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Ascoltare è più difficile che parlare

Ascoltare è più  difficile che parlare

Quello del voto è un momento decisivo, perché se le scelte che si fanno nell’individuare la leadership istituzionale sono basate su fatti senza fondamento, le conseguenze si vedono nella mala gestione che poi colpisce la popolazione.

Chi sono i blablatori? Coloro che raccontano fatti e circostanze non veri con il preciso obiettivo di ingannare chi ascolta o chi legge. Soggetti pericolosissimi, socialmente parlando, perché inducono cittadine e cittadini a fare valutazioni sbagliate e a prendere decisioni sbagliate, soprattutto nel momento in cui votano e quindi decidono chi debba governare.
Quello del voto è un momento decisivo, perché se le scelte che si fanno nell’individuare la leadership istituzionale sono basate su fatti senza fondamento, le conseguenze si vedono nella mala gestione che poi colpisce la popolazione.

Se da un canto vi è quella mala gente, dall’altro vi sono i cittadini, che debbono avere la sufficiente cultura e le sufficienti conoscenze per individuare le comunicazioni menzognere e distinguerle da quelle veritiere. In altre parole, dovrebbero sapere ascoltare di più e magari parlare di meno. È noto che ascoltare è più difficile che parlare, ma è anche più efficace.

Cittadine e cittadini spesso si arrabbiano quando a loro sembra di vedere delle cose che non vanno bene. Perché arrabbiarsi? Basta riflettere mantenendo i nervi tranquilli. A molti non è chiara la forza della tranquillità rispetto a quella inutile e dannosa della rabbia, quindi le reazioni sono spesso inconsulte e non proporzionate. Ma ognuno dovrebbe essere ben capace di mantenere la sua forza tranquilla, valutando difficoltà e contrarietà e pensando con un minimo di calma a quali rimedi adottare per raggiungere i risultati.

Ovviamente non tutti sono capaci di questo comportamento perché vi è una mediocrità diffusa, che è una nemica del nostro modo di vivere. Ognuno di noi dovrebbe lottare contro la mediocrità, puntando all’eccellenza o, comunque, a comportamenti almeno sufficienti.
Questo modo di affrontare la vita non è semplice perché comporta riflessione, buonsenso, buoni sentimenti e capacità di affrontare le difficoltà pensando subito alle possibili soluzioni, almeno quando esse vi sono. E perché tutto ciò accada occorrono leader di nome e di fatto, capaci di guidare e non di comandare.

La questione è complessa perché molte persone si trovano o vengono messe nei posti apicali, per cui si sentono abilitate a comportarsi in qualunque modo, tranne in quello efficace che è atto a risolvere i problemi. Ed è proprio questo che conta: la capacità di non scoraggiarsi di fronte ai problemi, bensì di cercare tutte le vie per superarli. Ovviamente vie lecite, non pensiamo minimamente ad atti di brigantaggio.

Per avere questo comportamento bisogna addestrarsi ad avere pazienza e a usare cortesia nei confronti degli altri, perché con pazienza e cortesia si risolvono tante cose, anche apparentemente difficili.
Quanto descriviamo non è alla portata di tutti, perché bisogna comprenderne l’essenza e la finalità. Infatti ogni nostra azione deve avere un obiettivo, verso cui indirizzare le nostre energie in modo da poterlo raggiungere, possibilmente in tempi ragionevoli. È, come sempre, una questione di metodo, cioè di regole idonee a raggiungere risultati.

L’argomento trattato oggi non è di poco conto e rientra nel filone che abbiamo affrontato da tempo e cioè: “Cultura è Libertà; ruolo dei giornalisti contro l’ignoranza”.
E così siamo tornati al punto da cui eravamo partiti, perché è proprio l’ignoranza la debolezza della Popolazione, in quanto, attraverso esso, le lobbies, i centri di potere e coloro che sono dotati di poco senso della giustizia e di molto senso di furbizia cercano di muovere i meccanismi della società per un loro tornaconto egoistico, tornaconto che evidentemente confligge con gli interessi generali di tutti e tutte.

Ovviamente, se cittadine e cittadini avessero cultura e conoscenza adeguate, sarebbero in condizione di controllare meglio la Cosa pubblica e le istituzioni. Cosicché i responsabili si sentirebbero sottoposti a verifica e quindi, probabilmente, non farebbero alcune cose contrarie all’interesse generale.
Utopia? Non sappiamo (e non crediamo), ma abbiamo il dovere di scriverla.