Migliore offerta tecnica e ribasso più alto. È così che un raggruppamento di imprese, guidato dal Consorzio stabile progettisti costruttori (Cpc) di Maletto, si è aggiudicato nei giorni scorsi il maxi-appalto da oltre 43 milioni di euro per la progettazione e l’esecuzione di lavori sulla rete idrica di Palermo.
A bandire la gara, che è stata finanziata con fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) dopo che il Ministero delle Infrastrutture a dicembre dell’anno scorso ha reso nota la disponibilità di nuove risorse, è stata l’Amap, la società pubblica che si occupa del servizio idrico in tutta la provincia.
L’ufficializzazione della graduatoria è arrivato a pochi giorni dall’udienza al tribunale di Messina dove verrà valutata la richiesta di patteggiamento della pena da parte di Giuseppe Capizzi, sindaco di Maletto e imprenditore ritenuto amministratore di fatto del Cpc. Capizzi, in primavera, è stato coinvolto nell’inchiesta sulla corruzione negli uffici della struttura commissariale per il contrasto al rischio idrogeologico. Ai magistrati e alla guardia di finanza ha ammesso di avere pagato tangenti – sotto forma di lavori e prestazioni professionali – all’allora commissario Maurizio Croce, anche lui in attesa di sapere se il tribunale accetterà la proposta di patteggiamento o se dovrà sottoporsi a un processo.
Maxi appalto dell’Amap per la rete idrica di Palermo, le tre offerte
A prendere parte alla gara d’appalto per il completamento della rete idrica sono stati tre raggruppamenti temporanei d’imprese.
Il primo, guidato da Sicil Tecno Plus e a cui si sono aggiunte le imprese Cebat, Idroambiente, Ingallina, Exso e Mer Mec Engineering, ha presentato un ribasso del 18,06% e un’offerta tecnica che ha ottenuto un punteggio di 72,698 su cento. La proposta tecnica del secondo raggruppamento – con Infrastrutture srl come capogruppo e di cui hanno fanno parte anche Consorzio Jonico, Unyon, Sorrenti Impianti, Stcv, e A.mi.ca. – è stata valutata 72,936 punti, mentre l’offerta tecnica è stata del 14,61%.
Appalto rete idrica a Palermo, l’offerta Cpc
L’offerta migliore – 80 punti sul fronte tecnico e un ribasso del 20% – è stata invece quella del Cpc: il consorzio di Maletto si è aggregato alle società 2F Water Venture, Bm Tecnologie Industriali, Vica, Acque Chiare srl, Arkè Ingegneria, Alfa Solutions Spa, Danphix, Elite Ambiente.
A loro spetterà di occuparsi dei tre segmenti in cui è stato ripartito il progetto di fattibilità tecnico-economica. Nel capitolato d’appalto vengono descritti le modalità e le tempistiche con cui bisognerà lavorare sulla realizzazione delle maglie principali delle reti, dell’assetto dell’alimentazione delle sottoreti della fascia fino a 35 metri sul livello del mare e occuparsi anche dell’ottimizzazione delle tubazioni principali dei serbatoi San Ciro Alto e Monte Grifone.
L’appalto prevede anche la ricerca delle perdite nelle reti e altri interventi sulle reti secondarie e terziarie e sugli allacci di alcune delle utenze localizzate nell’area denominata Destra Oreto. L’aggiudicazione è arrivata nel giro di poche sedute, svoltasi davanti a un notaio palermitano tra l’11 settembre e il 5 novembre.
Il procedimento giudiziario
Il 12 novembre al palazzo di giustizia di Messina è prevista l’udienza davanti al tribunale in composizione collegiale per esaminare la proposta di pena concordata per l’imprenditore Giuseppe Capizzi, ritenuto dalla procura amministratore di fatto del Cpc, e reo-confesso sui rapporti corruttivi che lo avrebbero legato all’ex commissario per il contrasto del rischio idrogeologico Maurizio Croce.
I fatti si sono svolti tra il 2020 e il 2022, in un periodo in cui il Consorzio stabile progettisti costruttori aveva ottenuto l’aggiudicazione di un appalto per la riqualificazione ambientale e il risanamento dell’alveo del torrente Cataratti-Bisconte nel territorio di Messina.
Nell’indagine, oltre a Giuseppe Capizzi e al fratello Emanuele, che nelle vesti di legale rappresentante del Cpc in estate ha patteggiato una pena a otto mesi, era rimasto coinvolto anche lo stesso consorzio. Gli inquirenti contestavano gli illeciti previsti dalla legge sulle responsabilità amministrative delle società “perché nell’interesse o comunque a vantaggio di tali imprese (oltre al Cpc, anche la Scs, anch’essa di proprietà della famiglia Capizzi, ndr) venivano commessi i reati”. Con decreto del 25 settembre 2024, però, il Procuratore della Repubblica di Messina ha disposto l’archiviazione del procedimento n. 2910/24 RGNR e quindi il Consorzio stabile Progettisti e Costruttori non risulta più coinvolto nell’inchiesta, essendo stato escluso che eventuali comportamenti illeciti siano stati tenuti nel suo interesse.
In estate la richiesta di patteggiamento da parte di Capizzi e Croce era stata rigettata dal giudice per le indagini preliminari, che aveva ritenuto non congrua la quantificazione della pena fatta dalla Procura e dai legali difensori.
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NOTA: Nell’articolo pubblicato in data 13/11, abbiamo erroneamente riportato che il Consorzio risultava ancora coinvolto nell’indagine, mentre la Procura di Messina ha disposto l’archiviazione. Ci scusiamo e pubblichiamo la rettifica richiesta dai legali dei diretti interessati.
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Nel testo dell’articolo è stata data la seguente informazione: “Nell’indagine, oltre a Giuseppe Capizzi e al fratello Emanuele, che nelle vesti di legale rappresentante del Cpc in estate ha patteggiato una pena a otto mesi, è coinvolto anche lo stesso consorzio. Gli inquirenti contestano gli illeciti previsti dalla legge sulle responsabilità amministrative delle società ‘perché – si legge nell’ordinanza del tribunale nell’interesse o comunque a vantaggio di tali imprese (oltre al Cpc, anche la Scs, anch’essa di proprietà della famiglia Capizzi, ndr) venivano commessi i reati’”.
“La notizia è errata e fornisce al lettore una immagine distorta della realtà perché, con decreto del 25 settembre 2024, il Procuratore della Repubblica di Messina ha disposto l’archiviazione del procedimento n. 2910/24 RGNR nei confronti del Consorzio stabile Progettisti e Costruttori”.
“Il Pubblico Ministero NON ha chiesto il rinvio a giudizio del Consorzio menzionato e quindi non risponde al vero che il consorzio è attualmente ‘coinvolto nell’indagine’, essendo stato escluso che eventuali comportamenti illeciti siano stati tenuti nel suo interesse”.

