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Ancora sulle differenze tra Oriente e Occidente

Ancora sulle differenze tra Oriente e Occidente
bandiera Iran

Riflessioni sul vero confine tra Oriente e Occidente: non geografico, ma fondato sul rispetto dello stato di diritto, della libertà e della dignità umana.

Dal QdS del 5/11/2025

Qualche tempo fa ho letto un’intervista di Fariborz Kamkari, regista, sceneggiatore e scrittore iraniano-italiano di 53 anni che quando ne aveva 16 è stato prigioniero per sei mesi (per essere stato trovato con un libro di Gramsci) nel carcere a Nord di Teheran, dove è stata in isolamento la povera Cecilia Sala. La descrizione che egli fa di quel carcere e della sua esperienza è raccapricciante: “Venivo frustato nudo, legato mani e piedi a un palo che gira (il cosiddetto trattamento del pollo arrosto). Mi salvai perché i miei pagarono un giudice”.

Leggendo la descrizione di quel carcere mi sono detto: forse mi sono dimenticato di queste cose. Forse è in queste cose la vera differenza con l’Occidente. Ma, pur con le dovute differenze, non è neppure in queste cose la differenza con l’Occidente. Nello stesso giorno e nello stesso giornale leggo che a New York un detenuto ammanettato è stato pestato a morte dagli agenti carcerieri. E come dimenticare cosa è emerso nella civilissima Milano sulle violenze e torture ai detenuti del carcere minorile che porta, indegnamente, il nome di Cesare Beccaria?

Ma certamente l’esistenza o meno dello stato di diritto (sia del diritto personale che del diritto internazionale, sia del diritto di pace che del diritto in guerra) più che di una, più o meno astratta, democrazia è il grande spartiacque, è il grande confine. Ma non è un confine che traccia la differenza tra Occidente, Oriente o altro. Ce lo spiega molto bene Fariborz Kamkari che chiude la sua intervista illustrandoci come anche nel carcere di Teheran, tra supplizi e torture, c’è gente che resiste a tanta violenza e ingiustizia. Questi iraniani e soprattutto le coraggiosissime donne iraniane che lottano per uno stato di diritto sono anche loro “Occidente”, sono fratelli nostri e dei nostri padri impegnati nella lotta partigiana per ripristinare la libertà e cancellare fascismo e nazismo: “La più vecchia prigioniera politica ormai è dentro da 26 anni e ha 4 organizzato una rete di resistenza. Questo fa ben sperare. Il regime cadrà presto, e sarà proprio per merito delle donne oltre che della formidabile tradizionale culturale curda. Si è già incrinato il falso moralismo di un tempo, quando si volevano trasformare i cittadini in fedeli per portarli direttamente in paradiso e le guardie dopo le torture andavano a pregare. Oggi esiste solo un regime di criminali: pura violenza, corruzione e niente paradiso”.

E anche se dobbiamo essere giustamente orgogliosi dei maggiori risultati da noi raggiunti sul fronte dello Stato di diritto, non dobbiamo mai dimenticare che in questa direzione abbiamo ancora tanta strada da fare per essere veramente quello che si intende quando si invoca la bandiera dell’Occidente. E ciò vale per tanti paesi ma in particolare per l’Italia per quanto riguarda i diritti civili e gli Stati Uniti per quanto riguarda il diritto internazionale che sono sempre i primi a non rispettarli quando ciò giova ai loro interessi immediati.

Spero che il mio invito a ricercare una nuova identificazione e configurazione dell’Occidente venga colto da studiosi capaci di farlo. Io ho solo acquisito la certezza che la distinzione e delimitazione non è geografica, ma è un filo rosso che passa attraverso Oriente e Occidente e separa le persone di pace da quelle di guerra; le persone che credono nel diritto e nel suo ruolo fondamentale sulla via dell’incivilimento e le persone che usano il diritto solo come un’arma per esercitare la loro violenza, tra le persone che coltivano socialità e solidarietà e quelle che coltivano l’egoismo; tra persone che considerano la libertà un bene comune e indivisibile e coloro che pensano che la libertà consista solo nella possibilità di fare quello che vogliono e che a loro più conviene; tra le persone che credono nella collaborazione e rispetto reciproco delle religioni e le persone che usano la religione come alibi e strumento per esercitare la loro violenza. E penso che ciò valga in Oriente come in Occidente a Nord come a Sud, qualunque sia la divisa che ci troviamo ad indossare.