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Giovanni Pizzo  |
domenica 16 Ottobre 2022

Dall'elezione di La Russa al Senato alla situazione di "stallo" in Sicilia: il commento.

Tutto parte dall’elezione di La Russa al Senato, dall’accordo divide et impera tra Meloni e Salvini. Berlusconi ha tentato di rimarcare che il suo partito ha preso gli stessi voti di Salvini, nonostante quest’ultimo abbia trattato al rialzo i collegi uninominali al momento della formazione delle liste, e quindi ha più senatori di Berlusconi. Il suo tentativo di dare un ruolo a se stesso e conseguentemente a Forza Italia è caduto nel vuoto della sua capacità di trattativa esaurita, nella spregiudicatezza del nuovo Caimano Renzi e nella insostenibile leggerezza dell’essere Letta.

Ormai Berlusconi se cede alla Meloni oggi, come tanti gli consigliano, domani è finito. Se non cede è finito dopodomani, ma come dice Rossella O’ Hara “Domani è un altro giorno”.

Ovviamente questa cosa avrà un immediato riscontro in Sicilia, Regione andata al voto insieme al Paese, ops Nazione. Intanto è passato il precedente che Presidente dell’esecutivo e seconda carica dello Stato possono andare allo stesso partito. Questo scatenerà un braccio di ferro in Sicilia per la Presidenza dell’Assemblea Regionale. Non è più scontata l’ascesa alla Torre Pisana di un uomo di Fratelli d’Italia, il voto sarà un Vietnam con possibile soccorso rosso, come al Senato, dell’opposizione, per chi è da vendere. Qui in Sicilia Forza Italia ha resistito all’onda del carro del vincitore e Miccichè, che a Roma ha esercitato un ruolo, come ha sostenuto Ignazio da Paternò, combatterà come suo pugnace costume.

Questo sta bloccando, per le immaginabili refluenze, la nascita del governo regionale, con Schifani che dovrà occupare il tempo in solipsistica solitudine per almeno tre settimane. Negli scacchi questo gioco di schieramento è noto come difesa siciliana. Ci vorrebbe un Kasparov, ma i russi di questi tempi non sono ben accetti.

Così è se vi pare.

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