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“Messina Denaro mente, Antonella Bonomo era incinta”, la verità della famiglia

“Messina Denaro mente, Antonella Bonomo era incinta”, la verità della famiglia
Antonella Bonomo, donna incinta uccisa da un gruppo che comprendeva Matteo Messina Denaro

La conferma dei familiari della donna, raggiunti telefonicamente da QdS dopo le recenti dichiarazioni del boss sull’omicidio.

Per mantenere alto il consenso nei suoi confronti, Matteo Messina Denaro, il boss mafioso ex latitante arrestato lo scorso 16 gennaio, sembra voler tentare di trasformare i suoi omicidi – in particolare quello di Antonella Bonomo – in “peccatucci veniali”.

Per fare questo sarebbe costretto a mentire sapendo di farlo.

“Uomini d’onore” non lo sono mai stati

Si definiscono “uomini d’onore”, ma la storia ci insegna che non è vero. Hanno dichiarato di agire secondo un “codice d’onore”, ma anche in questo caso mentono sapendo di mentire quando dicono “la mafia non tocca donne e bambini“, “i mafiosi hanno regole ferree”, “i mafiosi non tradiscono“, “non si guardano mogli di amici nostri”, “si deve portare rispetto alla moglie”. E poi ancora che “chi ha tradimenti sentimentali in famiglia” e “chi ha un comportamento pessimo e che non tiene ai valori morali” non può appartenere a Cosa nostra.

Questi falsi miti sono oggi dimostrati tali dal comportamento e dalle parole di Matteo Messina Denaro. Come nel caso delle affermazioni fatte dall’ex capo indiscusso del mandamento di Castelvetrano e della mafia trapanese in videoconferenza, riportate dal “Giornale di Sicilia”: una “sua rivelazione” sulla morte di Antonella Bonomo, che – a dire del boss – “non era in gravidanza” al momento della sua uccisione.

La famiglia di Antonella Bonomo: “Messina Denaro mente, Antonella era incinta”

QdS ha raggiunto telefonicamente la famiglia di Antonella Bonomo e ha parlato con Claudio Colomba, il nipote di Antonella che al tempo aveva sette anni e che smentito il boss: “Messina Denaro mente, mia zia Antonella era incinta”.

Il giorno della sparizione di Antonella Bonomo, Claudio era a casa e ricorda bene quel giorno perché la zia gli aveva promesso che sarebbero andati a trovare la nonna. Poi il cambiamento di programma per un appuntamento improvviso della zia e la visita alla nonna fu posticipata. Antonella aveva 32 anni e non sapeva di avere un appuntamento con la morte. Fu l’ultima volta che Claudio la vide viva. Dopo quell’appuntamento, Antonella non fece più ritorno a casa e non accompagnò più Claudio a trovare la nonna.

La conferma di Armando Palmeri

“Prima hanno ucciso la ragazza del Milazzo, Antonella Bonomo, che era incinta, ora hanno sequestrato un bambino di 12 anni, ma che mafia è questa? Ma quale onore hanno questi esseri immondi? Ma cos’hanno da spartire con le regole di Cosa Nostra queste viscide azioni?”, scrive Armando Palmeri, il collaboratore di giustizia che fu molto vicino al capomafia alcamese Vincenzo Milazzo e trovato morto all’interno della sua abitazione lo scorso 17 marzo, nel suo libro “Solo un uomo… solo”.

Chi era Antonella Bonomo

Antonella Bonomo era la compagna di Vincenzo Milazzo, boss alcamese e astro nascente della mafia siciliana che ha pagato con la vita il suo “no” alle stragi il 14 luglio del 1992, proprio pochi giorni prima della strage di via d’Amelio.

“Vedeva sempre traditori in Cosa nostra, perché aveva paura, e chi non gli era vicino veniva ucciso”, racconta il pentito Andrea Di Carlo, ex boss di Altofonte, riferendosi a Riina e alla sua paura/ossessione.

Milazzo fu ucciso, lo conferma sempre Di Carlo, proprio perché non approvava la strategia stragista di Totò Riina che vedeva nel boss alcamese un pericolo non solo per la sua leadership ma per il futuro della “sua” Cosa nostra, quella “super Cosa nostra” sintomo dell’ansia parossistica con la quale Riina perseguiva l’eliminazione di Falcone prima e di Borsellino dopo solo 57 giorni, strettamente collegata alla strategia di guerra allo Stato. La ”supercosa”, raccontò il pentito Vincenzo Sinacori il 25 maggio 1997, doveva essere la risposta alla “super Procura antimafia” e doveva servire per “chiudere, nel senso di chiudere i discorsi, saperli sempre meno persone… sì era un gruppo che dipendeva solo ed esclusivamente da Riina. Era una super Cosa dentro Cosa nostra”.

In un precedente interrogatorio del 14 febbraio 1997, aveva dichiarato che “la struttura prevedeva la costituzione di gruppo molto ristretti i cui componenti non avevano alcun obbligo di informare delle loro azioni i rispettivi rappresentanti e capi mandamento”. In questo gruppo ristretto c’era anche Matteo Messina Denaro; Riina non si accontentò dell’eliminazione di Milazzo ma decise che anche Antonella Bonomo, la sua compagna, dovesse morire perché riteneva che Milazzo si confidasse con lei e, quindi, che la donna sapesse cose che non doveva sapere.

Antonella, tre giorni dopo l’uccisione di Milazzo, fu attirata in una trappola da Gioacchino Calabrò, capo famiglia di Castellammare del Golfo. Antonella si recò piena di speranza all’appuntamento perché il suo compagno era irreperibile da alcuni giorni e, forse, Calabrò l’avrebbe portata da lui, o così le fece intendere. Fu invece strangolata e toccò proprio a Matteo Messina Denaro occuparsi dell’occultamento del cadavere di Antonella Bonomo, ritrovato solo nel dicembre 1993 grazie alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gioacchino La Barbera.

Antonella muore perché “amava l’uomo sbagliato” e in grembo, secondo quanto confermato dai familiari, portava il frutto del loro amore.