Approvazione del Consiglio europeo Ue, Recovery Fund nel bilancio 2021-27 - QdS

Approvazione del Consiglio europeo Ue, Recovery Fund nel bilancio 2021-27

Carlo Alberto Tregua

Approvazione del Consiglio europeo Ue, Recovery Fund nel bilancio 2021-27

mercoledì 14 Ottobre 2020

Nella Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (Nadef) è scritto con chiarezza che le risorse europee messe a disposizione del nostro Paese dal Next Generatione Eu (Ngeu), all’interno del quale vi è il Recovery and Resilience Facility (Rrf), saranno disponibili non appena il Consiglio europeo avrà approvato il Piano nazionale per la Ripresa e la Resilienza (Pnrr).
Non c’è scritto, però, che tali risorse devono essere inserite nel bilancio settennale 2021-2027. Non solo, non c’è scritto neanche che le erogazioni ed i finanziamenti devono seguire esattamente le procedure europee esistenti, previste all’interno dello stesso bilancio.
Che significa tutto questo? Almeno due fatti. Il primo: che se non viene approvato il bilancio settennale non può diventare operativo il Recovery and Resilience Facility (Rrf). Il secondo che, senza il rispetto delle procedure, l’Italia non vedrà un euro.

Chi deve rispettare le procedure? Le burocrazie statali e regionali alle quali devono pervenire progetti di investimento e non richieste di spesa corrente. Tali progetti di investimento devono essere redatti in modo preciso sui binari delle suddette procedure. Diversamente, quando arriveranno alla Commissione europea per il vaglio, verranno respinti al mittente.
Dunque, il neo più grosso per portare nel circuito economico e finanziario del Paese i 209 miliardi, di cui tutti si riempiono la bocca senza averne cognizione di causa, è costituito da quella burocrazia che dovrà osservare i precetti europei.
Ma siccome la burocrazia italiana non funziona, è retrograda, rifiuta la modernizzazione e la digitalizzazione delle procedure, non ha voglia di lavorare, non funziona per obiettivi e risultati, come può ottemperare in maniera puntuale alle prescrizioni di Bruxelles?
La conseguenza è che dei progetti che arriveranno nella capitale belga ve ne saranno molti che non approderanno ai finanziamenti. Questa è la triste predizione che le persone di buon senso fanno.
A meno che, i ministri e i presidenti di Regione, colti da una improvvisa frenesia di efficienza, non scelgano fra i dirigenti quelli diligenti e preparati, che ci sono.
Non bisogna sparare nel mucchio. Fra i circa quattro milioni di persone che lavorano nelle pubbliche amministrazioni di tutti i livelli e in tutte le Società controllate da esse, ve n’è una parte minoritaria, non insignificante, costituita da validi professionisti, onesti ed integerrimi, capaci di raggiungere gli obiettivi.
Ma qui casca l’asino. Se i vertici sono onesti e integerrimi, sceglieranno persone di altrettanta caratura; se, invece, sono mediocri, si rifugeranno in collaboratori mediocri che, però, non sapranno svolgere il loro compito per carenza di preparazione, per insufficienza mentale e per bramosia corruttiva.
C’è un crinale fra operare bene e operare male, è del tutto evidente. Data la grave crisi in cui si trova il Paese, non dovrebbero esservi dubbi nella scelta del campo: quello dei capaci e dei competenti. Non sappiamo, però, quanti ministri e presidenti di Regione abbiano la consapevolezza che solo su questo versante si deve operare per risollevare le sorti dell’Italia.

Maggiori responsabilità hanno i presidenti delle otto Regioni meridionali, proprio perché il Sud è in condizioni ancora più disastrose e anche perché, non avendo infrastrutture, apparati manifatturieri estesi, salvo alcuni a macchia di leopardo (Melfi, Pomigliano D’Arco), essendo venuta meno l’attività del turismo e contando su una agricoltura mediocre, è veramente allo stremo della condizione economica.
I presidenti delle Regioni meridionali pensano ai sussidi, alle “elemosine” e ad altri provvedimenti assistenziali che non risolvono il problema del fermo della ruota economica. Per esempio, non attingono alle cospicue risorse Ue del Po 2014-20 che ancora sono disponibili ed utilizzabili immediatamente.
Altro esempio: non battono i pugni sul tavolo del governo perché destini le risorse del bilancio 2020 (di questo bilancio!) all’inizio della costruzione delle infrastrutture nel Sud, fra cui le Lav (Linea Alta Velocità) Salerno-Reggio Calabria e Bari-Reggio Calabria, nonché la Lav Sicilia ed il Ponte sullo Stretto.

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