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Ars, riforme nei cassetti, 1 legge approvata ogni 10 Ddl proposti

Raffaella Pessina

Ars, riforme nei cassetti, 1 legge approvata ogni 10 Ddl proposti

giovedì 20 Gennaio 2022

XVII Legislatura, magro bottino quello portato a casa dai 70 deputati: 1,5 sedute a settimana, ok a 120 testi

La XVII legislatura volge al termine ed è tempo di bilanci non solo per il governo regionale ma anche per il Parlamento siciliano.
Magro bottino quello portato a casa dai 70 deputati di Sala d’Ercole: 1.180 i disegni di legge presentati nel corso di questi quattro anni, 120 le leggi approvate. Di queste, solo nell’ultimo anno sono ben 13 quelle impugnate, cioè finite sotto la scure del Consiglio dei ministri.

La scarna produzione legislativa è figlia anche di sedute d’Aula abbastanza sporadiche: solo nel 2021 se ne sono contate appena 67. Il Parlamento siciliano viaggia a una media di 5,5 sedute al mese, numeri probabilmente insufficienti a fronte delle tante emergenze che attanagliano la Sicilia e che meritano interventi da parte delle istituzioni.

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Un parlamento che ha lavorato poco, dunque, ma come del resto il QdS ha registrato anche nelle precedenti legislature.
La XVII legislatura è stata caratterizzata da poche sedute parlamentari, dicevamo poc’anzi. Nel 2021 ad esempio in totale ve ne sono state 67, che spalmate nell’arco dell’anno, non raggiungono le 6 sedute al mese (5,5). Questo dato non sarebbe irrilevante se durante queste poche sedute (1,5 alla settimana) il nostro Parlamento avesse approvato un congruo numero di leggi, ma così non è stato nel corso di tutta la legislatura.

Numeri alla mano si può dire che in Sicilia l’Ars porta a casa solo il 10% delle leggi che propone. La produzione legislativa, sia da parte del governo guidato da Nello Musumeci, che da parte dei parlamentari infatti è stata consistente perché in totale sono stati presentati ben 1.180 ddl (di cui 37 alla fine del 2017, nel solo mese di dicembre, visto che il parlamento si è insediato proprio a fine anno).

Nel 2018 c’è stato il picco con la presentazione di ben 446 documenti, cifra che comprende anche i ddl presentati nella precedente legislatura e che vengono riproposti perché decaduti, mentre gli anni successivi si sono stabilizzati sulla presentazione di circa 200/250 ddl per ciascuno.

A fronte di una produzione così consistente però non ha fatto seguito una corrispondente approvazione di leggi, che sarebbero state certamente utili alla Sicilia ed ai siciliani.

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Dal 2017 ad oggi le leggi approvate sono state solo 120 (28 nel 2018, 30 nel 2019, 36 nel 2020 e 26 nel 2021). Da mettere in conto che tra queste 120 leggi, vi sono compresi i documenti che ogni anno devono essere approvati obbligatoriamente come finanziarie e bilanci oltre che gli esercizi provvisori.

Ma, fatto ancora più rilevante, una parte di queste leggi è caduta sotto la scure delle impugnative di Roma. Nel 2021 la metà delle leggi sono state in tutto o in parte impugnate dal Consiglio dei ministri. Fra queste ad esempio la legge 2 del 2021 “Intervento correttivo alla legge regionale 13 agosto 2020, n. 19 recante norme sul governo del territorio”, la 5 “Norme in materia di enti locali”, la legge n. 6 dello 04/03/2021 su “Disposizioni per la crescita del sistema produttivo regionale”.

Tutte leggi di un certo rilievo sulle quali è stato posto il veto essenzialmente perché le disposizioni contenute eccedono dalle competenze statutarie, risultando in contrasto con le norme statali. Insomma la legislatura sta per finire e restano al palo ancora molte riforme: dalla legge sui rifiuti, a quella sui consorzi di bonifica, a quella del settore forestale, dei liberi consorzi, i contratti pubblici, le leggi quadro sull’edilizia residenziale pubblica e sociale, le norme in materia dei contratti pubblici e il trasporto pubblico locale. è stato appena presentato il ddl n. 1143 sul riordino del servizio sanitario regionale, ma con i tempi di approvazione c’è il dubbio che possa arrivare al traguardo.

