanziaria e successive variazioni con misure “territoriali” che vanno a mirato beneficio di specifici comuni a discapito di altri, potrebbe esserci anche una questione di colore politico di appartenenza. Amenta e Alvano non avallano questa ipotesi, ma rimarcano la necessità di rendere le risorse utili a tutti i Comuni invece che mirate a beneficio delle amministrazioni locali che hanno avuto l’opportunità di trasformare una propria necessità in emendamento per il tramite di un deputato regionale.

Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI