Autonomia differenziata, sindacati sulle barricate - QdS

Autonomia differenziata, sindacati sulle barricate

Autonomia differenziata, sindacati sulle barricate

martedì 11 Aprile 2023

Sabato a Caltanissetta la manifestazione isolana per dire no alla riforma del ministro Calderoli. Intervista al segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino: “Alcune regioni ci perderanno”

Dire “no” all’autonomia differenziata è l’obiettivo della manifestazione regionale che si svolgerà sabato 15 aprile, organizzata da Cgil e Uil Sicilia, Legacoop, Anpi, Ali Autonomie, Arci, Uisp che hanno scelto per la protesta Caltanissetta, città nelle ultime posizioni nella classifica del Sole24 ore per la qualità della vita. Sull’argomento è intervenuto, ai nostri microfoni, Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia.

L’autonomia differenziata, voi dite, “è un attacco all’unitarietà dei diritti sociali”. Cosa dovrebbe fare invece il Governo nazionale, a vostro avviso?
“Innanzitutto, quando parliamo di unitarietà ci riferiamo anche a un elemento di natura istituzionale: qua non ci troviamo di fronte ad un disegno di legge di uno Stato che devolve competenze su determinate materie, ma siamo di fronte ad un’autonomia alla carta, in cui ognuno prende ciò che vuole a prescindere dagli altri problemi e quindi è chiaro che c’è un attacco all’unitarietà del sistema Paese. Poi ci sono ovviamente i risvolti di natura economica: se è vero come è vero che tutto il progetto deve realizzarsi a costo invariato, è evidente che alcune regioni ci guadagneranno mentre altre ci perderanno. E la cosa che mi preoccupa, è che il ministro Calderoli nel definire la discussione sui lep, ha detto che eventualmente gli stessi verranno finanziati con fondi dell’Fsc. A parte il fatto che mi sembra strano utilizzare i fondi strutturali per la spesa corrente che riguarda i servizi essenziali, vorrei ricordare al ministro che gli Fsc sono appannaggio del Mezzogiorno, mentre lui li vuole utilizzare per la definizione dei lep di tutto il territorio nazionale”.

Per le aree interne del Mezzogiorno, in particolare, cosa dovrebbe fare il Governo?
“Per cominciare dovrebbe attivare gli strumenti già esistenti che però sono rimasti sulla carta: sulle Snai ci sono dei finanziamenti ma tutto è bloccato, nessuna opera prevista nelle stesse è stata attivata. Nessun elemento dei fondi perequativi è stato messo a disposizione; qui non c’è solo un problema tra Nord e Sud ma anche all’interno del Meridione ci sono aree più disagiate e per eliminare i problemi bisogna dislocare i servizi soprattutto in quelle zone, cosa che finora non è stata fatta”.

E per quanto riguarda le politiche rivolte ai giovani?
“Il vero problema della Sicilia è lo spopolamento, particolarmente nelle aree interne e dentro questo scenario la nostra terra perde ogni anno qualcosa come 20 mila unità e quelli che vanno via sono soprattutto i giovani. Noi abbiamo un mercato del lavoro che non parla alle nuove generazioni e non abbiamo nemmeno servizi rivolti a loro. Di fronte ad un’università italiana che comunque ha punti di eccellenza, non c’è nessun ateneo siciliano tra i primi dieci. Bisogna puntare molto su istruzione e formazione e su un mercato del lavoro che parli ai giovani”.

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