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“Il Governo in Sicilia è finito”, l’ombra delle elezioni anticipate e l’opposizione all’attacco: De Luca (M5S) parla al QdS

L’opposizione politica siciliana ha annunciato una due giorni di ritiro per un confronto a porte chiuse sul da farsi. Sul tavolo l’idea delle dimissioni contemporanee di 36 deputati per far venire meno il numero legale all’Ars ed impedire sostituzioni. Un modo tecnico per far cadere il Governo. Nel frattempo la voce circola, e questo colpo potrebbero non infierirlo, malgrado i 23 deputati di opposizione potrebbero trovare alleati in maggioranza per staccare la spina al governo Schifani, per un possibile passo indietro del governatore. L’ipotesi di tornare al voto in Sicilia è sempre più realistica. Abbiamo intervistato il capogruppo del Movimento 5 stelle all’Ars, Antonio De Luca, sul quadro politico siciliano e sulle prospettive future per questa legislatura.

Il Governo in crisi e l’opposizione, l’intervista ad Antonio De Luca (M5S)

Onorevole, in varie votazioni, sia su manovre finanziarie che su riforme, la maggioranza è andata sotto in aula; adesso, dopo le ultime di cronaca che riguardano la Democrazia Cristiana, resta in sospeso la tenuta della maggioranza e voi avete proposto di sondare il parlamento per 36 firme dimissionarie per l’autoscioglimento dell’Ars. Quindi, cosa intendete fare?

“Per fare cadere un governo ci sono due strade: la mozione di sfiducia oppure la presentazione di 36 dimissioni contemporanee. La mozione di sfiducia, al di là del fatto che avrebbe l’effetto, se non passa, di compattare il governo, non sarebbe calendarizzata prima di gennaio. Noi del Movimento 5 stelle riteniamo che una risposta vada data immediatamente, per cui tutti e undici abbiamo firmato le nostre dimissioni e siamo pronti a presentarle laddove altri 25 deputati si unissero; perché questo avrebbe lo stesso effetto di una mozione di sfiducia, quindi di fare cadere immediatamente il governo ed andare a nuove elezioni senza attendere la calendarizzazione di una mozione che non avverrebbe prima di gennaio e senza dare l’opportunità al governo di ricompattarsi per non andare a casa.”

La prospettiva delle elezioni anticipate in Sicilia

Se si andasse ad elezioni anticipate, l’attuale area di opposizione sarebbe pronta alla competizione? Avreste già in mente un candidato per la presidenza?

“Assolutamente sì. Ovviamente non mettiamo il carro davanti ai buoi, perché è giusto costruirlo assieme alle altre forze di opposizione. Il Movimento 5 stelle ha ovviamente al suo interno alcune proposte che possono essere rassegnate e sono convinto che sarebbero anche ben viste dalle altre parti della coalizione, però le coalizioni si devono costruire sui programmi, sulle intese e sulla concordia. Ma soprattutto, devono essere in grado di non separarsi sui distinguo e di unirsi intorno a un programma prima e intorno a un coordinatore, a un leader, a chi è in grado di declinare al meglio questo progetto dopo, con l’obiettivo di battere le destre e dare un Governo nuovo e lungimirante alla Sicilia. Diversamente, se ci si divide, si commette il peccato mortale di consegnare ancora una volta a una ‘mal destra’ che è capace di farsi votare, non per le riforme, non ne hanno portato neanche una – non a casa ma in aula – ma di farsi conoscere più per le inchieste che riguardano i loro più autorevoli esponenti”.

Verso il 2027… La certezza del M5S: “Il Governo è finito”

Preso atto di come sta procedendo l’attività del governo e quella parlamentare in questa seconda parte di legislatura; se il governo Schifani dovesse arrivare al 2027, cosa vi preoccupa di più?

“Nulla.”

Va bene, ma il risultato dei prossimi due anni quale potrebbe essere secondo voi con questo stato delle cose? Immobilismo, impossibilità di portare avanti delle riforme …

“Ma queste purtroppo non sono delle previsioni, questi sono dei fatti certi: il governo è finito. Cioè, governo non ce n’è più in Sicilia. Non hanno maggioranza in aula. Cosa altro si deve fare per dimostrarlo? All’ultima variazione di bilancio li abbiamo mandati sotto ogni volta che abbiamo voluto e con numeri esagerati. A me, i numeri con cui abbiamo bocciato decine di articoli proposti dal governo mi ha addirittura stupito perché è andato oltre le mie previsioni. Per cui, credo che da questo punto di vista l’irrilevanza di questo governo, di questa maggioranza, non sia da dimostrare. Credo che sia un fatto certo. Ed è da questo che i siciliani devono partire se vogliono vedere un futuro che non faccia perdere alla Sicilia un altro mezzo milione di abitanti. Siccome credo che la politica non sia una gara a chi la spara più grossa ma a chi fa meglio in prospettiva del futuro che verrà, senza dimenticarsi dell’esistente, io voglio sottopormi al giudizio dei siciliani parlando di cose concrete: di liste d’attesa, di quello che succede nei Pronto soccorso, di dare un futuro di lavoro ai loro figli, di garantire alle persone di andare in pensione e poter vivere col frutto del proprio lavoro, di dare un valore ai risparmi, di restituire una capacità di acquisto alla classe media. Per me quella è la sfida. Di dare delle strade e delle autostrade che siano degne di questo nome. Non semplicemente di parlare della riforma delle Province, del deputato supplente, del consigliere in più e il consigliere in meno, cioè delle poltrone. Questi si ammazzano per chi deve andare a fare il direttore all’Asp piuttosto che in Assessorato Sanità, quando la Sanità è allo sfascio, siamo considerati i penultimi d’Italia e loro ancora vantano dei risultati che vedono solo loro”.