L’intervista del Qds a Katia Carpi della Società italiana gerontologia e geriatria: “Ritorno alla normalità sarà molto lungo, virus ha colpito con ferocia i più fragili. Occorre relazionarsi con gli anziani, accogliendone dubbi e paure”
Anziani e Pandemia: un binomio contraddistinto dalla fragilità, nella misura in cui l’anziano è portatore di specifici problemi clinici, quindi oggetto di attenta tutela ministeriale, anche attraverso l’attivazione del Numero verde 800.065.510 dedicato all’assistenza alle persone che necessitano di informazioni sui comportamenti corretti da adottare in caso di contatto con soggetti positivi.
Una fragilità che andrà probabilmente oltre il periodo di emergenza e che porrà il problema della gestione degli anziani, delle loro famiglie e del personale delle Rsa.
Al fine di approfondire questi aspetti abbiamo intervistato Katia Carpi, medico esponente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria.
Dottoressa Carpi, come cambierà la gestione degli anziani nel post Covid?
“Senz’altro il Covid-19 ha colpito con ferocia le categorie più fragili della popolazione, di cui gli anziani rappresentano la massima espressione. L’anziano che ha superato l’infezione da Covid porterà gli effetti del virus sugli organi colpiti, da cui la necessità di un monitoraggio attento delle sue condizioni generali. Mi preme però sottolineare come sia importante anche lavorare sulla relazione con l’anziano, accogliendo dubbi e paure relativi all’esperienza vissuta e alla possibilità che possa ripresentarsi in futuro”.
Una gestione complessa che investe anche le famiglie: cosa può giovare ai familiari in questa direzione?
“Premesso che il ritorno alla normalità pre-covid sarà probabilmente molto lungo, i familiari dei pazienti anziani, da quando non possono più accedere ai luoghi di cura, hanno potuto rafforzare i legami con il personale: un beneficio indubbio per la riduzione dei livelli di stress dei caregivers stessi. Mi auguro che il rafforzamento del rapporto di fiducia perduri nel tempo, al fine di accrescere il processo di collaborazione reciproca, requisito indispensabile per la corretta presa in carico dell’anziano in Rsa”.
Riguardo infine il personale delle Rsa, in che modo si dovrà attrezzare nel post-Covid?
“Innanzitutto il personale continuerà a usare mascherina e guanti per molto tempo, per ridurre al minimo la possibilità di contagio. Gli strascichi della nuova situazione condizioneranno, a mio avviso, il vissuto degli operatori ancora per diverso tempo: in tal senso, molte strutture hanno già implementato il supporto psicologico agli operatori stessi. Un intervento che dovrà continuare anche nel periodo post-Covid, al fine di rafforzare le risorse di tutti coloro che lottano quotidianamente per tutelare i nostri anziani”.