Il caso più eclatante è quello del viadotto Tarantonio, sulla Messina-Palermo, da cui cadono “pezzi di cemento grandi anche come materassi”. A18 e A20 nel degrado
PALERMO – Le autostrade siciliane, in particolare la A18 e la A20, continuano a non essere sicure nonostante i lavori straordinari che il Cas (il Consorzio autostrade siciliane) sta eseguendo con uno sforzo finanziario di circa 600 milioni. A parlare, ancora una volta, sono i numeri degli incidenti. Negli ultimi anni (2019 e 2020), nonostante una pandemia di mezzo e il lockdown, gli incidenti autostradali avvenuti sull’Isola sono stati 1.233: 2.105 feriti e 34 morti. Numeri certamente non imputabili solamente allo stato delle autostrade siciliane, anche se una componente degli incidenti origina proprio dalla condizione di degrado in cui versano quelle che il coordinatore del comitato Autostrade sicure, Domenico Interdonato, definisce “trazzere a pagamento”.
La magistratura indaga e sequestra (il punto su A20 e A18)
Proprio su questa condizione di degrado indagano attualmente le procure di Siracusa, Messina, Barcellona Pozzo di Gotto e Patti. “Non so quali sono le cose su cui stanno indagando le quattro procure – dichiara al QdS Salvatore Minaldi, direttore generale del Cas (leggi intervista) – Noi abbiamo come sempre risposto a tutte le richieste che fanno le procure. Quando ci è arrivata qualche richiesta abbiamo sempre risposto regolarmente. Non so quali altri procedimenti abbiano incardinato ma noi non abbiamo ricevuto nulla se non delle richieste di chiarimento dalla procura di Siracusa. Non saprei quali altri inadempimenti siano stati contestati”. Le indagini delle procure avrebbero origine dal contenuto delle relazioni dell’ispettore del ministero della Mobilità sostenibile: Placido Migliorino. Contenuto che accusa il Cas di una serie di inadempienze che metterebbero a rischio l’utenza dell’autostrada. “Da settembre – dice al QdS – sono stato destinato ad altri incarichi ma so che le procure continuano ad indagare perché mi hanno chiamato per ulteriori informazioni fino a novembre. Io ho dichiarato quello che sapevo, il contenuto delle mie relazioni”.
La relazione sulla A20
Sulla Messina-Palermo è stata rilevata dall’ispettore Migliorino una violazione dell’articolo 14 del codice della strada in relazione alla funzionalità degli aspetti manutentivi dell’infrastruttura. Inoltre, due viadotti e otto gallerie (Telegrafo, San Giovanni, Perara, Baglio, Mongiove, Torretta, Calavà e Petraro) andrebbero totalmente interdetti al traffico. Intervento necessario non solo per l’avanzato stato di degrado in cui si trovano, ma anche perché il Cas non ha prodotto la documentazione necessaria a dimostrare il raggiungimento degli standard di sicurezza.
Il viadotto Pollina, ad esempio, sempre secondo la relazione dell’ispettore Migliorino che risale ad aprile 2021, non avrebbe avuto il collaudo statico ma, nonostante ciò, sarebbe rimasto aperto al traffico. Al contempo, va detto, dal 2004 (anno in cui l’opera non ha superato l’esame della commissione di collaudo a causa di una frana) il Cas ha effettuato monitoraggi strumentali che non hanno dato contezza di movimenti che potessero inficiare il viadotto e ha eseguito, ad aprile scorso, i lavori di consolidamento della frana.
Altra struttura finita nel mirino dell’ispettore Migliorino sarebbe il viadotto Furnaro, sempre sulla A20. Qui è stato riscontrato un elevato rischio di sicurezza della circolazione, in quanto l’impalcato potrebbe uscire dall’impronta dei baggioli e cadere. A tutte queste evidenti carenze nella manutenzione si aggiungono anche buche e voragini in alcuni punti della pavimentazione autostradale, barriere protettive incidentate e diversi altri aspetti che hanno determinato l’adozione di ulteriori interventi di mitigazione del rischio da parte del ministero.
