È l’appello portato avanti dagli ambientalisti della zona che hanno aderito alla lettera inviata da 60 Associazioni italiane al ministro dell’Ambiente, Costa: “Gravi rischi per le nostre città e i nostri mari”
SIRACUSA – “No alla combustione dei rifiuti e dei loro derivati nelle cementerie”. È quanto chiedono 60 Associazioni e Comitati di tutta Italia in una missiva inviata al ministro dell’Ambiente, Sergio Costa.
“Le nostre città, le nostre vallate, i nostri mari, i nostri laghi, le nostre colline sono esposte a gravi rischi ambientali e sanitari dovuti alla presenza di cementifici, attivi ormai da decine e decine di anni, situati a pochi chilometri dai centri abitati (se non addirittura all’interno di essi), dove purtroppo gli inquinanti emessi, polveri sottili, ricadono e ristagnano, contaminando aria e terreni – scrivono le Associazioni e i Comitati – . In molti casi, la situazione è stata o sta per essere ulteriormente aggravata dall’uso di rifiuti e da combustibili da essi derivati (precedentemente denominati ‘Cdr’, più recentemente ‘Css’)”.
Questo rischio ambientale e sanitario interessa anche il territorio di Augusta dove la cementeria Buzzi Unicem utilizza, come combustibile, il petcoke uno scarto della raffinazione del petrolio che, come scritto nella lettera, era “considerato rifiuto tossico nocivo fino al 2002, e poi ‘sdoganato’ per legge”. Difatti tra i firmatari della lettera figurano anche alcune Associazioni e Comitati attivi nel territorio del quadrilatero industriale aretuseo. Si tratta dell’Associazione Decontaminazione Sicilia, del Gruppo AmbientiAmociaSiracusa, del Comitato Ambientale Melilli, del Coordinamento per il Territorio No Discarica Armicci, del Comitato Stop Veleni Augusta-Priolo-Melilli-Siracusa.
“Bruciare tali ‘combustibili’ nei cementifici alla stessa stregua dei combustibili convenzionali, sottraendoli alle regole applicabili agli ordinari impianti di incenerimento, – affermano i firmatari della lettera – è un’anomalia tutta italiana nel quadro normativo comunitario, che si pone in contraddizione con lo spirito e la lettera delle Direttive Europee sull’Economia Circolare intese a ridurre al minimo indispensabile il ricorso al Waste to Energy. Soltanto qui in Italia, infatti, tale pratica fortemente inquinante ed ormai obsoleta viene incentivata per legge in virtù del Decreto del Ministero dell’Ambiente n°22 del 14 febbraio 2013 (il cosiddetto ‘Decreto Clini’) sui Combustibili solidi secondari”.
“La combustione di Css nei cementifici non è affatto un “contributo” alla gestione dei rifiuti e non può configurarsi come la “chiusura del ciclo” – proseguono gli ambientalisti -. Essa non rappresenta neanche una soluzione migliorativa riguardo all’inquinamento da Co2 prodotto dagli impianti di produzione del cemento, alimentati purtroppo con combustibili derivati per lo più dagli scarti del petrolio, perché più economici rispetto ad altri”.
“Esistono inconfutati studi scientifici che hanno evidenziato come la combustione di rifiuti nei cementifici, al confronto con gli inceneritori dedicati, comporti maggiori emissioni di metalli pesanti: mercurio, cadmio, tallio e piombo, senza poi considerare le emissioni dei composti organici persistenti, i policlorobifenili, le diossine ed altri composti tossici”.
In conclusione Associazioni e Comitati chiedono di “Abrogare il ‘Decreto Clini’, e di scongiurare l’approvazione di qualunque altro provvedimento inteso a incentivare l’incenerimento e il coincenerimento di rifiuti e loro derivati”.