“Ho aperto, ho visto l’offerta, ci hanno detto quanti punti dovevamo… e ci siamo aggiudicati la gara”. Tra le nuove intercettazioni dell’inchiesta sulla sanità che ruota attorno a Ninni Sciacchitano – il rinomato commercialista originario di Corleone, che aveva anche la fiducia di Renato Schifani e che nei giorni scorsi è stato raggiunto da una nuova misura cautelare, dopo quella di giugno – ce n’è una proietta una luce inquietante sulle gare d’appalto che da anni si svolgono sulle piattaforme informatiche. Procedure introdotte con la promessa di avere maggiore trasparenza e dotare la pubblica amministrazione degli anticorpi necessari per contrastare i malintenzionati, ma che da qualche tempo non sembrano poi essere così sicure.
Le conversazioni sotto lente d’ingrandimento
A fare riferimento alla possibilità di “decriptare le offerte” presentate dai concorrenti è Lello Cacace, 62enne napoletano che con Sciacchitano avrebbe svolto il ruolo di faccendiere per imprese interessate a mettere le mani nelle lucrose commesse che ruotano attorno agli ospedali dell’isola. Cacace, che come Sciacchitano è finito nuovamente ai domiciliari, ai magistrati ha ammesso il reato di turbativa d’asta ma non quello di corruzione. In mano agli inquirenti, però, ci sono decine di conversazioni da cui emergerebbero diversi passaggi di denaro.
Uno di questi avrebbe riguardato la Servizi Ospedalieri, impresa emiliana che nel 2023 ha partecipato alla gara d’appalto per il servizio di sterilizzazione e fornitura degli strumenti chirurgici all’Arnas Civico Di Cristina Benfratelli di Palermo.
Molteplici interferenze
In cambio di mazzette, che sarebbero dovute essere celate dietro contratti consulenza, Sciacchitano e Cacace avrebbero promesso ai vertici della Servizi Ospedalieri l’impegno sufficiente per condizionare gli esiti della gara. “Appare evidente da molte delle conversazioni intercettate il potere di condizionamento che Sciacchitano aveva all’interno dell’Arnas Civico”, ha scritto la giudice per le indagini preliminari Cristina Lo Bue, ricordando che il commercialista era presidente del collegio sindacale nell’azienda sanitaria.
Stando alla ricostruzione degli inquirenti, Sciacchitano e Cacace avrebbero ambito in una maxi-tangente pari all’un per cento dell’importo del contratto che Servizi Ospedalieri avrebbe sottoscritto per nove anni, più un tre per cento sull’eventuale proroga delle prestazioni. Cifra non da poco se si considera che la base d’asta era di circa 47 milioni di euro.
Per assicurare che l’affidamento alla Servizi Ospedalieri andasse in porto Sciacchitano sarebbe riuscito a condizionare l’operato della responsabile della procedura, Alba Cristodaro, anche lei indagata, nel momento in cui la stessa era chiamata a valutare i chiarimenti forniti dall’azienda in merito all’offerta risultata “anomala”. “Schiacchitano ha intrapreso un’intensa opera volta alla capitalizzazione dei vantaggi attesi come corrispettivo per le sue interferenze già in fase di attribuzione dei punteggi e per l’assistenza definitiva”, si legge nell’ordinanza.
Una cresta troppo alta
Le mire di Sciacchitano e Cacace si sarebbero però scontrate contro gli inaspettati ritardi con cui, dopo l’aggiudicazione della gara, il corrispettivo promesso dalla Servizio Ospedalieri sarebbe dovuto essere pagato. A riguardo tra l’amministratore della società, Massimiliano De Marco, e Cacace ci sarebbe stato anche un aspro confronto, con il primo a negare la portata dell’accordo con i faccendieri. “Quattrocentomila euro… ma stai scherzando?”, sbotta l’imprenditore parlando con Cacace, sottolineando l’impossibilità di affrontare spese di questo tipo per garantirsi la vincita di appalti. Nell’alzare un muro davanti alle pretese del faccendiere campano, De Marco però finisce per ammettere di avere pagato una mazzetta: “Mi avevi detto te 10mila”. Cacace però specifica che quello “era un gettone per iniziare”. La somma, che per la giudice sarebbe stata pagata per fare in modo che Sciacchitano avviasse la macchina per turbare la procedura, per Cacace era da intendersi come “un acconto”.
Cambia il vento
Quando la possibilità di ottenere la maxi-tangente sfuma, Sciacchitano e Cacace avrebbero pensato di provare a mettere i bastoni tra le ruote della Servizi Ospedalieri, mostrandosi propensi ad aiutare la seconda in graduatoria, la Servizi Italia, che dal canto proprio aveva presentato ricorso alla giustizia amministrativa. “Se dico ad Alba: ‘Dai a Servizi Italia gli elementi per vincere il ricorso, vince Servizi Italia”, diceva Sciacchitano, mentre Cacace si diceva pronto a spingere affinché l’avvio dell’appalto con Servizi Ospedalieri venisse congelato: Stamattina sono a Palermo, sto cercando di mettere in stand by la situazione qua”. In entrambe le occasioni sarebbe stato necessario ancora una volta il contributo di Cristodaro, la responsabile unica del progetto. Per la giudice, la donna avrebbe dato la propria disponibilità a Sciacchitano ambendo a ottenerne un tornaconto. “Questi le lasciava intendere la sua capacità di influenzare, attraverso interlocuzioni politiche, un suo possibile trasferimento alla Centrale unica di committenza”.
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