A questa relazione si aggiungono anche le inchieste giudiziarie delle procure di Messina, Barcellona Pozzo di Gotto e Patti che hanno portato al sequestro di 22 cavalcavia in cui il pericolo di crolli è stato considerato altamente probabile. In queste opere, secondo le procure, sarebbe in corso un processo di degrado attivo da tempo che ha portato all’espulsione dei copriferro e la conseguente caduta di calcinacci. Nonostante questo sequestro la circolazione non è stata mai interdetta, anche se il Cas ha “l’obbligo di attivarsi” per le ristrutturazioni, che sono state avviate. Per questa vicenda sono finiti sotto indagine per l’ipotesi di reato di “omissione di lavori in edifici o costruzioni che minacciano rovina” quattro vertici ed ex vertici del consorzio, tra cui anche l’attuale direttore generale del Consorzio, Salvatore Minaldi.
“I viadotti sequestrati – dichiara il dirigente al QdS – sono oggetto di indagini strutturali da parte di una commissione che abbiamo affidato a delle società che sono sotto il controllo di tre professionisti che ci daranno le indicazioni migliori per poter risolvere i problemi. Le procure hanno sequestrato i viadotti. Noi stiamo facendo quello che è necessario per verificare lo stato di questi viadotti”.
La relazione sulla A18
Un’altra serie di inadempienze, questa volta riguardanti l’autostrada Catania-Messina, è stata messa nero su bianco dalla seconda relazione dell’ispettore Migliorino risalente sempre ad aprile scorso e che adesso si trova al vaglio delle procure. In questo tratto autostradale mancano tutti i documenti che accertano l’effettiva realizzazione delle ispezioni trimestrali, annuali e le verifiche di sicurezza. Tutti interventi obbligatori per legge. Secondo una circolare del 19 luglio del 1967 (la numero 6736/61A1) dell’allora ministero dei Lavori pubblici, infatti, gli enti gestori delle strade sono tenuti ad effettuare ispezioni almeno trimestrali “per accertare lo stato di consistenza e di conservazione delle strutture, nonché eventuali dissesti che dovessero apparire alle parti visibili dei manufatti”.
Ovviamente, per ottemperare a questo obbligo devono essere eseguiti tutti gli accertamenti del caso (carotaggi, prove di laboratorio e le varie indagini strutturali). Accertamenti che il Cas sta eseguendo. Sul punto Minaldi ha detto che essi “vengono assolutamente eseguiti secondo quello che prevede il decreto ministeriale 578 del Mims che ha stabilito che si devono fare dei controlli secondo un protocollo che stiamo rispettando”.
Ma la mancanza di documentazione non è stata la sola ad essere stata citata da Migliorino nelle sue relazioni. È stata infatti proposta la chiusura della galleria Taormina che è “in uno stato di rischio elevato” e il restringimento della carreggiata per quanto riguarda il cavalcavia numero 11, i viadotti e le altre gallerie. Va detto, però, che il Cas è intervenuto con alcuni lavori di manutenzione straordinaria “per evitare la chiusura totale” e per la messa in sicurezza delle gallerie Capo Pietra e Taormina. Anche nella A18, come nella A20, inoltre, sono stati rilevati dall’ispettore del Mims anche asfalto ammalorato, barriere di sicurezza danneggiate, mancanza di arredi funzionali, cordoli ammalorati e staffe e armature rotte.
Migliorino finisce di ispezionare, adesso ci pensa Svisa
Dopo le due relazioni-denuncia, che attualmente ricordiamo essere sotto l’esame di quattro procure siciliane che accerteranno eventuali colpe ed eventuali colpevoli, l’ispettore Placido Migliorino ha concluso la sua avventura sull’Isola. “Da settembre – dichiara al QdS – sono diventato provveditore del ministero per Campania, Puglia, Molise e Basilicata. La mia attività la proseguirà qualcun altro”.
Quel qualcun altro, stando a quanto si apprende dal dirigente generale del Cas, è l’azienda nazionale per il controllo delle strade e delle ferrovie. “Migliorino – spiega Minaldi – aveva un incarico di collaborazione con l’ufficio ispettivo di Catania. Nulla di più. Le funzioni di controllo dello stato delle autostrade sono state per disposizione normativa affidate alla Svisa. Ormai la materia è disciplinata e c’è un’agenzia che svolge le funzioni di controllo e ispezione per quanto riguarda le strutture e lo stato delle autostrade”.
Le uniche autostrade a pedaggio del sud: pericolanti e pericolose
L’operato del Cas, oltre ad essere sotto il fuoco incrociato di ministero e magistratura, è sotto la lente di ingrandimento del comitato Autostrade sicure. “È una vergogna tutta siciliana – dichiara al QdS il coordinatore nazionale del comitato, Domenico Interdonato – Non ci sono mai stati dei manager degni di tale nome, sono sempre stati impegnati persone assegnate dalla politica e che hanno prodotto l’attuale situazione. Certo è che mancano anche investimenti nazionali: in Sicilia siamo figli di un dio minore. La A20 e la A18 sono due vecchissime autostrade. Anzi, potremmo chiamarle strade statali. Se si percorrono si cammina quasi sempre su una corsia. Le varie amministrazioni che si sono succedute sono sempre inseguite dalla magistratura. Non si capisce il motivo e non si riesce a venirne fuori”.
Una delle ultime denunce del comitato riguarda proprio la Messina-Catania. “Stanno asfaltando la strada – continua Interdonato – ma stanno mettendo un asfalto che non è buono per una strada europea. Quando piove l’acqua non va via. L’asfalto non è drenante e quindi l’acqua giace. Circa un mese fa pioveva e sul manto della A18 c’era dell’acqua e io per tre minuti non ho più visto la strada. Questo significa che è stata asfaltata male. Siamo l’unica autostrada d’Europa che non ha asfalto drenante dopo un appalto da venti milioni. Questa è una realtà. Noi con Federconsumatori abbiamo fatto una denuncia alla procura un anno e mezzo fa sostenendo che si tratta di un attentato alla sicurezza dei trasporti”.
Ma l’accusa è rispedita al mittente dal direttore del Cas, che spiega: “Pensare che l’asfalto drenante sia il top degli asfalti è una cosa che non sta né in cielo né in terra. La soluzione tecnica che abbiamo adottato è stata confrontata e discussa con dei consulenti universitari. Dove ci sono gallerie pensare di fare asfalto drenante è uno spreco di denaro, si fa nelle zone aperte”.
Un altro punto su cui è intervenuto Interdonato riguarda la strada appena asfaltata che “dopo due mesi era già piena di buche. Buche che puntualmente vengono tappate con l’asfalto a freddo: come si fa per i condomini. Non si può mettere quell’asfalto in una strada europea a pagamento”. Ma Minaldi smentisce questo problema: “Non ci risulta, perché dove ci sono state non conformità rilevate dalla direzione lavori, noi siamo intervenuti e l’impresa ha corretto determinati problemi”.
Percorrendo l’autostrada, inoltre, Interdonato ha denunciato che, soprattutto nei viadotti, “si trovano 100 metri di strada rifatta in cui manca la segnaletica bianca. Questo significa che l’asfalto nuovo che era stato posato da qualche mese è stato rifatto. E chi lo paga? È stato fatto e rifatto”.
Il giudizio del coordinatore del comitato è durissimo e si spinge fino a chiedere la revoca della concessione delle due tratte al Cas. “La A20 e la A18 – continua – devono passare ad Anas. Non ha senso avere due tratte autostradali in Sicilia che si pagano. Le uniche in tutto il meridione. Nelle autostrade del Cas i lavori sono continui. Asfaltano e poi devono asfaltare le buche. Non risolvono il problema, lo peggiorano. E spendono soldi pubblici. Questi lavori non si fermano mai, creando disagio agli automobilisti. Io non voglio disprezzare nessuno ma per le autostrade ci vuole un manager con molta esperienza”.
Ripavimentazioni continue
La ripavimentazione della A18 messa sotto accusa dal comitato Autostrade sicure, è stata eseguita dalla ditta Tosa appalti srl che ha vinto una gara d’appalto da 19,8 milioni di euro provenienti dai fondi del Patto per il Sud. Una gara d’appalto che nel suo capitolato prevede l’utilizzo di un asfalto drenante, in particolare del tipo “anti-skid”. Inoltre, la proposta dell’azienda che si è aggiudicata i lavori, in una prima fase, è stata giudicata anomala dalla commissione della gara nonostante fosse la più conveniente e quindi la vincitrice. L’anomalia dell’offerta, tuttavia, è stata superata dopo un intenso scambio di note protocollate tra il dirigente generale del Cas, Salvatore Minaldi (in qualità di responsabile unico della procedura) e la Tosa appalti. Note in cui venivano chiesti dei chiarimenti in merito al progetto presentato dall’azienda. Chiarimenti che sono stati giudicati positivamente sia da Minaldi che dalla commissione e che hanno reso “congrua e affidabile” l’offerta della Tosa appalti, che ha iniziato i lavori il 29 maggio 2020. Tuttavia, secondo la denuncia del comitato Autostrade sicure, i lavori sarebbero stati eseguiti male e sul tratto autostradale si continuerebbe ad asfaltare. In effetti, sul sito del fondo europeo di sviluppo regionale non è indicata la data di fine lavori. “Venti milioni di fondi europei. Data inizio certa. Data fine? Vi lascio immaginare. Le buche? Sempre presenti. Asfalto non drenante e pericolossissimo”, si legge sul profilo facebook di Domenico Interdonato.
