Il ritorno del medico scolastico, auspicato dal sottosegretario alla Salute Gemmato, sarebbe importante anche dal punto di vista dei pediatri
Il ritorno del medico scolastico, auspicato nei giorni scorsi dal sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, che lo vede come una prospettiva vincente pure in termini di prevenzione e lo accoglierebbe come una conquista, “sarebbe importante” anche dal punto di vista dei pediatri. A sottolinearlo all’Adnkronos Salute è Italo Farnetani, professore ordinario di Pediatria dell’Università Ludes-United Campus of Malta, che ricorda un dato: “C’è un 10% di popolazione under 18 che non viene visitata da nessun medico, né pediatra, né dentista. Questo limita la prevenzione. Avere il medico scolastico permetterebbe di poter visitare tutti i bambini”, intercettando anche quelli che altrimenti sfuggirebbero all’occhio del camice bianco, osserva.
L’importanza della medicina scolastica
Un tema a lui caro quello dei medici fra i banchi di scuola. “Ho sempre pensato fosse importante la medicina scolastica – racconta spesso – e criticai quando fu abolita di fatto nel 1979 con l’introduzione del sistema sanitario nazionale”. Per Farnetani sarebbe benvenuta negli istituti scolastici anche la figura dello psicologo, pensandolo “inserito in un quadro più grande di collaborazione interdisciplinare fra docenti, psicologi e pediatri”, ha evidenziato in diverse occasioni. Il ragionamento è che “la scuola è un osservatorio privilegiato” e, soprattutto in certi casi, far entrare la medicina ‘in aula’ può “il modo per visitare o incontrare un minore”. Una carta da giocare, insomma, sia nella scuola primaria che secondaria, e sia in chiave di “prevenzione”, conclude Farnetani, sia per rilevare tempestivamente eventuali difficoltà. Per esempio, “a volte il basso rendimento scolastico può essere dovuto anche a problematiche di salute come deficit visivi o uditivi, mentre nella scuola secondaria di secondo grado il focus è il disagio psicologico”.