Durante la conferenza stampa dell’Agenzia europea del farmaco c'è una nuova valutazione della commissione di farmacovigilanza sulla valutazione del rischio
L’uso del vaccino AstraZenecanpotrebbe essere raccomandato sopra i 60 anni. E’ quanto apprende l’ANSA da fonti qualificate. L’indicazione potrebbe essere accolta da tutti i paesi Ue in una posizione unitaria attualmente in discussione.
Durante la conferenza stampa dell’Agenzia europea del farmaco sulla nuova valutazione della commissione di farmacovigilanza sulla valutazione del rischio (Prac) del vaccino di AstraZeneca, in relazione agli eventi rari di trombosi cerebrale, ha definito che questi rappresentano un possibile effetto collaterale del farmaco. Tuttavia i benefici della vaccinazione superano ampiamente i suoi rischi e – per tale ragione – l’Ema non raccomanda alcuna limitazione alle inoculazioni per specifiche categorie o fasce d’età, in assenza di evidenze per farlo a livello europeo. Saranno le singole autorità nazionali a doversi pronunciare per regolamentarne l’impiego.
La reazione autoimmune alla base degli eventi trombotici rari osservati in relazione alla somministrazione del vaccino AstraZeneca, rilevata oggi dall’Agenzia europea dei medicinali Ema, “potrebbe essere causata dal vettore virale utilizzato per il vaccino, ma si tratta di un’ipotesi che richiede ulteriori studi”.
Ad affermarlo è il farmacologo Antonio Clavenna, del dipartimento Salute pubblica dell’Istituto Mario Negri di Milano. “La tecnologia del vaccino AstraZeneca prevede infatti l’utilizzo di un adenovirus da scinpanzè per trasportare la proteina Spike del SarsCov2. L’ipotesi è che l’utilizzo di un virus come vettore possa, in determinati soggetti che hanno magari una particolare predisposizione, portare alla formazione di anticorpi che vanno ad agire contro l’organismo stesso.
Una ipotesi da approfondire anche in relazione al vaccino di Johnson & Johnson, che utilizza la stessa tecnologia a vettore virale e per il quale l’Ema ha segnalato tre eventi rari trombotici su 4,5 milioni di vaccinati”.
Quanto ai “maggiori o minori rischi rispetti ad altri vaccini largamente impiegati, è impossibile fare dei paragoni”, rileva l’esperto. Infatti, chiarisce, “il vaccino antinfluenzale, ad esempio, utilizza una piattaforma differente, ovvero si avvale dello stesso virus inattivato o di componenti del virus e dunque non paragonabili sono gli effetti collaterali e per l’antinfluenzale non si segnalano reazioni autoimmuni”.
Inoltre, osserva, “l’Ema non ha identificato fattori di rischio collegati a età o sesso. Il fatto che le trombosi rare si siano rilevate maggiormente in donne sotto i 60 anni, infatti, potrebbe essere dovuto alla circostanza che proprio questa fascia di età e le donne sono state le categorie maggiormente immunizzate con il vaccino AstraZeneca”.
Ad ogni modo, sottolinea Alessandro Mugelli, past president della Società italiana di farmacologia, “resta favorevole il rapporto rischio-beneficio per questo vaccino.
Il rischio di eventi avversi, sia pure rari, va infatti valutato rispetto alla gravità della malattia da cui il farmaco o vaccino deve protegger. Tutto è cioè relativo alla gravità della malattia e l’infezione da Covid-19 nel nostro Paese fa, purtroppo, ancora centinaia di morti ogni giorno”