Ad un certo punto, i costruttori di automobili hanno capito che il mercato mondiale si era esaurito e che il rinnovamento delle auto usate con quelle nuove avrebbe subìto un calo forte nell’arco di qualche anno.
Sia per questo motivo, sia per la naturale evoluzione tecnologica dei prodotti, nonché per venire incontro alla necessità di una riduzione delle emissioni di anidride carbonica, i produttori di auto si sono gettati verso un cambiamento radicale delle motorizzazioni ed hanno cominciato a progettare, costruire e vendere le auto elettriche.
Abbiamo voluto semplificare al massimo il cambiamento dello scenario per evidenziarne le ragioni di fondo.
Le auto elettriche abbisognano di componenti fondamentali che sono le batterie, mentre i motori elettrici, alimentati dalle stesse, sono organi di normale produzione. Le auto elettriche hanno motori su ciascuna ruota oppure su un numero inferiore di esse.
Cosicché è cominciata la produzione in serie e chi aveva preceduto gli altri, come la Tesla di Elon Musk, ha cominciato ad acquisire quote di mercato rapidamente non solo negli Stati Uniti, ma in tante altre parti del mondo, compreso nel nostro Paese.
Ora, la distribuzione di auto non è semplice perché abbisogna ovviamente di grandi spazi logistici, sia per la vendita che per la distribuzione e le riparazioni; sono necessari anche magazzini ricambi, logistica e personale opportunamente formato sotto i diversi punti di vista. Tutto questo comporta un’organizzazione capillare e molto costosa che si sta mettendo in piedi gradatamente e diffusamente.
Musk, che ha capito per primo l’indispensabilità delle batterie, sta cercando, come ha fatto a Berlino, di costruire in tandem sia la fabbrica vera e propria delle auto che, a fianco, quella delle batterie. Queste ultime costituiscono il collo di bottiglia della produzione perché non ve n’è un numero sufficiente per dotare le auto, cosicché la produzione delle stesse è limitata da quella delle batterie.
Ormai tutte le più importanti case automobilistiche costruiscono auto elettriche, che acquisiscono sempre di più quote di mercato.
Tuttavia, non è pensabile che entro il 2035 le auto a benzina, anche ibride o a gasolio, non si costruiscano più perché questo porterebbe acqua al mulino della Cina, la quale è diventata pian piano un serio competitore al livello mondiale e nell’anno appena concluso ha addirittura raggiunto il primato nella vendita di auto elettriche.
L’azienda cinese in competizione con la Tesla si chiama BYD e produce auto di ottima qualità, vendendo ad un prezzo competitivo, inferiore a quello del primo concorrente e di tutti gli altri concorrenti.
Da parte di qualche economista si spiega come mai la BYD riesca a vendere le proprie auto elettriche a prezzo basso: con il contributo che lo Stato cinese corrisponde ad essa, in modo da abbassare il costo di produzione e con esso il prezzo di vendita. Nessuno ha accertato il fatto indicato, ma ragionevolmente pensiamo che esso sia plausibile.
Dobbiamo rilevare che le auto a ciclo diesel ormai inquinano pochissimo mentre quelle ibride – elettriche e benzina – inquinano di più. Inoltre, fanno percorrenze molto maggiori per litro di carburante, il che contribuisce ad un inquinamento minore per chilometro percorso.
Va evidenziato, d’altra parte, che le auto elettriche che consumano energia, inquinano anch’esse indirettamente in base al tipo di carburante che viene usato per produrre tale energia. Se viene utilizzata energia “verde”, cioè solare, eolica, idroelettrica, eccetera, l’energia prodotta sarà “pulita”, ma se si utilizzano petrolio e gas, anch’essa avrà una parte inquinante. Questo ragionamento si può estendere alla produzione stessa della macchina (dalla carrozzeria alla batteria), la quale richiede energia per il processo produttivo.
Come si vede, la questione è complessa e bisogna avere il buonsenso e l’equilibrio di scegliere quella via mediana che coniuga le varie questioni, senza avvantaggiare chi è più forte, ma mantenendo quel livello di competitività necessaria, utile ai/alle consumatori/trici, i/le quali devono spendere di meno per ottenere di più.