Roma, 25 nov. (askanews) – In un quadro globale segnato da instabilità crescente e da sfide competitive globali, le associazioni imprenditoriali italiane riaffermano il proprio impegno per la transizione ecologica e chiedono al Governo un cambio di passo. È il messaggio che emerge dal Position Paper 2025 “Le sfide della transizione. Lo sviluppo sostenibile e il contributo delle imprese”, pubblicato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS).
Il documento, elaborato dal Gruppo di lavoro dell’Alleanza che riunisce undici associazioni imprenditoriali (Confagricoltura, Confartigianato Imprese, Confcommercio, CIA-Agricoltori Italiani, Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (CNA), Confindustria, Federazione Banche Assicurazioni e Finanza -FeBAF, Federterziario, Legacoop, Unioncamere, Utilitalia), è stato illustrato nel corso del quarto “ASviS Live” dedicato alla dimensione economica dello sviluppo sostenibile, svoltosi ieri a Roma dalla sede di CeoForLife Clubhouse e in diretta streaming sui canali dell’ASviS.
“Le imprese italiane affermano con chiarezza di voler contribuire alla transizione ecologica – ha dichiarato Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS -. Ma chiedono che la politica sia all’altezza della sfida, perché senza investimenti nell’innovazione, coerenza delle normative, stabilità regolatoria e strumenti finanziari adeguati, la trasformazione rischia di incepparsi proprio quando dovrebbe accelerare”.
Come sottolinea il Rapporto ASviS 2025, le crescenti fragilità dell’economia italiana vanno affrontate investendo sulla transizione ecologica e digitale, così da recuperare competitività e stimolare la crescita economica e la creazione di lavoro dignitoso. E contrariamente a quanto alcuni affermano, le imprese italiane che investono in sostenibilità aumentano la produttività, la competitività e la presenza sui mercati internazionali, come dimostrano le analisi basate su dati Istat contenute nel Rapporto. Per accelerare la transizione le organizzazioni imprenditoriali indicano quattro ambiti strategici su cui intervenire con urgenza. Sul fronte della lotta alla crisi climatica, le imprese chiedono incentivi mirati, una riforma della bolletta che riduca gli oneri parafiscali e la destinazione vincolata dei proventi dell’ETS (il meccanismo europeo legato alle emissioni di gas climalteranti) a progetti di decarbonizzazione.
Per garantire un accesso equo e competitivo a energia e risorse, le associazioni ritengono prioritario semplificare le autorizzazioni per le rinnovabili e accelerare la diffusione delle Comunità Energetiche Rinnovabili. Sul fronte idrico chiedono una governance più solida, nuovi invasi e condotte, riuso delle acque depurate, dissalazione nei territori più vulnerabili e un vasto piano di manutenzione delle reti. Per il consumo di suolo propongono procedure più rapide e meno onerose per bonifiche e riqualificazioni. Per quanto riguarda le competenze, le organizzazioni invitano a valorizzare il ruolo delle associazioni imprenditoriali e del sistema camerale nella raccolta e analisi dei dati, così da orientare in modo più efficace le politiche nazionali su formazione e lavoro sostenibile. Sul fronte finanziario, infine, il documento chiede procedure più semplici per l’accesso ai fondi pubblici, strumenti dedicati alle PMI, questionari ESG armonizzati e un set minimo di indicatori condiviso a livello europeo.
Il Rapporto ASviS 2025 illustra un quadro globale sui temi economici decisamente critico: le disuguaglianze aumentano e la povertà torna a crescere. Il debito dei Paesi in via di sviluppo ha raggiunto il record di 1.400 miliardi di dollari, esercitando una pressione che sottrae risorse fondamentali a sanità, istruzione e investimenti nella resilienza climatica. Anche l’impatto della spesa militare globale, evidenziato dal recente Rapporto dell’ONU, mostra come le risorse destinate agli armamenti sottraggano margini di intervento allo sviluppo sostenibile.
In Europa, nonostante impegni rinnovati per una transizione verde giusta e inclusiva, il Rapporto ASviS evidenzia arretramenti nelle politiche commerciali e ambientali, unite all’allentamento delle misure per la due diligence e la rendicontazione di sostenibilità delle imprese, che consente alle imprese non europee di continuare a competere senza dover soggiacere a obblighi ambientali e di tutela dei diritti umani. Al tempo stesso, il nuovo indirizzo strategico dell’UE – dal Patto per l’industria pulita alla prossima legge europea per l’economia circolare, dalla strategia sull’adattamento climatico alla visione 2040 per agricoltura e alimentazione – apre opportunità significative per rafforzare competitività e innovazione.

