Arancia rossa, un patrimonio da tutelare in Europa - QdS

Arancia rossa, un patrimonio da tutelare in Europa

Chiara Borzi

Arancia rossa, un patrimonio da tutelare in Europa

giovedì 17 Novembre 2022

Nella suggestiva cornice del Palazzo Biscari di Catania esperti a confronto nel workshop organizzato dal Consorzio di tutela. Al centro la riforma del sistema delle indicazioni geografiche

CATANIA – Nonostante le attuali congiunture socio-economiche o le fitopatie nuove che mettono a repentaglio l’esistenza del prodotto, l’Arancia Rossa di Sicilia è un bene da 40 milioni di euro di guadagni e una produzione da 30 mila tonnellate annue.

È una Igp in lista per essere riconosciuta dal ministero dell’Agricoltura della Repubblica Popolare Cinese, dunque potenzialmente pronta ad aprirsi ad un mercato da 1,4 miliardi di consumatori, inoltre rappresenta oggi il primo prodotto del Sud Italia insieme alle nocciole. Da Catania, città dell’Arancia Rossa Igp insieme a Siracusa ed Enna, ha preso il via un’intera giornata di dibattiti all’interno del workshop “La Riforma del sistema delle indicazioni geografiche in Eu”, organizzato dal Consorzio Arancia rossa di Sicilia e ospitato a Palazzo Biscari con i maggiori esperti del settore agrumicolo, i rappresentanti del mondo della produzione e delle istituzioni competenti a migliorare le attività di produzione e commercio del frutto nel panorama internazionale.

Oggi il cambiamento climatico sta ritardando la produzione siciliana, non si verifica infatti la necessaria escursione termica di 20° che permette lo sviluppo delle caratteristiche dell’Arancia Rossa Igp, ma l’ulteriore attesa che stanno vivendo agrumicoltori e consorzi riguarda proprio l’applicazione della riforma europea riservata a dop, igp e stg. In dirittura d’arrivo per la fine del 2022 e alle battute finali di discussione un cambiamento che viene accolto con cauto ottimismo. “Serve un accordo con Roma e Bruxelles per una riforma che verrà completata la primavera del prossimo anno – ha spiegato il presidente di Origin Italia, Cesare Baldrighi -. Lo spirito che la guida è la modifica della normativa 2081/92, che l’Italia ha recepito ben sette anni dopo, nel 1999, l’orientamento è rendere più semplice l’aggregazione tra le attività coinvolte nel ciclo, l’adeguamento alle novità portate dalla tecnologia e la necessità di introdurre il concetto di sostenibilità nella produzione. Oggi il collo di bottiglia è rappresentato dagli anni di ritardo già mostrati dall’Europa sull’approvazione di altri disciplinari. Non c’è mai stato dinamismo, per questo potrebbero essere più lenti anche gli adeguamenti da parte delle imprese”.

Per la direzione del Dipartimento dell’Agricoltura della Regione Siciliana le nuove prospettive pianificate dall’Europa aiuteranno l’isola ad aumentare gli introiti dalle eccellenze. “Questa riforma può funzionare ed è fondamentale – ha dichiarato il direttore del Dipartimento regionale, Dario Cartabellotta -, questa riforma darà sempre più all’identità dei territori e quindi anche alla Sicilia. Sulle eccellenze siamo già estremamente competitivi, un ulteriore livello di organizzazione, tramite le prossime modifiche alla normativa, farà sicuramente la differenza e porterà l’agroalimentare siciliano oltre la soglia dei nove miliardi di euro”.

I numeri su cui le modifiche della normativa 2081/92 andrà ad impattare sono estremamente rilevanti. “Per troppo tempo siamo stati silenti, per questo ringrazio Origin per la competenza con cui sta seguendo la partita – ha dichiarato il presidente del Consorzio Arancia Rossa di Sicilia Gerardo Diana -. 3.400 prodotti tra dop e igp rischiano di essere riclassificati, il cambiamento coinvolge 71 miliardi a livello europeo e 15 miliardi per la sola Italia. Sono numeri importantissimi che non possiamo tralasciare. Dietro le denominazioni ci sono posti di lavoro, imprese siciliane che affrontano l’insularità per commerciare l’Arancia Rossa Igp in tutto il mondo. Dobbiamo difendere la nostra produzione anche dalle fitopatie, in questo caso dal Greening. Attualmente non è presente sul nostro territorio, ma se dovesse arrivare in Italia sarebbe la fine dell’agrumicoltura siciliana: questa fitopatia non ha cure”.

Esiste un dialogo avviato con l’Europa. “Per fortuna segue la riforma Paolo De Castro, che è già stato ministro (delle Politiche Agricole e Alimentari ndr) ed è persona serie e competente. C’è però tutto un blocco dei paesi del Nord Europa che potrebbe avere una visione diversa dalla nostra, quindi, come paesi Euro-Mediterranei dobbiamo essere molto attenti a delle scivolate che potrebbero essere per noi molto care”.

Chiara Borzì
Twitter: @ChiaraBorzi

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