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sabato 19 Marzo 2022

C’è un ciclo elettorale, comunale, regionale e nazionale che può stravolgere il tessuto politico dell’isola, soprattutto nelle sue classi dirigenti apicali

È guerra ad Est, tra Russi ed Ucraini, ma c’è un clima bellico anche all’Assemblea Regionale Siciliana. Questa è stata una settimana di scontri intensa, l’aumento temporale del semestre bianco, che impedisce le nomine per il governo ed i governisti, la frattura del gruppo parlamentare di FI che ha portato ad un golpe bianco, nel senso degli effetti, la turnazione, prevista per legge, delle commissioni in questo momento topico.

La maggioranza era in crisi dall’estate scorsa, quando il Presidente Musumeci organizzò una convention sui risultati governativi disertata da ampi pezzi della sua maggioranza. Ma oggi i nodi vengono al pettine. C’è un ciclo elettorale, comunale, regionale e nazionale che può stravolgere il tessuto politico dell’isola, soprattutto nelle sue classi dirigenti apicali.

Le principali dispute in campo sono due.  La prima è la crasi tra i governisti della maggioranza, riuniti intorno a Musumeci, e coloro che ritengono insufficiente e non più ripetibile la sua esperienza amministrativa. Questa spaccatura attraversa i partiti che fanno parte di questa maggioranza, come in precedenza aveva spaccato anche l’opposizione con la nascita di gruppi di deputati che avevano scelto di passare in maggioranza. Di fatto Musumeci dopo essere stato eletto da un definito arco di partiti li ha frantumati, creando il partito degli assessori che sono diventati Bellissimi loro malgrado.

Il caso più evidente è in Forza Italia, il gruppo che ha tentato, seppur stoppato da regole procedurali e dal presidente di turno dell’Assemblea, il blitz per prendere la guida parlamentare, prodromica a quella politica. È costituito tutto da esponenti molto vicini a Musumeci. Costoro, sia al governo che in Assemblea, erano proprio coloro che fino ad ora avevano goduto dei maggiori vantaggi, tra assessorati e presidenze di commissione. Di fatto invece di una rivolta degli schiavi, di cui in Sicilia abbiamo memoria, c’è stata una rivolta dei Beneficati.

Il secondo punto di frizione deriva dall’approssimarsi delle nazionali e della lotta sui collegi, che nel frattempo per il combinato disposto del taglio dei parlamentari e del calo dei consensi, crea uno stato di guerra interna, soprattutto in Forza Italia, ma non solo in essa.

Per questo l’attacco al coordinatore, Gianfranco Miccichè, che finché ha questo ruolo potrebbe contrastare le ulteriori ambizioni dei suoi oppositori interni.

Ma problemi similari ci sono anche in altre formazioni politiche con assessori che, tra esigenze di partito e conservazione del proprio ruolo, hanno scelto il secondo.

Nel frattempo l’isola viene battuta palmo a palmo dal pulmino peace&love del candidato alternativo e fuori dagli schemi. Il Bob Dylan siciliano Cateno De Luca.

Di fatto la politica siciliana giocherà di nuovo uno schema quantomeno tripolare, con un centrodestra spaccato ed un centrosinistra ad oggi tra il silente ed il confuso. Ed in tutto questo non abbiamo, ovviamente, né bilancio né amministrazione.

Così è se vi pare.

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