Doppia preferenza di genere, Pellegrino: “A fine gennaio all’ordine del giorno”

Il presidente della I Commissione spiega al QdS cosa ne è stato del ddl “dimenticato”

Stefano Pellegrino

Prima di arrivare in Aula, tutti i disegni di legge passano al vaglio delle commissioni dell’Ars, dove si svolge tutto il lavoro preparatorio dei ddl affinché arrivino “confezionati” a dovere a Sala D’Ercole. Proprio nei cassetti delle commissioni giace la maggiorparte dei testi normativi.

Tanto per fare un esempio, in commissione Affari Istituzionali è ancora bloccato il ddl sulla doppia preferenza di genere, tema sul quale erano stati presentati diversi ddl, riuniti poi, in un unico testo.

In tanti si sono chiesti che fine abbia fatto il testo, ecco perché il Quotidiano di Sicilia ha chiesto notizie al presidente della prima Commissione, Stefano Pellegrino (Forza Italia).
“Non è un problema di mancanza di volontà – ci ha risposto il deputato regionale – ma c’è stata la sessione finanziaria ed abbiamo dovuto dare la priorità ai documenti sull’esercizio provvisorio nonché alle norme stralciate dalla finanziaria ma a fine del mese di gennaio spero di poter mettere all’ordine del giorno il ddl sulla doppia preferenza di genere. Tra l’altro abbiamo raggiunto in commissione un grande equilibrio tra maggioranza ed opposizione che ci permetterà in questo ultimo anno di lavorare celermente”.

Pellegrino ha aggiunto che sono ancora molti i disegni di legge da trattare prima della fine della legislatura, primi fra tutti quelli sulle riforme della polizia locale e delle Ipab. “Ci lavoriamo ormai da tre anni e spero che vadano in Aula non più tardi di marzo – ha detto Pellegrino – ma mi posso ritenere soddisfatto del nostro lavoro perché più della metà della produzione legislativa è uscita dalla nostra commissione”. 252 è il numero delle sedute svolte dalla prima Commissione dall’inizio della legislatura e facendo i debiti calcoli sono comunque solo 5,25 sedute al mese.

Tra i disegni di legge nei cassetti della commissione restano ancora quello per il terzo mandato per i sindaci nei comuni sotto i 3mila abitanti e quelli sull’istituzione degli assessorati regionali della “funzione pubblica, delle autonomie locali e delle isole minori” e alla “Programmazione” (nn. 1 e 2). Resta anche il n. 774 su “Norme in materia di protezione civile, semplificazione ed accelerazione degli interventi a seguito dell’emergenza epidemiologica da Covid-19”. E ancora il ddl nn. 727-1000 su “Introduzione di norme per l’eliminazione del divario retributivo di genere’. Vi sono poi ddl che, pur esitati dalla commissione, si arenano in Aula come quello sulla “semplificazione amministrativa e la digitalizzazione della pubblica amministrazione (nn. 774-443-485)”.

Trasparenza, sul sito dell’Ars ancora lontana

Resoconti delle commissioni, pubblicazione non regolare

Oltre che tutelato dalla nostra Costituzione, il principio della trasparenza, inteso come accessibilità totale alle informazioni che riguardano l’organizzazione e l’attività delle pubbliche amministrazioni, trova uno dei suoi fondamenti normativi anche nel decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, con l’obiettivo di favorire il controllo diffuso da parte dei cittadini sull’operato delle istituzioni e sull’utilizzo delle risorse pubbliche.

Il principio della trasparenza è stato altresì riaffermato ed esteso dal decreto legislativo 25 maggio 2016, n. 97, il cosiddetto Freedom Of Information Act (Foia), come “accessibilità totale” ai dati e ai documenti gestiti dalle pubbliche amministrazioni. Specificato questo, viene rilevato come il sito ufficiale dell’Assemblea regionale siciliana debba percorrere ancora molta strada per definirsi efficiente e trasparente.

A cominciare dai bollettini del Consiglio di presidenza, l’ultimo dei quali pubblicato risale al febbraio 2021, e le sedute della commissione bilancio, una volta visibili in streaming, ora sono tornate nel buio delle stanze del Palazzo. Inoltre ancora non c’è traccia del bilancio consuntivo Ars 2021.

Aggiungiamo che in alcune commissioni legislative i resoconti delle riunioni non vengono pubblicati regolarmente.
È il caso proprio della commissione Bilancio, quella in cui si discutono gli appostamenti finanziari dove l’ultimo resoconto risale a metà ottobre dell’anno scorso: ciò impedisce quindi al cittadino di potersi documentare tempestivamente su come gli amministratori della Regione impiegano il denaro pubblico.

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