Forum con Anthony Barbagallo, segretario regionale Sicilia del Partito democratico
Intervistato dal direttore Carlo Alberto Tregua, il segretario regionale del Partito democratico, Anthony Barbagallo, risponde alle domande del QdS.
Lei ha uno sguardo privilegiato da Roma sulla macchina organizzativa regionale. Cosa non va, secondo lei?
“Il centrodestra dovrebbe fare una messa a punto dell’organizzazione e dell’architettura regionale. Certamente il Disegno di legge delle Province potrebbe essere una buona opportunità per una nuova architettura istituzionale, a partire dalle funzioni: c’è una Regione troppo gravata e alcuni compiti potrebbero essere trasferiti alle Province o ai Comuni. Alcune funzioni di questi ultimi potrebbero passare alle Asp, come per esempio quella legata al randagismo, che continua a gravare sulle competenze dei sindaci ogni giorno”.
All’interno dell’organizzazione del Governo regionale, pensa ci siano margini di miglioramento?
“Sicuramente. Ritengo, e non lo dico da oggi, che gli assessorati potrebbero essere distribuiti meglio. Noi, come Partito democratico, abbiamo più volte lamentato che i Beni culturali e il Turismo non sono sotto un unico assessorato e riteniamo che questa divisione non sia affatto al passo con i tempi. Abbiamo lamentato che non c’è un assessorato specifico alla Programmazione come invece era una volta in Sicilia, o alla gestione dei Fondi comunitari. C’è un problema di malfunzionamento generale della macchina regionale. Occorre riorganizzare le funzioni, ripeto, creare per esempio un assessorato al Demanio e alle Foreste. E poi infine, pensare anche a una migliore distribuzione fisica degli uffici, oltre che ad armonizzare le deleghe. Noi come Partito democratico abbiamo presentato il disegno di legge in tal senso”.
Relativamente al personale, come crede si possa agire?
“Quello della riqualificazione e della formazione del personale è un tema importantissimo. Così come le progressioni interne e l’idea di una Regione più snella, agile e moderna. Il centrodestra, però, negli ultimi sei anni in cui ha governato, non ha mai approvato la pianta organica della Regione, e questo è fuori dal mondo. L’impressione è che ci sia un po’ un’architettura borbonica negli uffici gestiti da Palazzo d’Orleans”.
Anche le altre regole del gioco sembra abbiano bisogno di una modifica, di un intervento legislativo che possa garantire meglio la tenuta del sistema e la governabilità. Come vi ponete voi da questo punto di vista?
“A legislatura iniziata da oltre un anno, si dovrebbe fare una riflessione sulla legge elettorale, innanzitutto. Siamo sicuri che l’elezione diretta del Presidente della Regione sia il sistema più giusto? Quello che rappresenta meglio la volontà popolare? Noi riteniamo di no, dal momento che, negli anni, vi sono state interruzioni traumatiche. Riteniamo che legare il destino di una Regione a quello di un presidente sia molto rischioso. Per questo siamo convinti che sia arrivato il momento di riflettere su questo, sull’elezione diretta del presidente della Regione e sul premio di maggioranza. Una riflessione che pensiamo si debba fare con le forze parlamentari, convocando un tavolo per discutere proprio della legge elettorale”.
Il turismo rappresenta un comparto fondamentale per l’Isola. Quali i problemi, secondo lei, gravano sul settore?
“La questione centrale è quella infrastrutturale e dei trasporti. Abbiamo una concentrazione enorme di siti patrimonio Unesco, la Sicilia è la Regione che ne ha di più, ma non sono collegati tra loro. Ad Agrigento le persone come ci dovrebbero arrivare? O a Piazza Armerina o ancora a Caltagirone? Mancano le strade, i collegamenti anche in ferro. Quando eravamo al Governo abbiamo fatto arrivare dei fondi per questo”.
Come giudica l’esperienza del sindaco Trantino, sebbene sia alla guida del Comune di Catania da pochi mesi…
“A oggi abbiamo assistito soltanto a una squallida caccia alla poltrona da parte del centrodestra. Sia per la vice presidenza del Consiglio che per quanto riguarda la presidenza delle Commissioni consiliari. Senza dubbio una caduta di stile. Lo aspettiamo sui temi veri, ma crediamo sia partito con il piede sbagliato”.
