La Sicilia, si sa, è in prima linea nel Mediterraneo perché strategica è la sua posizione geografica. Adesso però la Sicilia sempre avere un ruolo attivo reale e non più soltanto teorico, ed a Sala d’Ercole iniziano a piovere domande e richieste di interventi. Nel momento di stallo dell’Ars, con convocazioni d’aula a vuoto e conferenze di capigruppo ed intese con la Presidenza della Regione per stabilire la vera roadmap di settembre, al netto di ordini del giorno mancanti sono emerse le preoccupazioni e le istanze di alcuni deputati dell’opposizione circa i recenti accadimenti sul nostro territorio e nelle immediate vicinanze. Tre temi, nessuno dei quali pacifico né rassicurante, per i quali i deputati regionali hanno chiesto chiarezza ed impegnato, per il tramite della Presidenza dell’Ars, il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani. Si tratta di Sigonella, Lampedusa e della Global Sumud Flotilla.
L’incidente di Lampedusa
Le relative rassicurazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto, che tre giorni addietro aveva offerto con margine di vaghezza, affermando – “Non penso si tratti di un reperto militare israeliano. Penso si tratti di qualcosa collegato a un lancio satellitare”, aveva detto il ministro – non fanno sentire più sicuri i lampedusani né chiariscono come il reperto sia potuto precipitare così vicino a due isole abitati e con sempre imbarcazioni e pescherecci intorno anche di notte. L’oggetto si è effettivamente rivelato una parte del razzo che ha portato in orbita un nuovo satellite israeliano, contrariamente a quanto pareva inizialmente. Non è quindi un drop tank di un caccia ma la punta del missile lanciato sempre la stessa sera della scia avvistata dagli isolani, dei boati sentiti subito dopo l’avvistamento, dei velivoli israeliani atterrati a Sigonella. Ieri i militari specializzati della Marina Militare italiana, il nucleo “Sminamento difesa anti mezzi insidiosi”, ha terminato le operazioni di recupero del residuato aerospaziale. Si tratta appunto della sezione di punta del razzo, lunga circa sei metri per un metro e mezzo di diametro, che al termine del raggiungimento di orbita si sgancia dal razzo come anche il blocco di propulsione lasciando libero il satellite trasportato.
Il satellite spia di Israele lanciato la sera del 2 settembre
L’indomani del lancio del razzo contenente il satellite, il cui componente è precipitato vicino Lampedusa, dove è stato poi trovato galleggiante in mare il 6 settembre, il capo della Direzione per la ricerca e lo sviluppo della Difesa israeliana Daniel Gold aveva annunciato: “Oggi Israele, l’industria della Difesa, ha lanciato il satellite di sorveglianza più potente mai realizzato, dimostrando l’inventiva, la creatività e le capacità del Paese. Tutte le start nazionali contribuiscono al raggiungimento della missione volta a garantire la supremazia spaziale di Israele”. Non in senso stretto, come una parte di un cannone o di un cacciabombardiere, ma il reperto di Lampedusa parrebbe, per stessa indiretta ammissione di Israele, qualcosa che appartiene ai sistemi di difesa dello Stato di Israele. La Difesa non ha fornito informazioni sul sito di lancio, ma a Lampedusa adesso sanno con certezza quale sia stato il sito di ammaraggio di parte del razzo. Almeno di una parte, perché la sera dell’avvistamento della scia luminosa scambiata per un meteorite – prima verde e poi fuoco – che si era divisa in tre parti, gli isolani affermano di aver sentito tre boati dei quali due molto forti ed uno di intensità inferiore. La parte ritrovata a Lampedusa misura circa un terzo dell’intero razzo, ed era vuota perché contenente appunto il satellite che rimane in orbita. Il resto è il blocco di propulsione, che non si sa dove sia precipitato.
