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Apostolico non ha torto

Apostolico non ha torto

venerdì 20 Ottobre 2023

L’altra informazione

La vicenda che ha destato tanto clamore a seguito dell’ordinanza emessa dalla giudice Iolanda Apostolico, della Sezione Immigrati del Tribunale di Catania, merita di essere commentata in maniera completa e obiettiva rispetto a tutte le informazioni derivate dai media scritti e parlati.
La premessa per dire che ogni professionista che fa informazione di qualunque tipo avrebbe il dovere di leggere i documenti fondamentali da cui scaturisce una certa situazione e, altro dovere, accedere a fonti diverse per bilanciare tale informazione.

Il Codice deontologico dei giornalisti del 2021 impone quanto precede e quindi fanno male quei/quelle professionisti/e che non si attengono rigorosamente al detto Codice.
Noi ovviamente, come d’abitudine che dura da mezzo secolo, leggiamo i documenti originali per farci un convincimento da cui poi scaturisce il commento.
Ebbene, abbiamo letto l’ordinanza della giudice Apostolico emessa il 29 settembre 2023.

In essa vi sono riferimenti a diverse leggi fra, cui il Dlgs 142 del 2015, il Dlgs 286 del 1998, nonché riferimenti a diverse sentenze, fra cui quella della Corte di Giustizia dell’Unione europea (8/11/2022), da non confondere con la Cedu (Corte europea dei diritti dell’uomo). Sono citate la direttiva 213/33 Ue e la sentenza della Corte Costituzionale 389/89.

Da quanto precede si evince con chiarezza che il provvedimento emesso da un qualunque Questore è soggetto a una valutazione di merito da parte del/della giudice competente, il quale o la quale può convalidarlo o non convalidarlo.
Dunque, se il legislatore avesse voluto l’emissione di un provvedimento definitivo, non avrebbe dato la facoltà al/alla giudice in senso negativo o positivo.

Se un/una giudice può, secondo il proprio libero convincimento, convalidare o non convalidare, non può destare scandalo se provvede in un senso o nell’altro. Non si capisce perché tanto clamore per una decisione motivata da parte di una giudice della Repubblica. Ovviamente clamore fuor di luogo da una parte e dall’altra.

Il ragionamento che precede non è frutto di una valutazione strettamente giuridica, perché chi scrive – seppure avendo studiato nel corso della sua attività professionale una trentina di materie relative – non si ritiene competente, anzi si ritiene ignorante, per cui lungi dall’idea di fare valutazioni legali.
Tuttavia, la lingua italiana si capisce e quello che è scritto nella citata ordinanza è molto chiaro.
Alcune fonti d’informazione, sbagliando, hanno detto una cosa che nel citato documento non esiste e cioè che la giudice avrebbe affermato una questione che non è di propria competenza, vale a dire che le leggi citate sono incostituzionali.

Sappiamo bene che un/una giudice ha la facoltà, qualora sospetti l’incostituzionalità di una norma, di inviarla al “Tribunale delle leggi”, ovvero alla Corte Costituzionale, che poi ne farà la relativa valutazione.
In questo caso non solo non è avvenuto tale rinvio della norma, ma la giudice non ne ha fatto cenno, come prima si scriveva, nel documento in esame.

Da quanto precede si potrebbe evincere – erroneamente – che la linea editoriale di questo giornale è pro l’immigrazione clandestina. I/le cortesi lettori e lettrici che ci seguono da quarant’anni o meno, sanno benissimo che abbiamo ripetutamente scritto e riscritto che l’immigrazione clandestina va fermata, anche – seppur in via teorica – con il cosiddetto blocco navale. Si intende che tale blocco non potrebbe farlo l’Unione europea, ma solo i Governi delle Nazioni da dove partono queste persone che fuggono dai loro Paesi, oggetto di una sorta di mercimonio da parte di quei banditi che sfruttano economicamente l’immigrazione clandestina.

Per cui, se stiamo intervenendo a distanza di qualche settimana sulla materia, lo facciamo perché riteniamo nostro dovere dare un contributo diverso dal clamore generale che si è fatto fino a ora. Non per il gusto della diversità, bensì per mettere in evidenza quegli aspetti che, volutamente o meno, sono stati fino a oggi nascosti dai diversi mass media.

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