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Magistrati: a Palermo passa la linea dell’Anm nazionale

Magistrati: a Palermo passa la linea dell’Anm nazionale

La Giunta distrettuale ha approvato con 49 voti un documento per le dimissioni dei quattro consiglieri del Csm, tra cui il palermitano Criscuoli. A una mozione più soft altri 28 voti

Dopo una lunga e sofferta assemblea la Giunta distrettuale dell’Anm di Palermo ha approvato ieri a tarda sera con 49 voti un documento che appoggia la linea scelta dal comitato direttivo dell’Associazione nazionale magistrati.

Il direttivo aveva invitato alle dimissioni i quattro consiglieri del Consiglio superiore della magistratura finiti nella bufera per quanto emerso dall’indagine sui rapporti tra toghe e politici per le nomine dei vertici di alcuni uffici giudiziari.

In 28 hanno invece votato un documento più soft in cui si invitano i colleghi coinvolti all’autoresponsabilità.

Il documento di minoranza è stato sostenuto prevalentemente dagli esponenti di Magistratura Indipendente e da alcuni magistrati di Unicost.

Alle due correnti appartengono le toghe coinvolte nella vicenda: Gianluigi Morlini, Paolo Criscuoli, che è palermitano, Corrado Cartoni e Antonio Lepre, tutti autosospesi da Csm nei giorni scorsi.

Si è già dimesso, invece, Luigi Spina, indagato per favoreggiamento a Perugia per aver rivelato al leader di Unicost Luca Palamara, anche lui sotto inchiesta, notizie su indagini a suo carico.

Nella mozione di minoranza si chiedeva di attendere gli esiti degli accertamenti in corso prima di sollecitare le dimissioni e si sollecitava “l’autoresponsabilità” dei magistrati implicati nella vicenda.

Palermo ha affrontato il caso dopo che altri uffici giudiziari si sono pronunciati: Milano, all’unanimità, per primo, con una affollatissima assemblea che ha votato per la linea dura. Poi – con diverse maggioranze, ma sempre sostenendo la necessità che i quattro consiglieri si dimettano -, anche Torino e Napoli.

Magistratura Indipendente di Palermo ha optato, come detto per la linea soft in merito alla richiesta di dimissioni. E questo pur condividendo le iniziative di riforma indicate dal Consiglio direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati.

La Anm non dà patenti di dignità, è il senso della riflessione fatta da Magistratura Indipendente, e non è possibile dare per assodato i fatti soltanto sulla base di notizie di stampa: per cui si rivolge un appello alla coscienza dei singoli proprio per cercare di trovare un punto di convergenza.

Una parte di Unicost ha votato il documento che però è rimasto in minoranza.