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Asp di Trapani sotto la lente del ministero. Schillaci: “Emerse criticità dall’ispezione”

Asp di Trapani sotto la lente del ministero. Schillaci: “Emerse criticità dall’ispezione”
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Accertamenti da Roma dopo il caso dei referti istologici in ritardo: “Impiegate procedure non sempre coerenti con le linee guida”. Mulè (FI): “Più che mala, parliamo di tragi-sanità”

PALERMO – Il caso dell’Asp di Trapani è la punta di un grosso iceberg, la cui parte emersa si è resa visibile in seguito a un esposto che ha coinvolto la magistratura. I referti istologici e le circa 160 persone che hanno atteso mesi per sapere di avere un tumore e poter avviare un processo di cure in cui il fattore tempo è determinante, purtroppo, sembra un caso che invece di soluzione mediante linee guida del ministero della Salute dovrà essere risolto seguendo le indicazioni del manuale Cencelli. Ferdinando Croce è ancora il direttore generale dell’Asp di Trapani, Fratelli d’Italia – che ne è lo sponsor – tace e gli ispettori del ministero della Salute hanno affiancato, se non superato, quelli dell’assessorato regionale della Salute per comprendere come possa essere accaduto che oltre tremila campioni istologici di potenziali pazienti oncologici attendevano mesi prima di dare il responso sulle sorti dei cittadini del trapanese con giusto referto.

A metà dicembre dello scorso anno, Giuseppe Laccoto, presidente della VI Commissione parlamentare all’Ars, aveva chiesto lumi al direttore generale dell’Asp di Trapani, Croce, in merito a notizie ricevute da Pantelleria riguardanti proprio i ritardi sulla refertazione dei risultati degli esami oncologici. Il 17 dicembre infatti il leghista Laccoto sapeva di referti consegnati “dopo un anno dal prelievo”. Nel chiedere informazioni a Croce, Laccoto aveva anche sottolineato “l’importanza del fattore tempo” per la tipologia di approfondimento specialistico di laboratorio in oggetto. Ma non si era limitato a questo. Laccoto aveva anche suggerito a Croce di intervenire, se necessario, con maggiori incentivi per i medici della anatomia patologica al fine di accelerare la refertazione.

All’audizione della VI Commissione era presente anche l’allora assessore regionale al ramo Giovanna Volo. Croce aveva confermato a Laccoto i ritardi, senza entrare nel merito di quantità e tempo, precisando che erano stati ereditati dalla precedente direzione e che questi non erano da addebitare al presidio di Pantelleria ma a “soggetti terzi” incaricati della refertazione. Premessa la responsabilità di chi c’era prima, Ferdinando Croce aveva assicurato che l’Azienda sanitaria provinciale che dirige stava risolvendo il problema in seno all’anatomia patologica mediante convenzioni con altre Asp regionali, l’assunzione di due nuovi specialisti per cui era stato autorizzato dall’assessorato regionale su richiesta dello stesso manager e l’efficientamento delle procedure informatiche.

Da lì a breve, il Servizio sanitario regionale avrebbe visto una rapida sequenza di crisi sul tavolo del presidente della Regione siciliana. L’anno nuovo si è infatti aperto con il caso di presunta malasanità del Villa Sofia – Cervello di Palermo, le dimissioni del direttore generale della aziende ospedaliere riunite in questione, Roberto Colletti, e dell’assessore alla Salute Giovanna Volo, la nomina a nuovo assessore della direttrice generale dell’Asp 6, Daniela Faraoni, e infine il caso dei referti istologici dell’Asp di Trapani con il direttore generale in quota Fratelli d’Italia al centro dell’attenzione politica e dell’opinione pubblica. Lo scandaloso caso dell’Asp di Trapani è quindi giunto alla ribalta nazionale, e malgrado – anche in questo caso – il presidente della Regione siciliana Renato Schifani abbia deciso di metterci la faccia, scusandosi con i siciliani e impegnandosi personalmente affinché simili circostanze non si verifichino più, la questione Cencelli rimane sul tavolo e Croce sulla poltrona.

Sulla vicenda è intervenuto ancora, ieri mattina da Palermo, il collega di partito di Schifani, il vice presidente della Camera Giorgio Mulè: “Le due interrogazioni parlamentari sul caso dell’Asp di Trapani hanno avuto risposte omissive, nella migliore delle ipotesi. Dopo che si è insistito nel pretendere la verità, si è arrivati a un’ispezione regionale e una ministeriale ancora in corso. Ed è una verità tragica, non è malasanità ma è tragisanità, perché è stato allungato un tempo per la diagnosi e cura e questo non doveva accadere”.

Poco più tardi, alla Camera dei deputati, sullo scandalo trapanese è intervenuto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, rispondendo al question time che fa dell’Asp di Trapani un caso vergogna nazionale. Schillaci ha rassicurato l’aula affermando che il piano messo in atto dall’assessorato regionale sul coinvolgimento di tutto il sistema siciliano per esperire i referti arretrati è andato a buon fine. “L’assessorato ha tuttavia comunicato che, dagli esiti e dai riscontri documentali, è emerso l’utilizzo di procedure non sempre coerenti con quelle previste dalle linee guida del ministero della Salute”, ha però precisato il ministro Schillaci. “La Regione Sicilia – ha aggiunto il ministro – ha inoltre comunicato che è in corso tuttora un approfondimento sugli esiti dell’accertamento ispettivo, dal quale sono emerse criticità per la decisione da parte della Regione dei provvedimenti che riterranno più opportuni, e che le risultanze degli approfondimenti saranno comunicate al mio ministero, che valuterà la sussistenza delle condizioni per adottare eventuali azioni che si renderanno necessarie”.

In altre parole, le sorti del direttore Ferdinando Croce non sono più panni sporchi che si potranno lavare in casa e il presidente Schifani dovrà prendere una decisione che potrebbe turbare gli equilibri politici regionali con Fratelli d’Italia, a meno che il partito di Giorgia Meloni in Sicilia non accetti di sacrificare Croce. Man mano che la vicenda è stata snocciolata, prima dagli ispettori dell’assessorato regionale e adesso con la spedizione degli ispettori del Ministero, sono venute fuori carenze e – come definite dal vice presidente della Camera dei deputati – “omissioni” gravissime, mentre i pazienti attendevano di sapere quale mannaia pendeva sul loro stato di salute. Il Ssr implode, e di questo pare esserne consapevole il presidente Schifani e la persona da questi designata per guidare il sistema sanitario fuori dalla palude: Daniela Faraoni. All’indomani della sua nomina alla guida dell’assessorato di piazza Ottavio Ziino, Faraoni ha convocato tutti i direttori generali del Ssr. Dirà poi in VI Commissione, dove ha ottenuto la fiducia dei deputati Ars all’esito dell’audizione sulle linee programmatiche il 29 gennaio, che la sanità regionale è “in terapia intensiva e che non c’è molto tempo”.