Prima su La 7, poi visitato da L'Espesso, Librino, tante volte definito quartiere degradato e fucina di piccoli e grandi criminali, emerge in una luce diversa.

Per ben due volte nel giro di due settimane è salito alla ribalta nazionale. Prima, immortalato nella trasmissione di Diego Bianchi in onda su La7 Propaganda live e poi visitato da due giornalisti de L’espresso. Librino quartiere tante volte troppe finito sulle pagine dei giornali locali sotto lo stigma di quartiere degradato e fucina di piccoli e grandi criminali, è emerso in una luce diversa. Nella parte artistica e associativa nella trasmissione de La 7, in quella sociale e sportiva nel servizio del periodico già diretto da Marco Damilano.

Il servizio de L’espresso

I cui collaboratori qualche giorno fa erano proprio al Palanitta per parlare con Lucia Ayari, terza classificata ai campionati mondiali del 2021 di boxe, cresciuta Librino e diventata campionessa proprio qui. Uno spunto per parlare di periferie come si spiega Tommaso Giagni, giornalista freelance che collabora con il settimanale, e che noi abbiamo accompagnato, insieme al fotografo Alessandro Penso in questo viaggio insieme a Sara Fagone della rete associazione di Librino. 

L’idea

“L’idea è stata di Alessandro Penso con il quale lavoro da anni – spiega Tommaso. È una storia che ci è sembrata molto rappresentativa nel senso che questo è uno di quegli esempi in cui da un territorio stigmatizzato, famigerato, malfamato, escono fuori delle storie piene di vita, di fame, di voglia di riscatto. Storie che dimostrano che il determinismo per cui nasci in un posto e devi rimanere lì schiacciato dallo stigma che c’è in quel posto, non è vero. Si può costruire una strada attraverso il talento, se c’è qualcuno che di quei talenti si accorge”.

Il racconto delle periferie

Tommaso ama raccontare le periferie, ma non come solitamente vengono riportate. Romanziere con la passione per queste aree urbane, tenta, attraverso la sua penna, di restituire altro. “Evito di usare la parola degrado – dice – perché c’è una retorica intorno a questo termine, cos’ come intorno alla parola decoro che, secondo me non regge. Sono termini che non vogliono dire nulla: non si può definire la vita di una persona così. Non ero mai stato a Librino, anche se lo conoscevo occupandomi di questo da anni. Ho visto, nel tempo limitato che ho avuto, una grande attività culturale e politica da parte di una serie di associazioni che operano in questo luogo, come accade in tanti altri territorio italiani stigmatizzati. Questa palestra è un luogo simbolicamente molto forte: si raggiungono alti livlli nazionali e internazionali. Anche questa è chiave di un racconto. Nel momento in cui si riporta luoghi come questo, alcuni aspetti emergono e sarebbe sciocco negare i problemi, anche perché non aiutano il territorio stesso, ma non si può ridurre tutto a questo. Io vorrei far emergere la complessità di tutto questo”. 

Storie di orgoglio

La visita dei giornalisti dell’espresso è riuscita a far emergere la grande attività della palestra Boxe Team Catania Ring. Come sottolinea Adriana Domini, che la gestisce insieme alla famiglia – il padre l’ha fondata nel 1996. “Per noi Lucia è un grande orgoglio”.