Intervista a Giuseppe Arcidiacono, nella doppia veste di medico-cardiologo e assessore con delega alla sanità del Comune di Catania. "In futuro fondamentale l’attività preventiva delle malattie infettivo-respiratorie"
Il QdS ha intervistato Giuseppe Arcidiacono nella sua veste di cardiologo presso l’Ospedale Garibaldi centro di Catania e di assessore con delega alla sanità del Comune di Catania. Gli argomenti nell’uno e nell’atro caso hanno approfondito tematiche legate all’emergenza sanitaria. Ebbene, come medico-cardiologo gli abbiamo chiesto cosa pensa circa l’opportunità di inserire i soggetti cardiopatici tra quelli ritenuti fragili, per via della loro particolare condizione, e dunque avere per tale ragione precedenza nell’ambito della vaccinazione anti-covid, al di là dell’età anagrafica o della professione che svolgono. Ed inoltre, gli abbiamo chiesto di spiegare, ai lettori del QdS, cosa si intende rispetto al fatto che si dica che i sintomi del covid vengano, a volte, confusi con quelli dell’infarto, perdendo così minuti preziosi nell’opportuna presa in carico del paziente.
Sintomi del covid e sintomi dell’infarto
Il medico ha fatto chiarezza dicendo che “tanto nel paziente cardiopatico, ma come anche in un diabetico, si può riscontare dispnea accanto ai tipici sintomi legati alle loro patologia. All’arrivo in pronto soccorso tali pazienti vengono valutati sia per accertare l’eventuale positività al covid, sia per escludere la possibilità di criticità in atto nel paziente cardiopatico; nel particolare momento che viviamo per via della pandemia – ci spiega il cardiologo – registriamo purtroppo il fatto che vi sono pazienti i quali, per paura di recarsi in ospedale e infettarsi col covid, pur avendo sintomi riconducibili alla loro condizione di cardiopatici non si recano al pronto soccorso, e questo accresce le loro problematiche, che possono sfociare in condizioni estremante severe. Ecco da dove derivano i problemi”.
Cardiopatici e priorità alla vaccinazione
Dunque, stando così le cose, abbiamo chiesto ad Arcidiacono se a suo parere tali categorie dovrebbero avere una priorità nella vaccinazione. Egli ha risposto che “dal suo punto di vista si dovrebbe prevedere per tali soggetti una priorità di tipo uno. Purtroppo, però, a livello nazionale non è ancora chiara la collocazione dei pazienti fragili nella scala delle priorità della vaccinazione. A mio avviso – sottolinea il medico – dovrebbero essere collocati in priorità uno, insieme agli oncologici e agli pneumopatici”.
Catania e la pandemia
Come assessore del Comune di Catania con delega alla sanità, invece, abbiamo chiesto in che modo e in quale misura il covid ha cambiato il volto della sanità a Catania. Le sue parole in merito sono state: “La città sta sostenendo molto bene la pandemia, sia per quanto riguarda i posti letto disponibili, sia per quanto riguarda il versante della prevenzione e della vaccinazione. Devo dire che l’Assessorato regionale ha realizzato un’organizzazione ottimale. Questo ha messo in sicurezza la città di Catania, sebbene inizialmente la pandemia fosse stata sottovalutata dai cittadini. Oggi la cittadinanza è consapevole dei rischi, sebbene cominci ad essere avvertita, da parte di quest’ultima, una certa stanchezza”.
Infine, come medico e assessore, alla domanda cosa lascerà la pandemia, Arcidiacono ha risposto: “Lascerà la consapevolezza che è necessario investire nella sanità. Ed è chiaro. Lo conferma il fatto che buona parte dei fondi che arriveranno dall’Europa saranno investiti nella sanità. E ancora, la sanità cambierà atteggiamento su alcune patologie, soprattutto sull’attività preventiva delle malattie di tipo infettivo-infiammatorio. La popolazione ha anche capito che l’aspetto igienico e certe buone pratiche non sono da sottovalutare, sia in famiglia che all’esterno”.
Francesca Fisichella