Enrico Trantino, avvocato dell’ex assessore (e candidata con Fratelli d’Italia in vista delle elezioni del 25 settembre) Barbara Mirabella – ai domiciliari nell’ambito di un’inchiesta per casi di falso e corruzione – commenta l’arresto della sua assistita e definisce la misura domiciliare ai suoi danni “eccessiva”.
Coinvolti nella stessa inchiesta anche il direttore dell’ospedale San Marco di Catania, Francesco Basile, e Giovanni Trovato (amministratore delegato di una farmacia).
“Constato che il provvedimento è stato emesso ed eseguito a pochi giorni dal voto e, fermo restando le valutazioni giuridiche sul reato che faremo nelle sedi opportune, che la misura cautelare per l’episodio contestato mi sembra eccessiva”.
Questo è il commento dell’avvocato Enrico Trantino dopo l’arresto di questa mattina.
Naturalmente, l’arresto di Barbara Mirabella ha suscitato l’attenzione della politica locale. Molti esponenti di diversi orientamenti politici hanno commentato la notizia.
“Come avvenuto già alle scorse amministrative di Palermo – dove esponenti del centrodestra sono stati arrestati a pochi giorni dal voto – oggi una misura cautelare è stata spiccata a Catania a carico di una candidata alle regionali del centrodestra. Il metodo di costruzione delle liste e di gestione del consenso da parte del centrodestra è purtroppo sempre lo stesso. Lo abbiamo contestato più volte e i fatti stanno lì a dimostrarlo. Per questo rivolgo ancora una volta un plauso ai magistrati e alle forze dell’ordine“. Queste le parole del segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo.
“Premetto, tutti sono innocenti fino al terzo grado di giudizio, ma è certo che l’arresto della candidata all’Ars del partito di Giorgia Meloni, Barbara Mirabella, ex assessore al Comune di Catania, non rappresenta certo il miglior viatico per le prossime elezioni regionali che già vedono in corsa per la presidenza un candidato sotto processo nell’ambito del processo Montante”, commenta Nuccio Di Paola, candidato M5S alla presidenza della Regione Siciliana.
“Se le accuse alla candidata di Fratelli d’Italia dovessero essere confermate, ci troveremmo di fronte a un odioso reato, quello della corruzione, contro il quale il M5S si è concretamente e reiteratamente battuto fino ad arrivare all’approvazione della cosiddetta Spazzacorrotti, che dal gennaio 2019 è legge dello Stato. L’arresto della candidata di FdI all’Ars non è certo uno spot per convincere gli indecisi a correre alle urne, tutt’altro. E questo, in un periodo in cui l’astensionismo è da tempo il partito di maggioranza assoluta, non è certo un bene per la democrazia”.
“Il quadro che emerge dall’inchiesta catanese racconta una Sicilia in cui la politica, la salute e l’istruzione sono considerati bottino di guerra, proprietà private, privilegio di furbastri e malversatori. Sono appunto la politica, la sanità, l’università che vogliamo liberare e riscattare”. Così Claudio Fava, leader del gruppo “Cento Passi per la Sicilia”.
Immagine di repertorio