Tutela e valorizzazione dell’ambiente, gestione dei rifiuti e delle risorse idriche
Un altro tema fondamentale per la Sicilia e non solo è l’ambiente. Cosa state facendo sul fronte della tutela e della valorizzazione?
“A proposito di ambiente, lancio una provocazione che non è una provocazione ma una idea ben precisa e una visione del Partito democratico: il Parco dell’Etna non può essere più un Parco regionale, serve che diventi Parco nazionale. Non ci sono più soldi: la legge istitutiva era figlia di un altro momento storico. Il Parco deve puntare sulla valorizzazione, ma ci sono pochi dipendenti, ad esempio. L’Etna è il sito più desiderato, deve essere nazionale e io interverrò presto alla Camera per questo”.
Qual è la vostra posizione in relazione allo smaltimento dei rifiuti e quindi sui termovalorizzatori?
“Innanzitutto deve funzionare il ciclo dei rifiuti. Se questo funziona e i Comuni arrivano al 90% di differenziata il problema potrebbe essere superato. Catania, Palermo e Messina che raccolgono pochissima differenziata ammazzano la raccolta. Non si possono tenere interi quartieri immersi nei rifiuti. In ogni caso, in base ai nostri dati, di termovalorizzatore ne sarebbe bastato uno soltanto in Sicilia da realizzare in territorio idoneo, al centro dell’Isola e non in zone incompatibili”.
Poi c’è la questione della rete idrica. La Sicilia è la regione che perde più acqua…
“Prima della rete idrica viene il sistema di gestione. Messina, per esempio, in questo momento è commissariata, ad Agrigento ci sono problemi. La legge regionale prevede alcune figure: l’Ato, il commissario, il gestore unico integrato che, a distanza di anni, a volte non è stato nemmeno individuato, come a Catania. A monte c’è questo problema: senza un gestore, le reti idriche sono difficili da realizzare”.
Trasporti tema centrale per lo sviluppo dell’Isola
Dopo aver rappresentato i siciliani all’Ars, oggi li rappresenta a Roma. Su cosa si sta lavorando per la Sicilia?
“In questo momento il tema di grandissima attualità è quello del disastro dei trasporti. Veniamo da un’estate in cui il sistema ha mostrato tutte le sue falle. La cronaca ha evidenziato il grande problema delle infrastrutture stradali, la Catania–Palermo soprattutto, che è un disastro, come lo sono le strade secondarie. Per non parlare del ritardo nei collegamenti marittime, dei traghetti verso le isole Eolie e le Pelagie che sono saltati o dei collegamenti ferroviari: in questo momento, tra Palermo e Catania non si riesce nemmeno a viaggiare. L’impegno deve essere soprattutto su questo tema, che rappresenta il buco nero e più profondo dell’organizzazione e dell’offerta del turismo in Sicilia”.
C’è una grande crisi in atto per quel che riguarda il trasporto su gomma. Qual è la vostra idea o posizione?
“Il problema esiste. L’Ast, fino agli anni Novanta, funzionava. Aveva un’organizzazione capillare, c’era un Piano regionale delle corse, ogni cosa sembrava avere una logica. Ora il sistema è saltato, l’Azienda di trasporto cancella ogni mese tantissime corse. E le persone perdono il lavoro. Il sistema di trasporto sembra collassato e il presidente Schifani deve dire se l’Ast, che è una partecipata della Regione, ce la farà a svolgere il servizio o se si dovrà cercare un concessionario che lo faccia. Il problema vero è che il disastro del trasporto pubblico lo pagano le categorie più deboli, i più fragili, quelli che ne hanno bisogno, che non hanno alternative. Il secondo disastro da questo punto di vista è il trasporto pubblico locale, il Tpl: siamo in ritardo rispetto a tutto il resto d’Italia. Paghiamo la diseguaglianza nella disuguaglianza”.