Anche su queste accuse ha ribattuto Minaldi: per quanto riguarda quelle relativa all’ammaloramento dell’asfalto, “le scelte sono state fatte dai progettisti e concordate da diversi ingegneri. Si tratta delle migliori in relazione alla tipologia dell’intervento e alla capacità finanziaria che abbiamo”. Per quanto riguarda, invece, l’anomalia dell’offerta, “il fatto che la commissione determina un giudizio di anomalia non significa che la gara debba essere assegnata ad altri. Si accende solo un allarme perché i costi sono troppo bassi e non giustificati. Le giustifiche avanzate dall’impresa sono state vagliate e ci siamo resi conto che tutto stava in ordine. Questo accade in tutte le gare di appalto”.
Il viadotto da brivido
Un altro punto critico dell’autostrada Messina-Palermo, invece, è stato rilevato dal comitato Sicilia emergenza infrastrutture. Sotto esame questa volta il viadotto Tarantonio, visibilmente in stato di degrado, dal quale cadono pezzi di cemento larghi 60 centimetri e che pesano un chilo e mezzo. A documentare questa situazione è un filmato diffuso in rete da alcuni commercianti e abitanti che vivono ed operano ai lati dei viadotti della A20. Video che ha acceso il campanello d’allarme del comitato, il quale dopo undici mesi si è recato sul luogo constatando il peggioramento delle strutture.
“Abbiamo assistito solo al continuo deterioramento strutturale e alla caduta di calcinacci – hanno raccontato gli operatori commerciali e gli abitanti del luogo -. Quando passiamo sotto al ponte lo facciamo di corsa, con il casco e in protezione: non abbiamo alternative. Lo scorso anno abbiamo assistito alla caduta di un pezzo di cemento grande come un materasso. Il ‘meteorite’ si è conficcato sopra un capanno abbandonato. Negli anni abbiamo visto e sentito di tutto, come volare un camion: siamo andati a soccorrere l’autista ma era già deceduto. Poi la caduta di un altro camion, un’auto di turisti svizzeri è rimasta in bilico e sono stati salvati per miracolo. L’abbandono è evidente e ci auguriamo non si verifichi un altro ponte Morandi, perché da sotto sembra tutto marcio”.
Minaldi ammette le criticità che insistono sul viadotto, ma assicura che “man mano si stanno facendo controlli e verifiche. Si tratta di operazioni molto costose e abbiamo fatto decine e decine di collaudi statici e di prove di carico laddove abbiamo avuto preoccupazioni particolari”.
È sempre lo stesso direttore generale a confermare che i problemi non riguardano solo questo ponte dell’Isola. “Noi abbiamo decine di viadotti in cui ci sono dei problemi di apparato corticale (il copriferro) – continua – che si manifestano nel distacco di qualche frammento. Abbiamo avviato già dal 2019 dei controlli a tappeto su tutti i viadotti e dove ci accorgiamo che ci sono delle criticità di distacco anche di porzioni millesimali di cemento. Tra il 2020 e il 2021 abbiamo speso solo di indagini sulle strutture 48 milioni di euro. Intanto tutte le parti pericolanti sono state messe in sicurezza. In alcuni casi (i cavalcavia 3 e 4 dell’A20) abbiamo scoperto che le strutture sono state costruite con calcestruzzo povero. Prendiamocela con quelli di 60 anni fa. Appena abbiamo avuto la relazione abbiamo deciso di demolire questi ultimi due cavalcavia e adesso aspettiamo un finanziamento (che arriverà a breve) per mandare in gara il progetto”.
