Cronaca

Messina Denaro, un anno dopo il clamoroso arresto rimangono tanti segreti da svelare

Un anno fa, il 16 gennaio 2023, si faceva la storia della lotta contro la mafia con l’arresto del boss Matteo Messina Denaro. Nel giro degli ultimi 365 giorni i passi avanti sono stati enormi: gli inquirenti hanno ritrovato il covo dell’ultimo Padrino, scoperto parte della sua rete e cercato di ricostruire i dettagli della sua latitanza trentennale.

Dopo la morte del boss, avvenuta lo scorso settembre, l’attenzione non è calata e le indagini sono andate avanti. Ad oggi, però, i misteri da risolvere sono ancora tanti e tanti segreti – purtroppo – Messina Denaro se li è portati nella tomba.

Anniversario dell’arresto di Messina Denaro, la storia

Erano da poco passate le 9 del mattino del 16 gennaio 2023 quando è stato annunciato l’arresto del superlatitante dopo 30 anni di latitanza. I carabinieri del Ros lo hanno trovato in una clinica privata di Palermo – “La Maddalena” -, dove il boss si recava regolarmente, sotto il falso nome di Andrea Bonafede, per curare il cancro.

Dopo l’arresto, le notizie sono arrivate una dietro l’altra. Gli inquirenti hanno individuato prestanome, pizzini, covi con i comfort più disparati, diari con i pensieri del boss… E, infine, anche alcuni membri di quella rete fitta e collaborativa che aveva permesso a Messina Denaro di mantenere segreta la sua posizione per oltre 30 anni.

Tra gli ultimi risultati nell’ambito delle indagini c’è l’arresto di Martina Gentile, figlia di una delle presunte amanti del boss (Laura Bonafede). La giovane, considerata “come una figlia” dal boss (per sua stessa ammissione), avrebbe gestito la “posta” di Messina Denaro, aderendo “pienamente agli ideali mafiosi già ereditati dal nonno e attuati dal padre”.

I misteri

A un anno dall’arresto di Matteo Messina Denaro, purtroppo, i punti oscuri sono ancora tanti. Mai pentito, il boss non ha rivelato nulla sulle stragi di mafia di cui era accusato, né svelato nomi o dettagli sui grandi misteri dell’antimafia (giusto per fare un esempio, la collocazione della celebre agenda rossa di Paolo Borsellino).

Nel libro “La cattura“, il procuratore De Lucia e il giornalista Salvo Palazzolo hanno spiegato bene la strategia comunicativa del boss di Castelvetrano e, più in generale, dei mafiosi: “Non oppongono più il silenzio, ma provano a imporre la loro verità in maniera subdola”. Messina Denaro ha negato di essere coinvolto nelle stragi e perfino dichiarato di conoscere Cosa nostra solo “tramite i giornali” e le voci che circolano. Sul caso del piccolo Di Matteo, invece, ha ammesso solo la partecipazione al rapimento. Ma anche su quell’atroce vicenda, i punti da chiarire rimangono tanti.

I segreti di Messina Denaro, probabilmente, adesso sono con lui nella tomba. Il suo arresto, però, non ha perso di significato e ha segnato una svolta – a favore dello Stato e della legalità – nella lotta contro la mafia.

Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI