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VIDEO | Ars, Galvagno risponde alle accuse in aula: “Indagine non conclusa, ma non mi dimetto”

Mauro Seminara
Mauro Seminara

Dopo il suo intervento in aula a Palazzo dei Normanni di Palermo, il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, riferendosi all’inchiesta a suo carico, ha risposto alle domande dei tanti giornalisti presenti.

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“Ho voluto fortemente anticipare alla seduta di giorno 8 luglio. Come sapete oggi dovrò andare a Buxelles ma ho sentito più l’esigenza di non sottrarmi all’aula rispetto a qualsiasi altro genere di appuntamento. Sono molto soddisfatto e contento che i deputati, non solo di maggioranza ma anche di opposizione, abbiano gradito questa mia apertura nel fare un vero e proprio dibattito. Perché la mia poteva essere semplicemente una comunicazione” – spiega Gaetano Galvano. Invece, nel rispetto di quello che è stata la riunione fatta in capigruppo – dove non ho fatto prevalere la logica dei numeri e quindi dei capigruppo che chiaramente mi avrebbero portato in vantaggio sotto il profilo numerico perché immagino che i capigruppo di maggioranza siano di più di quelli di opposizione – ho semplicemente sancito la regola che se anche solo un deputato avesse voluto fare il confronto non ci sarebbe stato alcun genere di problema e così infatti è stato” – prosegue il presidente dell’Ars.

La posizione di Gaetano Galvagno nel rispetto delle indagini

“Chiaramente, rispetto a qualsiasi altra dinamica, in funzione del fatto che non vorrei in nessun modo vorrei interferire nei confronti di chi in questo momento ancora sta indagando, mi limiterei soltanto a questo”. Questa, per voce dello stesso Gaetano Galvagno – che ha sottolineato in conclusione di essere venuto spontaneamente incontro ai giornalisti pur non essendo previsto alcun punto stampa – è la sintesi dell’atteso incontro tra il presidente indagato dell’Ars e l’Assemblea regionale che ha chiesto lumi in merito alle notizie apprese a mezzo stampa in merito alle indagini.

Una sessione parlamentare anomala

In altre parole, Gaetano Galvagno sapeva da tempo di essere indagato, non ne faceva annunci mediatici o parlamentari per rispetto dei magistrati che stavano indagando e apprendendo dai social media – come ha detto a Sala d’Ercole – della volontà di alcuni deputati di voler sapere ha predisposto una seduta d’aula.

Una sessione parlamentare anomala, come sottolineato da alcuni deputati, che seguiva una conferenza di capigruppo nel corso della quale esponenti della maggioranza sconsigliavano il presidente di aprire la seduta a formula dibattito d’aula. Ma pare che Gaetano Galvagno abbia comunque deciso per il dibattito aperto e non ha inteso cambiare idea.

Spazio a La Vardera e Cracolici

Così è stata data voce, sopra gli altri, a Ismaele La Vardera e Antonello Cracolici. Il primo, il fondatore di Controcorrente, che primo fra tutti aveva commentato le notizie parlando di “sistema di favori spregiudicato” e affermando la richiesta: “Galvagno si dimetta, non può più essere il presidente dell’Ars”. Il secondo, Cracolici, presidente della Commissione antimafia e – in particolare per i fatti in questione – anticorruzione, che dopo giorni di aggiornamenti e rivelazioni sulle indagini e sui contenuti di alcune intercettazioni, aveva ritenuto fosse ormai giunto “il momento per il presidente dell’Ars di riferire al parlamento della vicenda che lo riguarda e che investe i suoi collaboratori”.

Galvagno e i meriti al parlamento per l’apertura del dibattito

Gaetano Galvagno non ha, chiaramente, rivelato nulla che fosse una virgola in più di quanto si è appreso a mezzo stampa. Ha però reso “merito” al parlamento che presiede concedendosi in pubblico dibattito prima di partire per Bruxelles: “Ho ritenuto che in assenza di elementi conclusivi dell’indagine, anche il mio intervento pubblico sarebbe stato un elemento di distorsione”, ha detto ai colleghi parlamentari poco prima di cedere lo scranno più alto al vicepresidente vicario Nuccio Di Paola per sedere tra i deputati.

La presenza (in silenzio) del presidente Renato Schifani

Alla discussione che ne è nata era presente l’intero governo Schifani con il presidente della Regione silenziosamente sul suo scranno. Non una parola, ne prima né dopo l’aula da Renato Schifani. La presenza ha dato solo un segnale, forse, di vicinanza del governo al presidente Galvagno. Presenza in un momento in cui, per quanto le opposizioni abbiano visto soltanto un rinvio della questione con l’eventuale rinvio a giudizio che i procuratori potrebbero chiedere già a fine luglio, la tenuta della giunta subisce colpi pesanti. Uno dei quali il coinvolgimento di Elvira Amata, assessore al Turismo dopo una rotazione che ha visto cambiare assessore ma non quote di partito in Assessorato.