Parla il direttore generale del Consorzio autostrade siciliane, Salvatore Minaldi
“Investimenti per 600 milioni di euro. Ne servono altri 300 per le gallerie”
dal nostro inviato Gabriele D’Amico
MESSINA – Siamo entrati nella sede del Consorzio autostrade siciliane per fare il punto sui lavori in corso nelle due autostrade, A18 e A20, con il direttore generale Salvatore Minaldi.
Quanti cantieri attualmente sono presenti sulla A18 e sulla A20? E di che lavori si tratta?
“Ci sono cantieri che riguardano la sicurezza strutturale degli impalcati, delle gallerie, della pavimentazione stradale (che tra A18 e A20 valgono circa 56 milioni di euro). Sulla A18 stiamo pavimentando da San Gregorio fino a Fiumefreddo, rimuovendo circa 50 centimetri di strato di materiale e sulla A20 da Rometta fino a Sant’Agata di Militello. Cantieri importantissimi che si aspettavano da tanti anni. Ricordiamoci che l’autostrada è stata costruita per tre quarti tra il 1960 e 70: 55 anni di vita, durante i quali manutenzioni così importanti non sono mai state eseguite. Altri lavori riguardano la manutenzione straordinaria degli Sos, con una collocazione di nuove apparecchiature lungo tutto il percorso. Un altro importante appalto riguarda i pannelli a messaggeria variabile. Sono previsti 52 pannelli in tutta la tratta autostradale. Questi lavori valgono circa 10 milioni di euro. Impegni finanziari che avvengono anche grazie al finanziamento regionale. Si tratta di interventi finanziati dal Patto per il Sud e dal Poc. Oltre che fondi di Sviluppo e coesione. Stiamo per consegnare la riqualificazione delle barriere sulla A18 (da San Gregorio fino a Giarre) e sulla A20 (Da Cefalù a Bonfornero). Abbiamo anche tanti altri progetti pronti per essere cantierati. Anche l’adeguamento di alcune gallerie alla legge 264 (la legge sulla sicurezza delle gallerie). Abbiamo 40 gallerie di lunghezza superiore ai 500 metri che per essere adeguate necessitano – solo per i 310 chilometri di autostrada che abbiamo in concessione (che comprendono anche la Siracusa-Gela fino ad Ispica, il tratto fino a Modica verrà aperto entro fine anno) – di un investimento di circa 300 milioni di euro. Noi lo faremo al più presto”.
La stessa cifra che attualmente avete stanziato per gli interventi di manutenzione straordinaria…
“In questo momento stiamo gestendo circa 600 milioni di euro tra opere nuove e di manutenzione straordinaria, 300 milioni sono per il tratto autostradale in costruzione. Tutto il resto sono opere di manutenzione straordinaria. Siamo obbligati per rapporto concessorio con il ministero a fare ogni anno almeno 36 milioni di euro di manutenzione ordinaria. Noi viaggiamo intorno ai 60 milioni perché oltre alle manutenzioni ordinarie ci sono quelle straordinarie che pur non finanziate dallo Stato dobbiamo fare per mantenere in sicurezza e allungare la vita utile delle autostrade. Anche perchè c’è anche un invecchiamento intrinseco delle strutture. Le nostre autostrade hanno bisogno di avere dei consolidamenti per far si che la loro vita si allunghi. Chiaramente dobbiamo capire cosa è possibile che faccia una concessionaria e cosa è necessario che faccia l’intervento statale o regionale. Noi ci facciamo carico di tutto ciò che è possibile. Tutto quello che incassiamo lo spendiamo. E gli incassi derivano esclusivamente dai pedaggi”.
A quanto ammontano i pedaggi?
“Circa 75-80 milioni di euro l’anno che servono per far funzionare il Consorzio. Dobbiamo tenere aperte le gallerie nelle more di fare quegli adeguamenti che hanno un costo di circa 300 milioni di euro. Tutto questo comporta anche l’adozione di misure straordinarie che abbiamo messo in campo e che costano milioni di euro l’anno. Noi stiamo spremendo al massimo quello che è nelle nostre possibilità anche in considerazione che si tratta di un’autostrada che deve funzionare”.
Lei prima citava l’adeguamento delle gallerie: 300 milioni. Questi interventi sono stati calendarizzati? C’è una gara pronta per partire?
