Tre norme di un testo costituito da quaranta articoli che è stato affondato dopo l’approvazione delle prime due. Poi, alla terza, quella che doveva sopprimere per poi ricostituire con altri dettati normativi, la maggioranza ha rivelato che l’unione di intenti non c’é e che l’istituzione del voto segreto all’Ars offre troppo frequentemente riparo ai franchi tiratori.
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Un esercizio democratico che non piaceva al precedente presidente dell’Ars e che non piace all’attuale presidente della Regione, forse proprio perché è proprio contro la maggioranza che tende a ritorcersi.
La debacle sulla maggioranza di Renato Schifani
Michele Catanzaro, capogruppo del Partito Democratico all’Ars, appena dopo l’aula che ha affondato due anni di lavoro sul disegno di legge per la riforma dei Consorzi di bonifica commissariati da tre decenni, aveva suggerito al nostro giornale di porre l’attenzione sulle votazioni che hanno preceduto la débacle della maggioranza di Renato Schifani.
L’articolo 1 del ddl, che avrebbe stroncato il proseguimento dell’esame, è stato approvato con 17 voti contrari sul totale dei 23 esponenti dell’opposizione. Il secondo articolo del testo ha visto il voto contrario ma insufficiente dell’intera opposizione: il Partito Democratico conta 11 deputati come il Movimento 5 stelle ed il deputato La Vardera si ascrive all’opposizione dal Gruppo misto. I conti tornerebbero. Non tornano più alla norma sulla soppressione degli attuali tredici consorzi per la quale il dem Cracolici ha chiesto il voto segreto annunciando voto contrario, il 5 stelle De Luca ha appoggiato la richiesta di voto segreto annunciando voto contrario ed al voto si sono contati 8 franchi tiratori, un astenuto e vari non votanti incluse tessere sui banchi inserite al contrario per dissimulare le reali intenzioni.
Ars e maggioranza, il parere di Mannino (Cgil)
Alfio Mannino, segretario regionale della Cgil, ha commentato caustico il risultato appena dopo la chiusura dell’aula: “Siamo in presenza di una maggioranza di governo compatta quando c’è da distribuire prebende, mancette e curare le clientele, ma che va in frantumi quando si tratta di varare la prima riforma organica di settore, oppure quando c’è a mettere in campo un atto di programmazione”.
I riferimenti del segretario non sono puramente casuali, e si rivelano quando afferma che “il fatto che Galvagno nonostante ciò che sta emergendo dalle inchieste continui a presiedere la seduta getta discredito sulle istituzioni”.
La posizione dei segretari delle organizzazioni sindacali
I segretari di Flai Cgil, Fai Cisl e Filbi Uil Tonino Russo, Adolfo Scotti ed Enzo Savarino, si trovavano davanti l’Ars in presidio assieme ai lavoratori durante i lavori a Sala d’Ercole ed anche dopo. All’esito dell’affossamento operato dai franchi tiratori della maggioranza, i segretari delle organizzazioni sindacali in presidio hanno commentato: “Il governo e la maggioranza hanno mostrato il loro vero volto, affossando una riforma annunciata da tempo, al centro di trattative e impegno con i sindacati”.
Interviene l’Anbi
Anche l’Anbi, l’associazione nazionale dei consorzi di bonifica che, per voce del direttore generale Massimo Gargano, dal nostro giornale aveva auspicato responsabilità dei deputati dell’Ars per una riforma ormai non più procrastinabile, commenta adesso in modo lapidario per tramite del suo presidente Francesco Vincenzi: “Rispettando il ruolo delle opposizioni è inaccettabile che la bocciatura di un provvedimento indispensabile per il futuro del settore primario dell’Isola avvenga in Aula per mano di franchi tiratori, che rispondono a logiche, che esulano dal merito del provvedimento. Ormai non si tratta di come fare, ma di riuscire a varare un provvedimento, che restituisca i Consorzi di bonifica ed irrigazione siciliani all’ordinaria gestione democratica che, insieme ai principi di autogoverno e sussidiarietà, è garanzia di efficienza economica ed operativa nella gran parte del Paese”.
E se per il presidente di Anbi “in Sicilia hanno perso i Siciliani”, per il direttore generale Gargano “purtroppo non sono bastati l’incapacità di accedere ai fondi Pnrr, né l’abbattimento di capi animali per l’impossibilità di nutrirli e dissetarli, né i recentissimi record di calura raggiunti in alcune zone dell’Isola a far recedere la politica da opachi particolarismi, che continueranno a condizionare pesantemente le prospettive economiche ed ambientali con inevitabili ricadute occupazionali”.
Il rigetto delle responsabilità e la sfida della maggioranza
L’opposizione ha del tutto rigettato qualunque ipotesi di responsabilità sul fallimento della riforma, con il capogruppo dem Catanzaro che ha subito sottolineato che la maggioranza ha i numeri per far passare qualunque riforma ed è proprio dalla maggioranza che è stato votato contro il loro stesso provvedimento, e con il capogruppo pentastellato Antonio De Luca che aveva definito la legge “partorita nel peggiore dei modi dopo decenni di attesa”.

