Coronavirus, anche gli artigiani siciliani messi in ginocchio dalla crisi - QdS

Coronavirus, anche gli artigiani siciliani messi in ginocchio dalla crisi

Pietro Vultaggio

Coronavirus, anche gli artigiani siciliani messi in ginocchio dalla crisi

giovedì 26 Novembre 2020

A farlo presente è Confartigianato Imprese Sicilia, che sottolinea gli effetti catastrofici della seconda ondata sul Pil. “Urge trovare soluzioni efficaci e rapide che coinvolgano tutte le imprese senza discriminazioni di codici Ateco”

PALERMO – Il recupero delle imprese, costruito con fatica nei mesi estivi, rischia di diventare nuovamente un lontano ricordo.

Se il settore alimentare ha retto bene la crisi economica derivante dalla prima ondata Covid, altri comparti hanno subìto un notevole calo. Si tratta del tessuto produttivo dove l’artigianato rappresenta una quota significativa: trasporto persone, turismo, moda, legno-arredo e benessere. Il sistema delle imprese, comunque, ha mostrato vitalità e capacità di reazione, ma il peggioramento mondiale della situazione sanitaria ha compromesso la ripresa.

A farlo presente è Confartigianato Imprese Sicilia, che ammette una ripresa sostanziale ad agosto 2020, con indici di produzione manifatturiera e vendite al dettaglio e con recuperi di livelli pre Covid dello scorso febbraio. Confartigianato aggiunge: “Anche nelle costruzioni, settore maggiormente penalizzato durante i mesi del lockdown primaverile, la produzione ha mostrato un apprezzabile recupero. E nei mesi estivi avevamo assistito a un consolidamento della fiducia delle imprese”.

Ma il peggioramento in corso della situazione sanitaria aumenta l’incertezza, compromettendo la ripresa registrata finora. Il crollo è vicino? Confartigianato immagina due strade: “Sulla base della valutazione dei rischi sulla crescita contenuta nella nota di aggiornamento del Def 2020, pubblicata il 5 ottobre scorso, sono ipotizzati due scenari avversi, consistenti da un lato in una recrudescenza dei contagi da Covid-19 che porterebbe a restrizioni parziali se non totali (in base alle cromature delle zone assegnate dal Governo) della mobilità e delle attività economiche. Dall’altro si assiste ad una caduta della domanda mondiale più pronunciata a seguito di una evoluzione sfavorevole dell’epidemia a livello internazionale”. Quindi, continuando così le cose, si avrà una caduta relativa alla poca mobilità nazionale e accentuata dal blocco delle domande di mercato globali.

Effetti catastrofici, Confartigianato stima una perdita nazionale di Pil di 1,5 punti, pari a 23,8 miliardi di euro nel 2020 e di ulteriori 3,3 punti, pari a 61,6 miliardi di euro nel 2021, più che dimezzando il recupero previsto del 6%. Ottantatre miliardi in soli due anni. “Il recupero dei livelli pre Covid – continua l’Organizzazione che rappresenta le imprese artigiane siciliane – si allontanerebbe di un anno, arrivando al 2023, e per allora il Pil sarà ancora inferiore del 2,5% rispetto al livello del 2007, prima della Grande Crisi. La minore crescita in Sicilia nel 2020 e 2021 si registrerebbe in una perdita di Pil di 1,1 miliardi di euro nel 2020 e di ulteriori 2,6 miliardi nel 2021”.

Entrando nel vivo dei dettagli, l’Osservatorio Mpi Confartigianato Sicilia ha elaborato le stime provinciali, su dati Istat e Mef, circa le maggiori perdite di Pil dovute ad un aggravamento dei contagi e ad una caduta della domanda mondiale (dati in milioni di euro): quello che emerge è una caduta registrata a -278 punti nel 2020 e -610 punti nel 2021 in milioni di euro per Palermo ed un contenimento per Enna (-30 nel 2020 e -66 nel 2021). In picchiata anche i dati per Catania (-247 nel 2020 e -572 nel 2021), Messina (-141 per il 2020 e -332 per il 2021 in previsione) e Siracusa con -119 punti nel 2020 e -350 nel 2021. In fondo alla tabella troviamo Trapani (-83 nel 2020 e -185 nel 2021), Agrigento (-78 per il 2020 e -172 per l’anno successivo), Ragusa (-69 e -155) e Caltanissetta (-49 e -115). Sommando i dati delle province, la perdita per la Sicilia è enorme e rappresenta uno stato di arretratezza ancor più accentuata, vista la mancanza di un motore pulsante rispetto al Nord Italia.

In Sicilia abbiamo 72mila imprese artigiane registrate che danno lavoro a 125 mila unità. Noi – dice il presidente di Confartigianato Sicilia, Giuseppe Pezzati – rappresentiamo queste imprese e dobbiamo impegnarci per aiutarle e sostenerle. L’urgenza, ormai indifferibile, è di individuare soluzioni efficaci, rapide e di carattere generale e che coinvolgano tutte le imprese senza discriminazioni di codici Ateco o di colore della Regione di appartenenza. Una soluzione è rappresentata dall’opzione ‘contributi a fondo perduto nella prossima legge di bilancio’. Non possiamo non tenere conto, nei nostri ragionamenti, dei numeri forniti dal nostro Osservatorio economico. Il Governo regionale, nel suo confronto quotidiano con Roma, deve farsi portavoce per la nostra Sicilia. Il governo Musumeci deve sostenere le nostre richieste, discutendone nella conferenza Stato Regioni ed in tutte le sedi di confronto con il Governo nazionale”.

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