La logica assistenzialistica prevale sul vero obiettivo che è quello di trovare occupazione. Ancora in attesa di quanto dovuto dopo 2 anni, Scavone: “Burocrazia esasperante”
PALERMO – Ancora in attesa di quanto dovuto dopo due anni, i tirocinanti dell’Avviso 22 continuano a chiedere alle istituzioni regionali conto e ragione di un ritardo nei pagamenti che non trova spiegazione, e soprattutto non trova soluzione.
Per la terza volta, la condizione di tanti giovani che hanno lavorato ma non si sono visti ripagare i propri sforzi, sarà argomento di discussione all’Ars, in V commissione, della quale i deputati Roberta Schillaci e Nunzio Di Paola hanno richiesto la convocazione urgente, alla presenza dell’assessore regionale per la famiglia, le politiche sociali ed il lavoro, Antonio Scavone, del dirigente generale del dipartimento regionale del lavoro, Gaetano Sciacca, del segretario generale Nidil-Cgil Palermo, Andrea Gattuso, dei segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente Monica Genovese, Sebastiano Cappuccio e Claudio Barone, del segretario regionale di Ugl Sicilia, Giuseppe Messina, e di Oreste Lauria, portavoce dei tirocinanti.
“Questa è la terza audizione che si dovrebbe tenere all’Ars prossimamente – ha detto Lauria -. Più volte abbiamo detto e ribadito che non vogliamo sentire scuse o alibi ma soluzioni. Non vogliamo più sentire dire che le colpe sono degli altri. La Regione Siciliana è un’istituzione e come tale deve tutelare i lavoratori nonché in questo caso i tirocinanti, e garantire i diritti previsti dalla costituzione italiana”.
Un diritto leso ormai da due anni, tempo di attesa dei fondi che dovevano servire a sostenere questi giovani nel loro percorso di inserimento nel mondo del lavoro. Vicissitudini che al momento sembrano essere ancora più importanti dell’effettivo inserimento lavorativo di questi giovani, che tristemente dimostrano come si perpetui questa sorta di assistenzialismo delle istituzioni, che tiene le persone in un limbo di attesa e disperazione, senza una vera prospettiva di sicurezza lavorativa.
Il pagamento diventa quasi un’elemosina
Anche in questo caso, il pagamento del tirocinio formativo diventa quasi una elemosina che viene concessa dalla Regione, da elargire a proprio comodo e piacimento, e non l’inizio di un vero percorso lavorativo, che mette insieme tutte le forze in gioco, da una parte i giovani, dall’altra le aziende, in ultimo gli uffici regionali. I ragazzi ormai da tempo hanno smesso di stare a questo gioco.
“Se, come più volte è stato dichiarato – dice Lauria – dall’assessore al Lavoro Antonio Scavone e dal dirigente generale capo dipartimento lavoro regionale Gaetano Sciacca, i fondi ci sono e il problema sia derivato da una compilazione errata della documentazione inviata dagli enti promotori, com’è possibile che a distanza di due anni nessuno si sia preso briga di far correggere gli errori agli enti promotori?”.
Dal lato degli uffici regionali, il dirigente generale, capo del dipartimento al lavoro, Gaetano Sciacca ha dichiarato che non può processare o esitare delle pratiche che non risulterebbero idonee con la documentazione, perché incapperebbero in un’azione legale da parte della comunità europea.
L’assessore Scavone dal canto suo non può far altro che confermare le farraginosità burocratiche ma di contro garantisce che si sta facendo il possibile: “Quando fu fatto questo bando – ha più volte sottolineato Scavone – ancora prima che mi insediassi io, furono stabilite delle regole. Poi il covid ha complicato le cose perché le aziende che avevano in carico questi lavoratori in molti casi si sono fermate e non hanno più rendicontato. La trasparenza c’è, gli uffici hanno inoltrato ad ogni singola agenzia che ha sviluppato queste pratiche dei tirocinanti tutte le carenze istruttorie. Su questa vicenda vi posso assicurare che si stanno impegnando più funzionari. Mi rendo conto anche che la burocrazia a volte è davvero esasperante”.