Pragmatico l’intervento di Cracolici sul caso Galvagno

Chiaro e pragmatico l’intervento del presidente della Commissione antimafia ed anticorruzione siciliana Antonello Cracolici, che ha prontamente spostato l’attenzione dell’aula dalle responsabilità del presidente Galvagno non giudicabili in questo consesso a quelle del presidente dell’Ars nei confronti della portavoce Sabrina De Capitani di cui sono state annunciate le accolte dimissioni: “La vicenda Galvagno – al di là delle responsabilità individuali e penali – è paradigmatica di un contesto di degrado verso il quale dobbiamo alzare il livello di responsabilità e rigore. Se persino i collaboratori di un presidente o di un assessore si ritengono al di sopra della legge, con sistemi di scambio e di vera e propria attività corruttiva, allora la politica deve interrogarsi perché qualcuno, tradendo le funzioni della democrazia, pensa di utilizzare singoli provvedimenti o attività per averne un tornaconto personale o un beneficio”.

Antonello Cracolici ha poi riposto l’attenzione, come ha fatto in particolare il capogruppo del suo partito Michele Catanzaro, sul filone del binomio turismo e Fratelli d’Italia: “Ben prima che iniziasse questa legislatura, già col ‘caso Cannes’ si era aperta una voragine su quel settore delicato della rappresentanza e della funzione amministrativa che pone diversi interrogativi. Quello che emerge è che Fratelli d’Italia, che ormai ripetutamente viene coinvolta negli scandali del settore del turismo, tanto da essere definita la corrente ‘turistica’, governa questo ambito non solo in Sicilia, ma anche in Italia. Trovo inaccettabile l’idea che si voglia far passare il parlamento come un luogo criminogeno, per cui si fanno leggi ad hoc, questo è un insulto alla funzione propria di un parlamento, anzi rivendico il principio che questo parlamento rappresenta gli interessi e le categorie sociali della Sicilia. Diverso è se qualcuno pensa di usare le leggi per utilità personali”.

Il punto in attesa della prossima variazione di bilancio

Pur avendo ceduto lo scranno più alto al vice Nuccio Di Paola, la questione che resta e pone i quesiti più rilevanti è quella dell’alone di dubbio che permarrà in capo alla presidenza dell’Ars già in occasione della prossima variazione di bilancio attesa a giorni da Palazzo d’Orleans. Antonio De Luca, capogruppo del Movimento 5 Stelle, ha ricordato che “il regolamento non prevede l’istituto della sospensione”. Quindi, non potendo, in via provvisoria e cautelativa, autosospendersi il presidente Galvagno, né è prevista la sfiducia dell’aula al presidente, rimane che secondo Antonio De Luca “quest’anno si deve abbandonare le logiche del maxi emendamento e cominciare a dare un segnale da questo punto di vista, perché anche andare ad indagare la singola norma si metterebbe in discussione tutto l’impianto normativo”. Anche Gianfranco Micciché ha rilevato che visto il motivo della straordinaria seduta, sarebbe forse il caso di prendere spunto dal passato: “Negli anni precedenti le finanziarie si facevano all’aperto, nell’aula gialla, con tutti i deputati che potevano partecipare”.

Tra manifestazioni di fiducia e proteste in aula

Tra le manifestazioni di fiducia e di solidarietà trasversale di tutti i gruppi di maggioranza, incluso il leader dell’ultimo gruppo annesso, cioè Cateno De Luca, che come altri si è scagliato contro la gogna mediatica, forti sono state anche le critiche per lo svolgimento dei prossimi lavori parlamentari. Da un canto quindi Giorgio Assenza, capogruppo dello stesso partito di Galvagno, ha ringraziato il presidente per la presenza in aula ed ha puntato il dito contro un “racconto affastellato da dare in pasto all’opinione pubblica famelica di racconti sui potenti cattivi”.

Dal canto opposto, Ismaele La Vardera che ha urlato all’aula guardando al presidente della Regione li seduto: “Mi sarei aspettato un sussulto di dignità da parte dell’onorevole Schifani”. In mezzo, forse, più moderati ma in attesa di giocare le proprie carte, il capogruppo dem Catanzaro che ha definito quella di ieri come una delle “giornate che ci impongono una riflessione” ed il capogruppo Cinque stelle Antonio De Luca che in premessa ha detto di non avere riconosciuto, da quanto appreso a mezzo stampa, “il politico che ho conosciuto qui in aula”. La questione morale, fatto il passo indietro della portavoce del presidente dell’Ars, è però al momento solo rinviata.