“Ci sono dei finanziamenti che attendiamo perché non possiamo, con il nostro bilancio, sostenere spese di questo tipo per adeguare tutte le gallerie o le strutture. Cerchiamo di captare i finanziamenti. E li chiediamo. Se arrivano possiamo fare i lavori, altrimenti dobbiamo adottare delle misure restrittive. Oggi spendiamo ogni anno tra i 50 e i 60 milioni che comprendono sia opere di manutenzione ordinaria sia opere di manutenzione straordinaria indispensabili”.
Un altro viadotto al centro delle relazioni dell’ispettore Migliorino è il viadotto Pollina. Ad aprile scorso è stata denunciata l’apertura al traffico nonostante la mancanza di collaudo statico. Che tipo di intervento avete fatto?
“Abbiamo preso contatti con i collaudatori statici che emisero un collaudo statico e poi a seguito di una non ottemperanza lo sospesero. Era necessario fare dei lavori e i lavori sono in corso. Il motivo per cui fu sospeso era relativo ad un possibile deterioramento di una frana alla base di una spalla in direzione Messina. Tutto questo si sta risolvendo e sono state anche fatte delle verifiche e il dissesto non era tale da provocare pregiudizi alla struttura. In ogni caso era necessario intervenire e abbiamo fatto un progetto, una gara e i lavori sono in corso. Non appena si concluderà l’intervento i collaudatori potranno fare le loro verifiche”.
Un’altra criticità che emerge dalle relazioni di Migliorino è quella relativa alla carenza di documentazione delle verifiche di sicurezza…
“L’ingegnere Migliorino aveva ragione. Quando è arrivato ha richiesto la documentazione che un decreto del 1967 prevedeva che si dovesse fare annualmente o trimestralmente. Quando io sono arrivato non ho trovato traccia di queste indagini. La situazione era allarmante e ho subito stipulato con le università di Catania e Messina degli accordi di programma per aiutarci a trovare linee guida per i controlli straordinari. Oggi vigono le linee guida del decreto 578 del dicembre 2020 del ministero che sono molto simili a quelle che abbiamo eseguito grazie alle Università e al Cias. Oggi abbiamo di tutti i viadotti e le gallerie una situazione chiara perché per ogni pezzo di struttura abbiamo una scheda difettologica e sappiamo dove sono i problemi”.
Tutto questo che mi ha raccontato, in quanti cantieri si concretizza?
“Parliamo di decine e decine di cantieri che spesso nemmeno si vedono. Dal 2018 c’è stato un balzo delle gare d’appalto del Cas. Le gare sintetizzano il lavoro del concessionario. E sono tutti appalti eseguiti. L’evoluzione dà il senso dell’attività frenetica che abbiamo effettuato”.
Questi cantieri vengono conclusi in tempo o si registra qualche ritardo nei lavori?
“Ci sono dei ritardi. Anche noi abbiamo attraversato un periodo difficile negli ultimi due anni con la pandemia che ha fatto falcidia di presenze di operai e ditte. È stato un periodo che ha comportato ritardi di ogni tipo, ma sono ritardi che stiamo cercando di recuperare con attività che sono gestite anche dalle imprese. E recuperare non sempre è possibile e quindi qualche ritardo si accumula. Ma abbiamo la certezza che i lavori andranno a completamento. Abbiamo messo già in sicurezza decine e decine di gallerie. Come nei viadotti. Ovviamente noi abbiamo trovato una situazione che negli ultimi anni non ha brillato per attivismo. Teniamo conto anche che questo ente, essendo un ente pubblico, ha subito le limitazioni del patto di stabilità per cui non c’è stato un ricambio necessario”.
La chiusura dei cantieri per quando è prevista?
“La chiusura dei cantieri non ce la inventiamo noi. Ma viene determinata per volontà ministeriale e coincide con i 15 giorni a cavallo di Ferragosto. Naturalmente se ci sono delle opere indifferibili dobbiamo continuarle. Ogni cantiere ha una data di inizio e di fine. Ci sono alcuni cantieri che finiranno molto prima, altri cantieri che si dovranno sospendere nel periodo festivo”.
I cantieri che non possono essere spostati finiranno in tempo per il periodo estivo?
“Stiamo cercando di fare in modo che almeno la pavimentazione della A18 possa finire entro luglio di quest’anno. Noi dovevamo fare 100 chilometri sulla A18. Ne rimangono 30”.