Chinnici (Pd): “Dovere del governatore Schifani fare chiarezza”
In merito al resto aerospaziale israeliano che la Marina Militare ha recuperato ieri a Lampedusa, la deputata del Partito Democratico Valentina Chinnici è intervenuta ieri a Sala d’Ercole con una richiesta chiara alla Presidenza dell’Ars: “Presidente, io vorrei che lei si facesse portavoce della nostra richiesta al governatore Schifani di interrompere questo imbarazzante silenzio, perché anche oggi ci aspettavamo una sua parola su due questioni che riguardano ovviamente la guerra a Gaza”. Chinnici ha ricordato la previsione di partenza odierna, da Siracusa, di parte della Global Sumud Flotilla manifestando preoccupazione per l’attacco subito con un drone vicino Sidi Bou Said dall’imbarcazione madre della flotilla. “Ma c’é anche un’altra questione, altrettanto preoccupante – ha poi proseguito Chinnici in aula – e cioè il ritrovamento di quello che sembra non essere un ordigno bellico; ma questo non ci conforta più di tanto. Quel relitto che è stato trovato al largo delle Pelagie, dove c’é una chiara marcatura in lingua israeliana e che ha a che fare con il ministero della Difesa israeliano. Ora, perché nelle nostre acque, nel mare della Sicilia ci debbano essere relitti israeliani, è qualcosa che vorremmo sapere. Perché nel Mar Mediterraneo – ribadisce con un affondo la deputata – dobbiamo trovare relitti, satelliti o qualcosa che ha a che fare con l’esercito israeliano? Credo che sia un dovere del governatore Schifani fare chiarezza e chiedere chiarezza al ministero dell’Interno. Vogliamo una risposta formale. La Sicilia non può essere terra di guerra. Il nostro mare ed il nostro cielo non possono essere crocevia e complici di quello che sta accadendo a Gaza”.
Il caso Sigonella finisce all’Ars
Tutto in questo momento ruota intorno a Sigonella, incluse le coincidenze tra il lancio del nuovo satellite e l’atterraggio dei velivoli della stessa bandiera israeliana. Ma Sigonella non è soltanto suolo italiano ma anche una enclave americana sul territorio siciliano. L’intervento di Valentina Chinnici era già stato proposto dalla collega deputata Roberta Schillaci, esponente del Movimento 5 Stelle come la senatrice Dolores Bevilacqua, che a sua volta già si era scontrata con la messa in mora del sindaco di Lampedusa circa l’allarme lanciato sul caso dell’oggetto misterioso ritrovato nel mare delle Pelagie. Del Movimento è anche il deputato regionale Carlo Gilistro, che ieri a Sala d’Ercole ha ricordato all’aula – quasi deserta – ed alla presidenza che “Sigonella si trova nei pressi di Siracusa e di Catania”. Con riferimento al movimento di aerei israeliani del 2 settembre, Gilistro ha sostenuto che tra le due città si sta sollevando preoccupazione: “Ci sono circa un milione di persone nell’hinterland di Sigonella, dove esiste oltretutto il più grande polo industriale europeo, e quindi chiediamo con fermezza al governo Schifani ed al governo Meloni di dirci cosa sta accadendo in Sicilia e soprattutto a Sigonella”. La richiesta di Gilistro è stata motivata dallo stesso deputato come opposto dell’allarmismo, affermando la “la paura dei cittadini è maggiore quando non c’é chiarezza”.
La Global Sumud Flotilla
Altro capitolo, che riguarda l’ormai consolidata triade di Israele, Gaza e Sicilia, è quello della Global Sumud Flotilla. La flotta di imbarcazioni che salpa con a bordo aiuti umanitari da consegnare a Gaza, sfidando la chiusura di Israele e provocando i paesi occidentali affinché facciano la stessa operazione ma con navi dei rispettivi Stati, sta generando adesso anche maggiore allarme per via dell’attacco subito dalla “Family” davanti il porto di Sidi Bou Said, alle porte della capitale della Tunisia. Metà flotilla, all’incirca, salperà oggi dalla Sicilia alla volta di Gaza e dell’esercitazione navale militare che lo Stato ha già annunciato in vista dell’arrivo della flotta umanitaria. Sul tema della sicurezza dell’operazione si era speso all’Ars il deputato dem Giovanni Burtone, lamentando che il governo Meloni “non ha dato le rassicurazioni che noi avremmo voluto, di accompagnare un’iniziativa umanitaria che ha come obiettivo quello di salvare bambine e bambini, di salvare anziani, persone che subiscono la guerra, che subiscono lo sterminio!”. Burtone ha inoltre definito quella di Global Sumud Flotilla come un’azione umanitaria “che parte dalla luce aperta dalla Chiesa cattolica sulla vicenda drammatica che vive la Palestina”. L’attenzione adesso si è alzata, anche in Sicilia, perché l’isola non è più teatro di spettatori geograficamente in prima fila, ma teatro di basi militari ed operazioni della Difesa, di altri paesi, strategicamente in prima linea.

