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Approvato dalla Fda farmaco contro la sindrome di Alzheimer

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Approvato dalla Fda farmaco contro la sindrome di Alzheimer

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lunedì 07 Giugno 2021

L'autorizzazione era attesa con grande attenzione in quanto era dal 2003 che non veniva approvata una nuova terapia contro questa malattia.

La Food and Drugs Administration (Fda)
statunitense ha approvato l’utilizzo dell’Aduhelm, un farmaco contro la
sindrome di Alzheimer. Lo riferisce una nota. L’autorizzazione era attesa con
grande attenzione in quanto era dal 2003 che non veniva approvata una nuova
terapia contro questa malattia.

È il primo farmaco approvato in quasi
vent’anni dall’Fda per l’Alzheimer
, una malattia che interessa milioni di
persone e le loro famiglie: quasi 6 milioni di casi in Usa, 500 mila
malati solo in Italia.
 L’Fda ha approvato il farmaco a condizione che
l’azienda produttrice, Biogen, conduca ulteriori test clinici, dal momento che
i risultati della prima fase di sperimentazione sono stati giudicati
incompleti.

Questi risultati avevano sollevato dubbi
sull’efficacia dell’Aduhelm, tanto che la commissione di consiglieri
indipendenti competente per le malattie nervose dell’Fda aveva espresso parere
contrario all’autorizzazione del farmaco e diversi esperti ne avevano
sconsigliato l’approvazione.

L’Aduhelm sarebbe il primo farmaco a
intervenire in modo diretto sui meccanismi fisiologici dell’insorgere della
malattia
, ovvero la formazione di placche betamiloidi sul cervello. I test hanno
mostrato, nei pazienti con i primi sintomi della malattia, ovvero perdita di
memoria e prime difficoltà nel ragionamento, una riduzione di queste
placche.

La terapia, che consiste in iniezioni
mensili, non è stata tentata su pazienti con sindrome a uno stato avanzato
. L’Fda sottolinea la
grande attenzione mediatica sollevata dal trattamento e avverte che i dati
forniti da Biogen “sono estremamente complessi e lasciano dubbi residui
sui benefici clinici”.

L’agenzia Usa ha riconosciuto che
“la comunità degli esperti ha offerto prospettive differenti” ma
ha spiegato di aver scelto la procedura dell’approvazione accelerata,
utilizzata per fornire accesso a terapie per malattie gravi per le quali non
esistono cure sufficienti, dopo aver concluso che “i benefici per i
pazienti con Alzheimer trattati con l’Aduhelm superano i rischi della terapia”.

Un decorso lento

Il decorso della malattia è lento e
in media i pazienti possono vivere fino a 8-10 anni dopo la diagnosi della
malattia
. La demenza di Alzheimer, come detto, si manifesta con lievi problemi di
memoria, fino a concludersi con grossi danni ai tessuti cerebrali, ma la
rapidità con cui i sintomi si acutizzano varia da persona a persona. Nel
corso della malattia i deficit cognitivi si acuiscono e possono portare il
paziente a gravi perdite di memoria, a porre più volte le stesse domande,
a perdersi in luoghi familiari, all’incapacità di seguire delle
indicazioni precise, ad avere disorientamenti sul tempo, sulle persone e sui
luoghi, ma anche a trascurare la propria sicurezza personale, l’igiene e la
nutrizione.

I disturbi cognitivi possono, tuttavia,
essere presenti anche anni prima che venga formulata una diagnosi di demenza di
Alzheimer.
 Oggi l’unico modo di fare una diagnosi certa di demenza di Alzheimer
è attraverso l’identificazione delle placche amiloidi nel tessuto
cerebrale, possibile solo con l’autopsia dopo la morte del paziente. Questo
significa che durante il decorso della malattia si può fare solo una
diagnosi di Alzheimer “possibile” o “probabile”.

Le terapie farmacologiche

A oggi non esistono farmaci in grado di
fermare e far regredire la malattia e tutti i trattamenti disponibili puntano a
contenerne i sintomi. Per questo l’approvazione di Aduhelm potrebbe essere un
passaggio fondamentale: sarebbe il primo farmaco a intervenire in modo diretto
sui meccanismi fisiologici dell’insorgere della malattia, ovvero la formazione
di placche betamiloidi sul cervello.

I test hanno mostrato, nei pazienti con
i primi sintomi della malattia, ovvero perdita di memoria e prime
difficoltà nel ragionamento, una riduzione di queste placche. Per alcuni
pazienti, in cui la malattia è in uno stadio lieve o moderato, farmaci
come tacrina, donepezil, rivastigmina e galantamina possono aiutare a limitare
l’aggravarsi dei sintomi per alcuni mesi. (agi)

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