Manca circa un anno e mezzo alle elezioni, stando alle previsioni di un possibile anticipo delle regionali in Sicilia a ridosso tra fine primavera e inizio estate del 2027. Saranno al massimo due anni se si voterà in autunno. Comunque molto lontani dal voto per una simile crisi di governo regionale costituito da una coalizione di centrodestra uguale – nelle componenti primarie ed in contrasto – a quella che esprime il governo nazionale. Eppure, all’Assemblea regionale siciliana si è verificato quello che probabilmente è un paradosso politico. Dalla manovra da 54 articoli, l’opposizione ha portato a casa quello che la stessa aveva proposto e ottenuto di inserire. La maggioranza invece se l’è date di santa ragione a Sala d’Ercole demolendo tutto quello che era volere del presidente Schifani, prodotto a Palazzo d’Orleans o anche solo di iniziativa Forza Italia.
Governo regionale, la crisi della maggioranza certificata in aula
Sul finire dei lavori d’aula, a Sala d’Ercole è la voce del capogruppo di Fratelli d’Italia a definire Caporetto quella della maggioranza all’Ars, spendendo anche due parole per Grande Sicilia e Democrazia Cristiana rimaste malgrado la fuga di Forza Italia. Sala d’Ercole è stata comunque lasciata in balìa dell’opposizione, che fino a quel momento aveva affossato tutte le norme a colpi di voto segreto sugli emendamenti soppressivi cui avevano preso parte mediamente una decina di franchi tiratori. Dopo non è stato più necessario ricorrere allo strumento del voto segreto, perché l’opposizione si era fatta maggioranza e con voto palese erano Partito Democratico e Movimenti 5 stelle – con anche il voto unitario Controcorrente di Ismaele La Vardera – a decidere la manovra finanziaria come doveva essere fatta.
Da Waterloo a Caporetto, il disastro ha titoli storici
“L’arroganza di Schifani è stata punita con una raffica di bocciature forse mai viste da queste parti, figlie di una spaccatura ormai insanabile nella maggioranza”, dirà in serata il coordinatore regionale del M5s Nuccio Di Paola ricordando che era stato “consigliato in tutti i modi al governo di ritirare questa disastrosa manovra, ma l’esecutivo se n’era uscito con la proposta indecente di stralciare solo qualche articolo”. Stessa rima del presidente della commissione antimafia, il dem Antonello Cracolici che sentenzierà a fine disastro della maggioranza che “questo è il risultato quando prevale l’arroganza”. Per il capogruppo dem all’Ars Michele Catanzaro la forzatura sulla manovra è “la Waterloo di Schifani”, per il capogruppo di Fratelli d’Italia Giorgio Assenza è “la Caporetto”, per altri una débacle e via cantando. Il risultato non cambia.
La manovra del Movimento 5 stelle
Le norme inserite dai gruppi di opposizione in commissione Bilancio sono state approvate, quelle della maggioranza – salvo specifici casi e non direttamente riconducibili a Forza Italia – sono state bocciate. Il capogruppo Cinque stelle Antonio De Luca esulta perché, grazie a un emendamento del Movimento, “sono stati destinati tre milioni e mezzo in favore di tutti i Comuni siciliani per pagare le rette dei disabili psichici ricoverati nelle comunità alloggio”. Questo alla vigilia della Giornata mondiale della Salute mentale. La collega di partito Roberta Schillaci festeggia perché approvata la norma che stanzia 300mila euro a favore del Comitato italiano paralimpico per consentire agli atleti disabili di raggiungere i luoghi di allenamento e per acquistare le protesi di cui hanno bisogno. Altro deputato Cinque stelle all’Ars, Angelo Cambiano, esprime “grande soddisfazione per l’approvazione dell’articolo 13, che, grazie alla riscrittura proposta dal Movimento 5 Stelle e dal resto dell’opposizione, porta da 8 a 14 milioni di euro le risorse complessive destinate per il 2025 ai servizi di assistenza all’autonomia e alla comunicazione (Asacom) e di assistenza igienico-personale per gli studenti con disabilità”. Alla fine, per il Movimento, come afferma il capogruppo Antonio De Luca, “Il governo è clinicamente morto e andare avanti sarebbe accanimento terapeutico; Schifani ne prenda atto e stacchi la spina”.
