“In ogni parlamento esistono dei sistemi per evitare l’ostruzionismo. Se si impedisce a un parlamento di legiferare si impedisce a un sistema democratico di funzionare. Tutto questo non lo posso accettare. Rispetto il parlamento ma a tutto c’è un limite. Io e la mia maggioranza sentiamo il dovere che le risorse figlie delle maggiori entrare ottenute in questi mesi vengano utilizzate subito per il bene dei siciliani. Io vado avanti, nel rispetto delle regole”. Così il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani intervenendo all’Ars dove è in corso la discussione sulle variazioni di bilancio. Le opposizioni hanno protestato contro la decisione in conferenza di capigruppo di adottare la “tagliola“.
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Schifani: “Nel testo delle variazioni di bilancio non c’è nulla di fazioso”
“Mi appello al senso di responsabilità di tutti. – dice Schifani all’Ars – Ieri abbiamo trascorso sette ore per votare un articolo, non mi si dica che non c’è ostruzionismo. Sono rimasto qui ad ascoltare anche degli improperi, mi è stato dato del dittatore e del fascista, ma io non sono nè l’uno nè l’altro. Mi sento una grande responsabilità. La manovra ter da circa 400 milioni si poggia su tre pilastri: sociale, emergenze e infrastrutture. Per noi è un dovere utilizzare subito per i siciliani le maggiori entrate”.
“Nel testo delle variazioni di bilancio – ha aggiunto Schifani – non c’è nulla di fazioso o strumentale. Si tratta di norme per il bene della Sicilia e dei siciliani. Per questo motivo faccio un richiamo al senso di responsabilità dell’opposizione: abbandonate l’atteggiamento ostruzionistico. Si lavori, questa notte e domani, per dare risposte ai siciliani. Non possiamo permetterci di fermarci”.
La tagliola
Che cos’è la “tagliola”? Si tratta di uno strumento che impedisce il dibattito in aula sulle norme passando direttamente al voto finale. All’approvazione sono insorte le opposizioni del governo Schifani con diverse note dei capigruppo del Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, oltre a Ismaele La Vardera che ha deciso di imbavagliarsi in aula in segno di protesta.