Crisi di governo regionale, si spacca la maggioranza e si tenta il disgelo tra i dem
Renato Schifani, quale presidente della Regione Siciliana, quindi fino a ieri teoricamente a capo della maggioranza, ha comunque il merito di aver fatto riavvicinare le due anime del Partito Democratico siciliano mentre si acuiva la frattura tra le due parti primarie della sua coalizione. Anthony Barbagallo, segretario regionale del Pd, commentando l’affondamento stile Titanic di Schifani, afferma a fine giornata: “È fondamentale quanto fatto dai nostri deputati del gruppo parlamentare del Pd all’Ars, in linea con il programma del Partito Democratico in Sicilia, che in modo compatto hanno fatto emergere le storture, riuscendo a scardinare i giochi di potere su cui si regge il governo Schifani e mettendo in evidenza le incongruenze alla base del centrodestra”. L’intero gruppo del Pd all’Ars è stato quindi in linea con le richieste della segretaria Elly Schlein sulle cosiddette “mancette” che alcuni deputati siciliani avevano difeso non ritenendole tali nel caso degli emendamenti dem, ma il gruppo a sua volta ha dimostrato opportuna coesione con il gruppo Cinque stelle condividendo emendamenti, strategie in aula e risultati finali.
La manovra del Partito Democratico
Il capogruppo dei dem all’Ars, Michele Catanzaro, definendo quello di Sala d’Ercole un “clima di guerriglia”, rivendica l’approvazione “di norme che prevedono fondi destinati alle attività e al personale dei consorzi di bonifica; quattro milioni di euro per la fornitura gratuita e semi-gratuita dei libri di testo agli alunni della scuola secondaria di primo e secondo grado; tre milioni per le aziende del settore zootecnico che hanno subito danni dalla siccità; tre milioni e mezzo per misure di sostegno ai disabili psichici; un milione per sostenere i Centri antiviolenza e le Case di accoglienza, contributi a sostegno degli atleti disabili, l’aumento di 10 milioni al fondo per il contrasto alla povertà”.
In altre parole, la lista della manovra dell’opposizione approvata dall’Ars a discapito dell’originale manovra della maggioranza. “Il fondo dei Comuni per il servizio Asacom – rimarca il collega Pd Dario Safina – è stato incrementato da 6 a 10 milioni di euro, mentre quello destinato ai Consorzi dei liberi Comuni è salito da 2 a 4 milioni di euro”. Mario Giambona, altro deputato Pd all’Ars, non ha dubbi: “La variazione di bilancio si è trasformata in una vera e propria Caporetto per il governo Schifani. Una manovra falcidiata in aula, come avevamo previsto”.
Caronia condivide risultati fuori maggioranza
Marianna Caronia, deputata regionale della maggioranza, aderente a Noi Moderati ed all’Ars al Gruppo misto, porta a casa un risultato che è frutto di lavoro indipendente e condiviso con deputati regionali prescindendo dal colore politico: “Per la prima volta in Sicilia verrà istituito un fondo regionale da un milione di euro per dare la possibilità alle persone disabili di potere acquistare ausili e protesi necessarie per fare non solo sport a livello agonistico ma anche attività sportive amatoriali e ricreative. Gli aiuti andranno direttamente ai singoli destinatari, che potranno presentare le domande, dopo la pubblicazione del bando dell’assessorato regionale allo Sport. Una novità in assoluto nella nostra regione, che mira al benessere psico-fisico e all’integrazione sociale dei disabili”.
Questo il quadro d’insieme della manovra finanziaria approvata dall’opposizione, al netto delle norme della maggioranza bocciate come da precedente cronaca su queste stesse pagine.
Crisi di Governo regionale per le nomine? Galvagno smentisce
Con un post pubblico, su social, il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno ha inteso smentire le voci che definiscono la Caporetto sulla manovra frutto dei disaccordi tra Renato Schifani e Fratelli d’Italia in merito alle nomine in assessorato Salute e all’Asp di Palermo. Tiene molto a sottolineare, Gaetano Galvagno, che tra lui e Renato Schifani “non c’è stato finora alcun litigio” e che si ritiene legato al presidente della Regione da “sentimenti di profondo rispetto, amicizia e affetto”. Le norme che riguardavano gli Assessorati di Fratelli d’Italia sono state però bocciate, come anche quelle annunciate con orgoglio dal presidente Schifani. Si potrebbe ricorrere alla Var per vedere l’ordine di numerazione delle norme bocciate nell’articolato del ddl variazione di bilancio, ma l’esercizio risulterebbe comunque pleonastico perché comunque il risultato finale è stato la Caporetto dell’alleanza tra Forza Italia e Fratelli d’Italia in Sicilia sulla gestione delle risorse della Regione Siciliana.
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Foto dai profili social di Mario Giambona

